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martedì 10 dicembre 2013

TORINO E INFOAUT. COSA SUCCEDE IN CITTA' ?

A leggere l'ultimo articolo di infoaut [leggibile qua http://www.infoaut.org/index.php/blog/editoriali/item/9934-quando-millennium-people-%C3%A8-sotto-casa] verrebbe da dire: 'Fortuna che non mi sono mai esaltato per i ceti medi e i cognitariati e le partite iva e men che meno per i banditi ucraini'.
Poi ti rendi conto che il problema non sta lì, ma sta a monte, cioè nell'idea che se c'è del casino e della violenza contro le istituzioni, si pensa sempre che in mezzo debbano esserci dei compagni di strada, mentre ci si dimentica che reazionari e fascisti sono sempre stati campioni della violenza anti istituzionale.Ti rendi conto che è tutto molto più semplice di tanti cerebralismi: abbiamo una serrata di piccoli padroni che a Torino, tramite il gancio degli ultras fascisti della Juve, hanno fomentato una massa indistinta di marginalità sociale di tutti i livelli (e togliamoci la retorica dell'immigrato: gli ascari ci sono stati sempre e sempre ci saranno), perchè vorrebbero continuare a fare i loro porci comodi.
Quando infoaut parla di tanti padroncini che soffrono la crisi, si dimentica che spesso la loro volontà ostinata di non pagare le tasse a causa della loro natura essenzialmente eversiva (come ben diceva già Gramsci della borghesia italiana) e i loro salari da miseria ed in nero sono altrettanto responsabili dei nostri politici per lo sfacelo sociale odierno , e che dunque non possiamo mai schierarci a fianco della borghesia più retriva solo perchè dietro hanno l' 'eccedenza'.
In tutto questo, infoaut e molti non notano che tra ultras, migranti, disagiati e via così, c'è la totale assenza della classe operaia organizzata, a causa di una confusione che c'è spesso: l'idealizzazione della massa al posto della classe.
La massa in quanto tale è reazionaria e quando si muove di pancia ha sempre fatto grandi atti di violenza di piazza, poi culminati in pogrom, roghi e linciaggi, mentre è la classe nella sua presa di coscienza ad essere rivoluzionaria e a fare le rivoluzioni, e questo i comunisti dovrebbero ben saperlo.
Pensare poi di entrare in una protesta nata fascista per portarla dalla propria parte è quasi ridicolo, visto che nemmeno negli anni '20, periodo di massima potenza del movimento operaio, si è riuscito a farlo con le manifestazioni agrarie fasciste.
Anche qui ci si confonde tra una scesa in piazza spontanea dovuta ad una regressione rapidissima delle condizioni materiali (ad esempio, la mancanza dei generi di prima necessità), in cui una minoranza politica decisa può prendere l'egemonia, e un format già preparato, scritto e organizzato a freddo dalla regia altrui, in cui peraltro il mondo del lavoro salariato è sostanzialmente assente, cioè tra una situazione di classe e gli eventi di ieri.
Secondo me esagera anche chi vede il fascismo alle porte: il risultato di questa serrata sarà l'aumento della benzina e dei generi alimentari (e dunque un peggioramento del tenore di vita delle classi povere); verrà dato qualche sgravio fiscale ai padroncini e, mentre i padroncini torneranno a fare i padroncini, le masse e le eccedenze torneranno buone e silenti nei loro ghetti.
"Gli ordini medi, il piccolo industriale, il piccolo commerciante, l'artigiano, il contadino, combattono tutti la borghesia, per premunire dalla scomparsa la propria esistenza comeordini medi. Quindi non sono rivoluzionari, ma conservatori. Anzi, sono reazionari, poiché cercano di far girare all'indietro la ruota della storia. Quando sono rivoluzionari, sono tali in vista del loro imminente passaggio al proletariato, non difendono i loro interessi presenti, ma i loro interessi futuri, e abbandonano il proprio punto di vista, per mettersi da quello del proletariato”
(Karl Marx)

