Testo

Tel. 3319034020 - mail: precariunited@gmail.com

lunedì 9 gennaio 2012

Nel futuro degli ammortizzatori sociali mai più steccati tra piccole e grandi imprese

Cassa integrazione, mobilità e sussidi costano ogni anno 30 miliardi, quasi tutti pagati da ditte e lavoratori. I primi aiuti nel 1946 ai dipendenti delle fabbriche bombardate, da allora poco è stato cambiato di PAOLO GRISERI. http://www.repubblica.it 

UN GIGANTESCO air bag sociale, studiato nel corso dei decenni per attutire le crisi cicliche dell'economia italiana. Un meccanismo che costa ogni anno circa 30 miliardi, in gran parte pagati con fondi messi a disposizione dalle imprese e dai lavoratori.
Una quota ulteriore, detta "in deroga" perché concessa oltre tutti i limiti di durata previsti per ciascun ammortizzatore, è invece pagata direttamente dallo Stato. Eppure, senza gli ammortizzatori sociali, non solo chi perde il lavoro avrebbe di fronte immediatamente lo spettro della povertà (come accade, ad esempio, in Usa), ma una parte stessa del sistema economico entrerebbe in crisi. Perché quei 30 miliardi diventano comunque una parte del Pil nei momenti di difficoltà.
La prima cassa venne istituita nel 1946 dal decreto sulla ristrutturazione. Era un sussidio per i dipendenti delle fabbriche bombardate durante il conflitto. Oggi tutti concordano sul fatto che il sistema della cassa e della mobilità vada aggiornato. Soprattutto, è necessario che sia estendibile a tutti. Nelle piccole imprese, ad esempio, è possibile applicare la cassa ordinaria ma non quella straordinaria.
Nell'ottobre scorso la Cgil ha presentato una proposta di riforma. La filosofia è quella auspicata da molti: "Passare a un sistema di ammortizzatori uguale per tutti", dice Claudio Treves, responsabile lavoro di corso d'Italia. Naturalmente tutti dovranno contribuire a finanziare il sistema. La proposta prevede anche di riformare l'indennità di disoccupazione. A regime il pacchetto aumenterebbe il costo complessivo degli ammortizzatori da 30 a 35 miliardi.

Cig ordinaria e straordinaria
Niente paletti e uguale durata: così cresce il numero degli interessati
COM'È: Si divide in ordinaria e straordinaria. La prima è pagata interamente dalle imprese e viene applicata a tutti i dipendenti italiani. Dura due anni ed è concessa per far fronte a cali temporanei di mercato o a eventi imprevedibili come alluvioni, terremoti, ecc. La cassa straordinaria invece viene applicata solo ai dipendenti delle aziende con più di 15 dipendenti. Può durare fino a tre anni e viene pagata, oltreché dalle imprese, anche con i fondi di contribuzione dei lavoratori. La ottengono le aziende che devono ristrutturare o anche riconvertire la loro produzione.
COME SARÀ: La riforma potrebbe abolire queste distinzioni prevedendo un unico tipo di cassa applicabile a tutte le imprese e pagata con i contributi degli imprenditori e dei lavoratori. L'aumento della platea di dipendenti che potrebbe usufruirne, rispetto a oggi, verrebbe compensato dall'aumento dei contributi. In questo modo, anche dopo la modifica, il sistema rimarrebbe in equilibrio. In questa ipotesi la cassa sarebbe concessa indifferentemente per ciascuno dei motivi oggi riconosciuti, dalla temporanea contrazione del mercato alla ristrutturazione.
Cig in deroga
Ultima spiaggia prima del licenziamento, si pensa di abolirla
COM'È: ultimo nato tra gli ammortizzatori sociali, è in realtà il sintomo dell'impotenza del sistema economico a riconvertirsi offrendo alternative occupazionali ai dipendenti delle aziende in crisi. Interviene dopo che sono trascorsi invano i due anni di cassa ordinaria e, per le aziende più grandi, anche i due (o tre) della cassa straordinaria. E' l'ultima spiaggia prima della mobilità. A differenza degli altri tipi di cassa integrazione, questa finisce per gravare interamente sulle spalle dei contribuenti perché non è coperta da alcun fondo creato da imprese e dipendenti. I sindacati hanno spesso accusato le imprese di preferire questo ammortizzatore sociale perché per le aziende è a costo zero.
COME SARÀ: Uno degli obiettivi della riforma proposta dalla Cgil è proprio quello di abolire la deroga. Il rischio è infatti che questo strumento, ideato per situazioni eccezionali nel 2001, diventi nel tempo una specie di terza cassa con costi via via crescenti per il bilancio dello Stato. Negli ultimi anni è toccato infatti ai ministeri del Lavoro e dell'Economia dare il tetto massimo delle disponibilità per questo tipo di cassa integrazione.
MOBILITÀ
L'"anticamera" della pensione avrà una durata di massimo 3 anni
COM'È: é quello che un tempo veniva chiamato licenziamento. L'eufemismo della mobilità, l'idea che cessato un rapporto di lavoro un dipendente stia migrando verso un altro posto, è spesso un'illusione. Più frequentemente la mobilità viene utilizzata per accompagnare il lavoratore verso la pensione. La mobilità ha durate diverse a seconda delle aree geografiche e dell'età dei dipendenti. Nei territori meno industrializzati e per i lavoratori più anziani, la mobilità dura di più. Così la massima durata possibile oggi è quella prevista per un ultracinquantenne espulso da un'azienda del Sud: fino a quattro anni. Nel corso del tempo decresce il valore della mensilità ottenuta. Naturalmente anche per la mobilità, come già per la cig, è stata prevista la possibilità di una deroga ai tempi massimi stabiliti.
COME SARÀ: La proposta di riforma mantiene l'istituto della mobilità ma riduce la durata massima da quattro a tre anni. Anche perché dopo una lunga permanenza in mobilità senza aver trovato un posto di lavoro alternativo, è più pertinente utilizzare lo strumento dell'indennità di disoccupazione.
INDENNITÀ

Obiettivo: allungare i tempi. Ma il costo cresce di 5 miliardi
COM'È: E' stata caricata di molte attese. Da parte dei dipendenti ma anche da parte delle imprese che sperano, con questo ammortizzatore di attutire l'effetto delle modifiche all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sulla libertà di licenziamento. Oggi l'indennità di disoccupazione dura 12 mesi per chi ha più di 50 anni e 8 per chi è più giovane. Copre il 60% della retribuzione nei primi sei mesi, il 50% fino al nono mese e il 40% fino al dodicesimo mese. C'è un tetto massimo a 900 euro lordi. Questo significa che negli ultimi tre mesi un lavoratore ultracinquantenne percepisce al massimo 600 euro lordi.
COME SARÀ: La proposta della Cgil è quella di prolungare a due o tre anni l'indennità di disoccupazione aumentandone anche l'entità. Ed è questo aspetto della riforma che, a regime, potrebbe far crescere i costi di circa 5 miliardi di euro all'anno. Una conseguenza abbastanza inevitabile perché riguarda una misura già oggi universale, rivolta cioè a tutta la platea dei lavoratori italiani. Del resto è proprio sui costi dell'indennità di disoccupazione che finora si sono arenate le proposte di modifica del sistema.

Nessun commento: