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martedì 26 novembre 2013

PROLETARIATO, MIGRANTI, SALDATURA DI CLASSE

Chi dice che in Italia non ci sono più le lotte dei lavoratori, o che esse sono minoritarie, dovrebbe forse guardare con attenzione alla lotta durissima degli autisti genovesi (che sta finendo con un aumento repressivo indegno ma che sta venendo rilanciata a Napoli e Firenze), dei lavoratori della logistica, dei lavoratori Alitalia, dei lavoratori dei supermercati contro le aperture domenicali, e di altre categorie tranquillamente definibili come proletariato visto il ruolo ultimo nella catena di comando del capitale.Io penso che sia imprescindibile saldarsi con la classe operaia nelle lotte che dal 19 ottobre si sono definite, perchè, come già dicevamo in altri post, se il lavoro salariato in quanto tale non è un 'bene comune', certamente lo è la difesa di diritti e poteri dei lavoratori o un rilancio della classe che addirittura vada oltre la rivendicazione.
Esiste un elemento, decisamente visibile, che può legarci a queste lotte: la forte composizione migrante all'interno del proletariato italiano odierno, la stessa componente che abbiamo molto forte nelle lotte per il diritto all'abitare e che può rilanciare un meccanismo virtuoso di contagio.
Non è un dato da certo finto terzomondismo demagogico ma una presa d'atto: se le divergenze storiche tra movimenti e classe operaia organizzata hanno portato ad una difficoltà a capirsi e andare avanti insieme, la presenza di una soggettività migrante, e l'arrivo in scena delle seconde generazioni storicamente molto legate in diverse aree ai centri sociali, può permettere quel lavoro culturale tale da poter permetterci in qualche modo di parlare alla classe operaia.
E' solo una piccola riflessione e una minima dichiarazione di principio, che sostiene la centralità del proletariato nella lotta, in quanto classe brutalizzata non solo dalla crisi, ma più sostanzialmente, dalla fatica materiale-fisica per regalare plusvalore al padrone, una sensazione che nessun precariato-avanzato-cognitivo può mai avere, e che è quella sensazione che fa superare la paura e che rende sempre il proletariato la classe rivoluzionaria cruciale, così come ancora oggi è il salario della classe operaia a reggere primariamente la spesa sociale (se la primaria fonte di arricchimento è l'estrazione di plusvalore dal lavoro, tutta la tassazione, peraltro ridicola nei fatti, alle imprese si basa sul guadagno padronale, e dunque in ultima analisi sul salario che è condizione, assieme al valore d'uso, che incide anche sui prezzi dei manufatti e sull'organizzazione del terziario ), mentre, viceversa, ogni lotta per i territori è anche lotta contro il plusvalore visto che nell'epoca della finanziarizzazione le decisioni sull'assetto produttivo influenzano e rimodellano la gestione del Capitale sugli stessi.
E', lo ripeto, solo una piccola dichiarazione di intenti, ma che ha una certa importanza, anche davanti a chi, ingenuamente e in modo ridicolo dove non in malafede, vorrebbe dal 9 dicembre lottare contro la (impropriamente definita) globalizzazione assieme a fascisti e padroni.
Se non si fa la saldatura di classe non si andrà molto più lontano di costoro...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

...I nuovi “Agit Prop” itineranti.
Spesso i singoli focolai si sono moltiplicati attraverso il passaparola tra lavoratori immigrati occupati nelle aziende della logistica sparsi nelle varie province e regioni, ha trovato nel contempo a supporto fondamentale di questa proliferazione di lotta diffusa, in forma nuova ed originale anche l’intervento organizzato di quadri e militanti del Si Cobas e di alcuni “centri sociali“, i nuovi veri e propri “Agit-Prop itineranti”, degni eredi della migliore tradizione della militanza proletaria e rivoluzionaria dei “bolscevichi” e dei “wobblies”, pronti a spostarsi sul territorio per sostenere attivamente le varie iniziative di lotta degli operai, nei picchetti, negli scioperi e nella comunicazione e nell’organizzazione. Una forma organizzata che mai nessun “social network” potrà sostituire, ma che a sua volta è anche in grado di fare un uso finalizzato e corretto della “rete”.
Una azione di classe e di massa che si è sviluppata con modalità “a macchia d’olio” e che, proprio per lo stato di censura ed oscuramento di tutti i giornali e tv di regime, ripropone pur in condizioni storiche diverse, un metodo analogo a quello degli “scioperi del Marzo 1943”.
Un esempio da studiare con grande attenzione da parte dei nuovi soggetti comunisti e di tutto il sindacalismo di classe, importante proprio in previsione di condizioni di lotta più difficili, quando libertà e diritti del lavoro saranno sotto un crescente attacco repressivo da parte del capitale e delle sue istituzioni.
Questo movimento può essere analizzato correttamente solo con il metodo dell’inchiesta materialista sul campo, perché solo con tale metodo si potrà ricavarne tutti gli insegnamenti che contiene, quindi deve essere sostenuto in pratica con la presenza attiva e militante, va ribadito ancora che bisogna avere coscienza che non si tratta di qualche episodio di“cronaca sindacale”, ma rappresenta concretamente l’ingresso sulla scena di un “nuovo proletariato” in crescita numerica altamente conflittuale, un movimento reale che combatte contro il nuovo “plusvalore metropolitano”, oltre che contro il razzismo e la repressione poliziesca dello stato, generando nuovi livelli di solidarietà di classe ed internazionalista.
Siamo di fronte alla “molteplicità” che bisogna saper cogliere nella contraddizione materiale, per riaprire con l’analisi di classe, andando ben oltre la miopia della cronaca, un nuovo capitolo della storia.
La ricostruzione dell’egemonia di classe deve sempre cominciare dall’organizzazione dei proletari più sfruttati e più lontani da illusioni riformiste ed opportuniste. (Contropiano.org https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=51&cad=rja&ved=0CC4QFjAAODI&url=http%3A%2F%2Fwww.contropiano.org%2Farchivio-news%2Fdocumenti%2Fitem%2F16602&ei=y1KUUtrUL6Lw0gXT4YDwDg&usg=AFQjCNGKbuaokGTQiPDmhDnMeGm7j6wUaQ)

claudiabalena

Anonimo ha detto...

SONO BRUNACCIO

Grazie mille per il link a contropiano, Claudia.
Non lo avevo letto, ma lo reputo eccezionale, sia per l'analisi dell'ingresso in scena del " 'nuovo proletariato' in crescita numerica altamente conflittuale' sia per lo spunto dell' inchiesta sul campo, che mi pare una proposta assolutamente degna di essere riflettuta e un modo di uscire dalla dichiarazione di intenti alla concretezza.
Va anche detto che la scelta dei sindacati di base e dei movimenti di manifestare assieme, seppur in due giornate diverse, era stato un ottimo segnale di buona volontà per una costruzione comune.
Ora, dopo questo articolo, magari si può inziare a porsi domande un poco più pragmatiche.