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Commento esemplare. Ed io di ascari ieri ne ho visti parecchi. Erano molti di più i teppisti organizzati che i commercianti. Ed in mezzo ai teppisti purtroppo ci ho visto un sacco di gente che non avrei mai voluto vedere. Ovvero ragazzi dei centri. Mischiati ad ultras juventini e del toro e fasci riconoscibilissimi, molti dei quali arrivati a frotte da fuori torino. Quelli, le cosiddette forze dell'ordine, sempre pronte a fermare i nostri manifestanti, non li ha fermati nessuno. Anzi, si solidarizzavano. Solo che poi la partita gli è scappata di mano. E mentre la base sociale del fascismo, ovvero i bottegai ed i padroncini, offriva loro da bere (e loro accettavano) gli altri li hanno coperti di pietre. No, operai non ce n'erano. C'erano coloro che teorizzano lo sfascio in quanto tale, teppaglia, da qualunque parte provenga. Peccato che dal caos, come nel 1922, l'uscita sia sempre a destra.

Ilic.

Anonimo ha detto...

SONO BRUNACCIO

Già, Ilic, come dicevi tu la base sociale di costoro, i padroncini, è presa dalla paura di aver fomentato un caos che potrebbe disturbare i suoi commerci (un giorno senza guadagno va bene, ma poi...) e probabilmente tutto rientrerà. A meno che quella stessa base sociale oggi non vada a disturbare la FIOM (ma la vedo difficile come possibilità), e allora, per quanto personalmente ho molte riserve politiche sulle ultime mosse FIOM (ma non tali da essere così miope da equipararli a fasci e qualunquisti), dovrebbe essere chiaro su chi è la classe da sostenere. Ma mi sembra più probabile un 'rientro dolce'.

Anonimo ha detto...

SONO BRUNACCIO

RIPORTO UN INTERESSANTE DIBATTITO SU FACEBOOK CON UN COMPAGNO

Insomma si aspetta la solita rivoluzione degli straccioni( operai, migranti, sottoproletari ecc.). Bada bene che i miei genitori sono operai e il rispetto per loro è massimo ma la loro rivoluzionarietà è pura illusione. E non ci sono pone mai il problema cardine, ovvero quello delle forze mentali che non solidarizzano con "gli straccioni" ma sono necessari per far andare avanti la produzione. In realtà ci sarebbe anche da far notare che quando abbiamo vinto ci siamo alleati con i contadini ma ora i contadini dove stanno? E poi gli operai quando contavano in Italia era perché potevano bloccare la produzione, non la circolazione delle merci. Aggiungo anche che la massa sarà reazionaria ma ad un rapido giro delle vicende del '900 l'antimperialismo( con connesso nazionalismo difensivo) aveva un forte carattere di massa( vedi Cina, Cuba, i vari governi africani sorti dalle lotte di liberazione ecc). In questo scenario né Marx né Gramsci ci possono aiutare. Forse ho sbrodolato tante cose rispetto ad una vicenda poco importante ma vedo tanti ritorni secchi a Marx e a Gramsci nel movimento e non mi sembra aiutino.

Salvatore

Anonimo ha detto...

Conosco il tuo punto di vista e non lo condivido. L'estrazione di plusvalore è la base dello sfruttamento, e il particolarismo non aiuta. Gli straccioni erano quelli che erano in piazza ieri, mentre le forze mentali dovrebbero schierarsi con le difese e le rivendicazioni delle classi lavoratrici, precarie o meno, e mai attaccarsi a un nemico esclusivamente esterno alle dinamiche del padronato nazionale, che, nell'alta borghesia, è perfettamente integrato nei meccanismi finanziari, mentre in quello della piccola difende spesso il particolarismo dell'Italia che fu. In tutto questo non dico che si debbano sviluppare le lotte esclusivamente sui luoghi del lavoro -sarei miope se vedessi ancora solo il fordismo- ma sui territori e sul recupero e la difesa anche della campagna dall'attacco di Monsanto e Novartis, ma mai guardando con le forze mentali, termine tuo che mi piace molto, del piccolo padrone contadino e in leghe cooperative, così come difendo le occupazioni abitative, che sono, se le si vede bene, pur sempre una ripresa del salario espropriato, così come assolutamente a favore della sospensione della circolazione, lotta che anche qua sta, guarda caso, conducendo la classe operaia e non qualche coalizione senza scopo o rivendicazioni programmatiche. Capisco che in tutto questo passa probabilmente tra noi una grossa divergenza sul concetto di sovranità nazionale e sarebbe impegnativo discuterlo a fondo, ma in nessun caso ciò che ho detto punta a mettere come soggetto prima 'gli straccioni', cioè il sottoproletariato meno cosciente che c'era ieri, e come dimensione della lotta quella del luogo di lavoro, che peraltro mi sembra un po' un non sequitur già alla radice.

Quando parlo di lotte della logistica e di classe operaia parlo delle lotte dei sindacati di base dei facchini, che si stanno dando, così come guardo alle lotte degli autisti di bus, categorie del tutto assenti dalla dimensione organizzativa del 9, chiaramente di tipo nostalgico e conservatore, stanti le condizioni materiali in peggioramento. Ma, se si vuole il capitalismo, pensare che il capitale per sua natura non si concentri è un po' come pensare che si possano costruire le case di acqua.

Brunaccio

Anonimo ha detto...

Premetto che le mie critiche stanno "dentro" e non fuori le azioni svolte in questi mesi. Con i compagni di Mantova abbiamo boicottato Granarolo, eravamo nei centri commerciali, abbiamo sostenuto gli autisti di Apam( azienda del trasporto pubblico locale) e gli autisti sfruttati di alcune ditte di autotrasportatori ecc. Non è questo il punto. Potrei sottoscrivere tutto quello che dici ma ti cito,"le forze mentali dovrebbero schierarsi con le difese e le rivendicazioni delle classi lavoratrici", è quel dovrebbero che spiega tutto. Di fatto non lo fanno. La questione nazionale mi interessa ma nemmeno poi tanto. Parte soltanto (1) dalla presa d'atto che la rivoluzione in molti paesi ha avuto una forte spinta "nazionale"( dato di fatto), (2) la valorizzazione di quella parte del movimento che ha difeso da sinistra le differenze territoriali contro la centrifuga distruttiva del Capitalismo. Ma il nodo è semplice: quali rivendicazioni avere per non escludere quelle potenze mentali( diciamo tutti quelli che escono dall'università anche se è una semplificazione, ovvero ingegneri, agronomi, giornalisti, giuristi) senza cui siamo finiti? Se non si trova una risposta minima, resto dove sono ma senza illusioni e speranze.

Dentro gli "straccioni" ci metto anche gli operai. E per due motivi: 1) non hanno cultura[banale, nessuno la pretende da loro] 2) non hanno nemmeno un sapere pratico! [ho lavorato in campagna e anche il più rozzo dei contadini è comunque più autonomo e ricco di sapere rispetto al più anziano operaio].

Salvatore

Anonimo ha detto...

