Questa è la storia di una tra le migliaia di unità che compaiono nelle statistiche dell'Istat sulla disoccupazione; una storia che, come tante, dietro le cifre nasconde lacrime e sangue, sudore, dignità calpestata ma mai perduta, e lotta...sarebbe ora di socializzare questa voglia di lottare, questa fatica e questa forza di volontà, invece che l'aggregazione di numeri in un'indagine ad uso e consumo di politici inetti e corrotti.
Mi laureo in geologia, alla fine degli anni '90 – esattamente al tramonto di tangentopoli –, ed entro ben presto nel mondo del precariato. Inizio quindi a collaborare con studi e società, con l'intento, banale, di dare seguito al percorso universitario; mi specializzo, e provo anche la strada del libero professionista.
Dopo 7 anni di vita precaria, di pochissime certezze e nessuna tutela, mi viene proposto un contratto a tempo indeterminato in un'azienda leader mondiale nel campo della realizzazione di database per la navigazione satellitare (l'attuale concorrente di google map...).
L'azienda è in forte espansione, tanto che nei due anni successivi il personale triplica: siamo tutti lavoratori specializzati laureati (per la maggior parte geologi), con alle spalle dottorati di ricerca, master, esperienze lavorative...tutti con contratto metalmeccanico a tempo indeterminato.
Nulla poteva accadere!!!
L'azienda, che oggi si chiama NAVTEQ o il suo management, per usare quel linguaggio contemporaneo tanto adatto a nascondere con false innovazioni linguistiche il vecchio squallore, decide alcuni anni fa di entrare a far parte del gruppo NOKIA, leader assoluto nel campo della telefonia.
Accade allora che con il trascorrere del tempo le strategie di mercato cambiano: se prima il settore trainante delle vendite era l'automotive (vendita di navigatori satellitari per autoveicoli), ora sono i telefoni di terza generazione (smart phone) ed internet a farla da padrone.
L'azienda, che oggi si chiama NAVTEQ o il suo management, per usare quel linguaggio contemporaneo tanto adatto a nascondere con false innovazioni linguistiche il vecchio squallore, decide alcuni anni fa di entrare a far parte del gruppo NOKIA, leader assoluto nel campo della telefonia.
Accade allora che con il trascorrere del tempo le strategie di mercato cambiano: se prima il settore trainante delle vendite era l'automotive (vendita di navigatori satellitari per autoveicoli), ora sono i telefoni di terza generazione (smart phone) ed internet a farla da padrone.
Accade che NOKIA, a causa di errori strategici, non riesce a fronteggiare la concorrenza molto più attrezzata; una concorrenza che aveva già scelto di ridurre il costo del lavoro, e di smantellare le tutele nei confronti dei propri dipendenti.
Accade allora che l'azienda inizia ad andare in crisi, e licenziare migliaia di lavoratori...ma la nostra realtà è sana, nessuno dei nostri dirigenti ci dice niente...siamo tutti un po' preoccupati, ma a noi non può accadere niente, NOI siamo tutelati!!!
Accade poi che anche a NAVTEQ viene chiesto di fare dei tagli. Il management decide di spostare gran parte del lavoro in India, Messico, Tunisia, seguendo la più classica delle leggi non scritte del mercato: che prezzi più bassi, e “ristrutturazioni”, hanno sempre fatto leva su meno diritti del lavoro; che è meglio far lavorare un popolo di programmatori disposti a tutto, e assumere personale non qualificato e temporaneo; che occorre quindi chiudere uffici (indipendentemente dalla loro importanza e produttività), licenziare i licenziabili (tagli del genere riguardano gran parte dell’Europa occidentale e gli USA), e trasferire in sedi in cui nessuno sarà disposto ad andare quelli che non possono essere cacciati (almeno in Italia...).
Accade poi che anche a NAVTEQ viene chiesto di fare dei tagli. Il management decide di spostare gran parte del lavoro in India, Messico, Tunisia, seguendo la più classica delle leggi non scritte del mercato: che prezzi più bassi, e “ristrutturazioni”, hanno sempre fatto leva su meno diritti del lavoro; che è meglio far lavorare un popolo di programmatori disposti a tutto, e assumere personale non qualificato e temporaneo; che occorre quindi chiudere uffici (indipendentemente dalla loro importanza e produttività), licenziare i licenziabili (tagli del genere riguardano gran parte dell’Europa occidentale e gli USA), e trasferire in sedi in cui nessuno sarà disposto ad andare quelli che non possono essere cacciati (almeno in Italia...).
