INIZIAMO LA COLLABORAZIONE COI COMPAGNI DI PRECARIUNITED CON UN ARTICOLO CHE MOSTRA COME IL DOMINIO DELLA FINANZA BLOCCHI ED OSTACOLI ANCHE LO STESSO PRINCIPIO LIBERALE DELLA PROPRIETA' ATTRAVERSO I MECCANISMI DEL SISTEMA BANCARIO
LE DISCUSSIONI PRECEDENTI DI VOLANTEROSSA (DAL DICEMBRE 2010 AL FEBBRAIO 2012) SONO ACCESSIBILI A QUESTO SITO http://www.volanterossa.altervista.org/
da http://www.contropiano.org/it/economia/item/6730-crisi-delle-piccole-imprese-lavorare-senza-credito
La crisi della finanza non si ferma e trascina con sé "l'economia reale". Partita dall'insufficiente accumulazione, qui ritorna come un boomerang.
Francesco Piccioni
Le conferme arrivano da tutte le parti, Ma una cosa è percepire un «sentiment» negativo, fatto delle voci di decine di «privati» improvvisamente davanti alla richiesta di «rientro» - magari per pochi euro - da parte della banca. Un'altra è leggere i dati ufficiali. Lo ha fatto la Cgia di Mestre (associazione degli artigiani), che si è studiata l'ultimo Bollettino economico della Banca d'Italia traendone un'elaborazione per niente equivocabile.
L'ultimo trimestre del 2011, quello segnato pesantemente dalle oscillazioni paurose dello spread, ha visto diminuire i prestiti alle imprese dell'1,5%.
Nel solo mese di dicembre - con il governo Monti già nella pienezza dei poteri - la percentuale negativa è stata del 2,2. Il commento del segretario dell'associazione, Giuseppe Bortolussi, è quasi sconsolato: «questi dati confermano che ci troviamo di fronte ad una vera e propria stretta creditizia. Le banche hanno chiuso i rubinetti del credito ed in una fase recessiva, come quella che stiamo vivendo in questo momento, corriamo il rischio che il nostro sistema produttivo, costituito
prevalentemente da piccole e piccolissime imprese, collassi».
Non che durante l'intero anno l'ammontare totale del credito erogato dalle banche sia diminuito - quasi 1.000 miliardi di euro, il 3% in più dell'anno precedente - ma sempre meno dell'inflazione. Il dato, dunque, sarebbe stato solo moderatamente negativo se non fosse intervenuta la «caduta» del quarto trimestre; che lascia presagire un inizio di 2012 anche peggiore.
La massa dei prestiti, però, da sola non riesce a descrivere le difficoltà dei «richiedenti». Con il volo dello spread sui titoli di stato, infatti, le banche hanno applicato alla loro clientela aumenti dei tassi di interesse che in alcuni casi sfiorano quello ufficialmente considerato di usura. La sola maggiorazione degli interessi ha pesato sulle imprese per 3,7 miliardi. Un dato che viene invece dalle famiglie - i mutui concessi sono diminuiti del 44% (ma i prezzi degli immobili, incredibilmente, «resiste» - conferma che agli istituti di credito è venuto il «braccino corto». A questo punto, come dice anche Paolo Ferrero, segretario del Prc, l'unico modo di garantire credito diventa quello di «nazionalizzare le grandi banche».
Fare economia reale, in queste condizioni, diventa davvero difficile. Anche perché le stesse imprese, manifatturiere o dei servizi, vedono aumentare i casi di insolvenza: +36%, per un totale di 80,6 miliardi di crediti diventati inesigibili. Si crea insomma un effetto boomerang, per cui le aziende che non ricevono più credito diventano insolventi, confermando così nelle banche la convinzione che sia meglio prestare di meno. «Questa situazione ha sicuramente indotto molti istituti di credito a ridurre i prestiti soprattutto a quelle realtà produttive che non erano più in grado di dimostrare una certa affidabilità». Il classico cane che si morde la coda.
Né lascia prevedere grandi cambiamenti a breve il susseguirsi di record per quanto riguarda i depositi di capitale delle banche presso la Bce. Non importa, sembra, che questa offra interessi praticamente zero: le banche si sentono più sicure così che non prestandosi denaro vicendevolmente.
Poi si legge su (altri) giornali che governo e Confindustria pensano di far «ripartire l'Italia» abolendo l'art. 18 e comprimendo i salari. E la Grecia sembra avvicinarsi di molto...
L'ultimo trimestre del 2011, quello segnato pesantemente dalle oscillazioni paurose dello spread, ha visto diminuire i prestiti alle imprese dell'1,5%.