Ovviamente, quando mi riferivo alla carenza dei generi di prima necessità, la mia era puramente una causa esemplare, nel senso che rendeva l'idea ma non penso che ad oggi condizioni simili possano darsi (non so in un domani non troppo lontano, ma non sono un veggente...). Anzi, personalmente penso che se una spinta rivoluzionaria si darà, essa si darà fra qualche anno nelle aree BRICS (e così implicitamente rispondo in parte sulla sovranità, anche se ci sarebbero altri nodi che qui diventa troppo sterile chiarire) e non qua da noi, dove si possono solo provare ad aprire lotte in quelle poche falle che il captiale pone. E così rispondo al tuo quesito: Premessa: è stato fatto un attacco culturale enorme alla concezione socialista in questi ultimi decenni tale da allontanare anche la borghesia progressista (che non è sempre è il terziario, ma anche il piccolo proprietario dall'orizzonte ampio rispetto ad un lavoratore del terziario immaturo...la sovrastruttura sa mescolare le carte) verso una generica cultura omogenea dei 'diritti' facendo l'errore di sganciarli dai rapporti di forza, ma può avere anche piccoli proprietari con prospettive mentali più ampie). Conclusione: attraverso le lotte sul territorio è necessario spaccare la borghesia e portare quella più impoverita e/o quella più cosciente a una presa d'atto reale che non esiste più il mondo che loro vagheggiano. Mi chiedi come si può afre. Anche io me lo chiedo, e ancora vedo solo un percorso che si sta integrando embrionalmente attraverso concetti comprensibili alla borghesia progredita (lotta per l'abitare, per la casa, per il lavoro in senso umano) e verso questi bisogna indirizzare i cicli di lotte. Sarà l'intelligenza collettiva, nelle lotte, a riflettere meglio si questo. So bene cosa non si deve fare: appoggiare i fascisti e tutto ciò che non può che ancora peggiorare le condizioni di vita delle classi subalterne, al di là della buona volontà di chi vi partecipa, che interessa magari i preti ma non noi. E una serrata di padroncini non ha futuro.

Brunaccio

Anonimo ha detto...

P.s.

P.S. Sugli operai. La precarizzazione della fabbrica sta togliendo solidarietà, cultura, know how. Ma in questo caso è l'operaio che si sottoproletarizza e non viceversa. esistono però forti dimensioni di lotta e di dignità operaia, anche se molto taciute dei media che parlano di Berlusconi e Renzi, e quella è già una cultura viva e da amplificare. Non è un caso che i COBAS per la prima volta abbiano aderito alle mobilitazioni del 18 e 19 dicembre invece di andare dalla FIOM a manifestare per legalità, costituzione e altri discorsi vacui stanti le condizioni materiali drammatiche.

Brunaccio

Anonimo ha detto...

Con grande rispetto, poca roba. Da noi hanno chiuso fabbriche da 200-300 operai, conflittualità pochissima e anche se ci fosse, giustamente sarebbe redistributiva. Per conto mio dove ho visto veramente una trasversalità buona è stata con le lotte sull'ambiente( Tav, Biocidio). In soldoni, anche il padroncino, l'ingegnere ecc non ha piacere se aria, acqua e terra sono inquinate. Se egemonizziamo queste rivendicazioni, possiamo dare loro una risposta di classe( in termine di occupazione, di lotta contro il Capitalismo ecc). Il resto è sacrosanto ma mi pare poco generalizzabile.

Salvatore

Anonimo ha detto...

Attenzione, quando parlo di borghesia da spaccare intendo proprio portare dalla parte della classe operaia tutto il settore della borghesia che produce beni sociali (l'ingegnere ad esempio) e, se un piccolo padrone non cade nel fascismo, è una forza mentale benvenuta. L'equivoco è sempre di non santificare la classe operaia, che magari sembra che io faccia ma non è così. Il proletariato, tantopiù oggi che è ampiamente costituito da migranti che spesso hanno una storia sociale diversa, non è capace di darsi una base culturale e una direzione rivoluzionaria senza l'apporto del mondo intellettuale. Dire che è il perno dello sfruttamento e il centro della rivoluzione è perchè è a partire dall'estrazione di plusvalore del suo salario che si costituiscono tutte le dimensioni del know how produttivo...e anche qua, il lavoro è la differenziale a parità di valore d'uso, valore d'uso che regola la domanda-offerta, che fa generare il guadagno all'industria. Ma questa constatazione, che è la sintesi della lotta, non allontana certo una collaborazione con le altre classi ma sempre in vista del futuro e mai del passato. Se si vuol davvero incidere sulla realtà bisogna non avere sempre fretta: è il lavoro della talpa che produce le condizioni. E io penso che, nel piccolo ma molto nel piccolo, per la prima volta il movimento stia iniziando a capire ciò e che i padroncini e i fascisti oggi servono solo a frenare questo abbozzo di percorso.