OVVIAMENTE QUESTE SONO MIE DEDUZIONI...CHE CERTO, INFINITE STORIE PERSONALI CONFERMANO...MA IN FIN DEI CONTI SOLO DEDUZIONI; E PURTROPPO SAPPIAMO BENE QUANTO SIA ABITUALE IN QUESTO PAESE NEGARE L'EVIDENZA...
L'azienda è scaltra, e da certi punti di vista più corretta di tante altre; continuiamo a non preoccuparci, a lavorare con dedizione e professionalità....
L'azienda è scaltra, e da certi punti di vista più corretta di tante altre; continuiamo a non preoccuparci, a lavorare con dedizione e professionalità....
Poi, come un fulmine a ciel sereno, mercoledì 29 giugno mi fanno restare in ufficio annunciandomi una commissione importante che solo io sono in grado di portare a termine...faccio domande, non ricevo risposte...continuo a non preoccuparmi...fino a quando, occhiali scuri e valigetta in mano, vedo entrare nel mio ufficio il responsabile del personale ed un manager europeo: l'unità di Ancona, presso cui lavoro da 9 anni, chiude il 1 ottobre...siamo trasferiti a Cernusco sul Naviglio (un comune dell'hinterland milanese) senza possibilità di contrattazione. Le scelte sono partite dall'alto, quasi si sia trattato di un decreto divino, e nessuno può farci niente: prendere o lasciare.
Come dicevo prima in Italia non è possibile licenziare senza giusta causa e senza un congruo preavviso, come invece avviene in altri paesi europei; ma rovinarci la vita e lasciarci col culo per terra a 39 anni, questo sì che è possibile...Chissà perché questo cazzo di management ha una visione strategica soltanto quando si tratta di mettere in mezzo alla strada individui e famiglie!
Accade infine che io sono l'unico sindacalizzato dell'azienda, ed inizio una battaglia che mi consente di ottenere il "massimo del minimo".
Dopo una trattativa lunga e snervante, passata per un continuo tira e molla arriviamo all'accordo che almeno sia l'azienda a licenziare, e che ci vengano corrisposte tre mensilità, come previsto dalla legge.
Come dicevo prima in Italia non è possibile licenziare senza giusta causa e senza un congruo preavviso, come invece avviene in altri paesi europei; ma rovinarci la vita e lasciarci col culo per terra a 39 anni, questo sì che è possibile...Chissà perché questo cazzo di management ha una visione strategica soltanto quando si tratta di mettere in mezzo alla strada individui e famiglie!
Accade infine che io sono l'unico sindacalizzato dell'azienda, ed inizio una battaglia che mi consente di ottenere il "massimo del minimo".
Dopo una trattativa lunga e snervante, passata per un continuo tira e molla arriviamo all'accordo che almeno sia l'azienda a licenziare, e che ci vengano corrisposte tre mensilità, come previsto dalla legge.
Tutto questo, occorre precisarlo, semplicemente per poter essere iscritti nelle liste di mobilità, e godere di quei pochi ammortizzatori sociali altrimenti non applicabili.
Ho voluto raccontare brevemente la mia storia perché penso che riguardi molte persone qui in mezzo a noi... ciò che conta però non è la traiettoria individuale che il corso degli eventi ha preso; ed infatti potremmo chiamarla “una storia italiana x” o “una storia precaria X”, fa poca differenza. A contare invece è che, come dicevo all'inizio, queste mere unità riconoscano la condizione che li accomuna; e soprattutto che comincino ad essere vicendevolmente solidali. La morale banale del mio racconto, che ho potuto toccare con mano, è che l'unione fa la forza; e per questo devo ringraziare i compagni della FIOM e di “Uniti Contro la Crisi” di Senigallia, che mi hanno supportato in tutti i modi possibili, per ottenere quel "massimo del minimo" che altrimenti, come spesso accade, sarebbe rimasto semplice utopia.
2 commenti:
Complimenti per il nuovo blog. Ci sentiremo spesso. Abbiamo bisogno di riprenderci il futuro, specie in questa fase di crollo della fiducia nella rappresentanza politica. Memori dello slogan di 40 anni orsono: sono le lotte che creano l'organizzazione e non viceversa.
A presto.
ILIC
mi unisco ai complimenti, il vostro lavoro sarà importante.una storia italiana X è davvero drammatica. Mario P.
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