Brunaccio

Anonimo ha detto...

Sarà il mio ultimo intervento perché i temi li abbiamo toccati tutti. Quello che dici è condivisibile ma quella borghesia che tu vorresti portare via, la si porta via se c'è un programma politico che la coinvolge e c'è un programma se si sono individuate delle connessioni che intersecano i loro bisogni, desideri, prospettive. Ora questa borghesia o la coinvolgi in una lotta per scacciare il nemico( inesistente in Italia) oppure devi trovare un altro terreno che non sia quello della mera solidarietà altrimenti per difendere la propria condizione, guarda a destra. Cosa possiamo dare noi che non danno gli altri? Forse una politica di difesa del territorio ma c'è poco tempo, su questo versante c'è una risposta capitalistica che macina( Ogm, la Green Economy). Ovviamente questo versante lo ritengo un settore trainante ma assolutamente da integrare( si può difendere il territorio ed essere contro migranti, donne ecc e questo va combattuto).

Salvatore

Anonimo ha detto...

Io sono d'accordo con te. Noi tutti dobbiamo fare una forte autocritica per due opposte derive: l'eccesso di spontaneismo e l'eccesso di fiducia nei partiti istituzionali della politica, che ben prima di Renzi avevano mostrato il loro vero lievito madre. Bisogna ricostruire lotte e poi strutture e credo anche io che siano da sviluppare la difesa dei territori (utilissima la categoria del biocidio che tiene insieme tutte le sfere del vivere e da sviluppare), insieme al diritto all'abitare e agli ammortizzatori reali (passivi e attivi, ovvero possibilità di autoreddito), insieme a quella della difesa dell'agricoltura in senso antagonista e cooperativo vedi il genuino clandestino. Che non siamo capaci ancora di rilanciare con potenza le lotte è una verità, ma non vedo in quale modo ciò si leghi con l'approvazione o la giustificazione politica di un blocco sociale come quello che c'era ieri. probabilmente il post mancava di autocritica, ma se leggi il blog indietro ne avevamo già fatta talmente tanta che pareva sfigante riproporla di nuovo! ;-)

Brunaccio

Anonimo ha detto...

Era la citazione di Marx che mi pareva fuorviante. La vicenda di Torino vale quel vale però ti assicuro cha da noi allo svincolo del casello c'era gente normalissima. Quella gente che in tutte le altre lotte è assente e che non riusciamo a mobilitare. Fuori dalla discussione posso dirti che un compagno di Mantova in tempi non sospetti aveva scritto questo:http://informatimantova.wordpress.com/.../9-dicembre-la.../ . Ma veramente di Torino e forconi interessa poco, di quello di cui sopra( ultimo intervento) molto di più. Saluti e grazie per la conversazione.

Salvatore

Anonimo ha detto...

Sentite, le analisi sociologiche e politiche vanno tutte bene, ma quelli che ho rivisto nuovamente stamani all'opera, per ora senza pestaggi e sassaiole, sono il brodo di coltura del fascismo. Manifestanti e poliziotti uniti nella lotta. Punto e basta. Chi non se ne accorge, purtroppo, piangera' amare lacrime, ma sarà tardi.

E non si venga a dire che avere dalla propria parte l'esercito è una condizione necessaria x la rivoluzione. Lo sarebbe se l'esercito fosse di leva, ma non lo è. E soprattutto se l'esercito non fosse decisamente fascista, e lo è. Ora vi accorgete perché noialtri, vecchi deficienti attempati ed un po' suonati, eravamo contrari all'abolizione dell'esercito di leva.

Quel che succede a Torino è la diretta conseguenza della scomparsa, in questa città, della classe operaia delle grandi fabbriche. La frammentazione sociale è terreno di crescita del fascismo.

Ilic