Nel solo mese di dicembre - con il governo Monti già nella pienezza dei poteri - la percentuale negativa è stata del 2,2. Il commento del segretario dell'associazione, Giuseppe Bortolussi, è quasi sconsolato: «questi dati confermano che ci troviamo di fronte ad una vera e propria stretta creditizia. Le banche hanno chiuso i rubinetti del credito ed in una fase recessiva, come quella che stiamo vivendo in questo momento, corriamo il rischio che il nostro sistema produttivo, costituito
prevalentemente da piccole e piccolissime imprese, collassi».
Non che durante l'intero anno l'ammontare totale del credito erogato dalle banche sia diminuito - quasi 1.000 miliardi di euro, il 3% in più dell'anno precedente - ma sempre meno dell'inflazione. Il dato, dunque, sarebbe stato solo moderatamente negativo se non fosse intervenuta la «caduta» del quarto trimestre; che lascia presagire un inizio di 2012 anche peggiore.
La massa dei prestiti, però, da sola non riesce a descrivere le difficoltà dei «richiedenti». Con il volo dello spread sui titoli di stato, infatti, le banche hanno applicato alla loro clientela aumenti dei tassi di interesse che in alcuni casi sfiorano quello ufficialmente considerato di usura. La sola maggiorazione degli interessi ha pesato sulle imprese per 3,7 miliardi. Un dato che viene invece dalle famiglie - i mutui concessi sono diminuiti del 44% (ma i prezzi degli immobili, incredibilmente, «resiste» - conferma che agli istituti di credito è venuto il «braccino corto». A questo punto, come dice anche Paolo Ferrero, segretario del Prc, l'unico modo di garantire credito diventa quello di «nazionalizzare le grandi banche».
Fare economia reale, in queste condizioni, diventa davvero difficile. Anche perché le stesse imprese, manifatturiere o dei servizi, vedono aumentare i casi di insolvenza: +36%, per un totale di 80,6 miliardi di crediti diventati inesigibili. Si crea insomma un effetto boomerang, per cui le aziende che non ricevono più credito diventano insolventi, confermando così nelle banche la convinzione che sia meglio prestare di meno. «Questa situazione ha sicuramente indotto molti istituti di credito a ridurre i prestiti soprattutto a quelle realtà produttive che non erano più in grado di dimostrare una certa affidabilità». Il classico cane che si morde la coda.
Né lascia prevedere grandi cambiamenti a breve il susseguirsi di record per quanto riguarda i depositi di capitale delle banche presso la Bce. Non importa, sembra, che questa offra interessi praticamente zero: le banche si sentono più sicure così che non prestandosi denaro vicendevolmente.
Poi si legge su (altri) giornali che governo e Confindustria pensano di far «ripartire l'Italia» abolendo l'art. 18 e comprimendo i salari. E la Grecia sembra avvicinarsi di molto...
da "il manifesto"
6 commenti:
Hola!
avevo sentito queste problematiche direttamente dalla bocca di un mio amico che ha una piccola attività.
Dopo oltre 10 anni stava riuscendo ad estinguere i vari mutui necessari per l'avviamento dell'attività, a quel tempo tutti gli istituti bancari davano credito...ora le cose sono cambiate: aumenti vertiginosi nei tassi di interesse su "scoperto di conto" e nessun prestito se non si è in grado di offrire sufficienti garanzie. In questo modo, le sue idee di rinnovamento, che avrebbero potuto creare anche un minimo di occupazione, diventano irrealizzabili...
Aggiungo una riflessione: da qualche tempo mi sto interessando alle modalità con cui lavora Banca Etica. Qualche tempo fa in un dibattito era presente il suo presidente che spiegava, malgrado la crisi, loro continuassero a prestare soldi per progetti eticamente sostenibili con percentuali di insolvenza minimissimi. Come a dire: io ho un progetto di un'attività, chiedo i soldi a banca etica che anlizza la mia idea e poi decide di affidarmi il credito...probabilmente già per il fatto che il mio progetto risponde ad un certo canone di eticità restituirò i soldi che la banca mi ha prestato...sarebbe interessante approfondire questo discorso...
massimino
Eccomi qua, anche col nick in evidenza!
Premetto che mi dice Ilic che potà intervenire solo questa sera o domani.
Massi,
la stessa cosa è successa al titolare di un ristorante dove ho lavorato diverse stagioni, peraltro uno dei pochi onesti mai conosciuti...davvero sto mondo della finanza gira al contrario!
Sulle banche etiche non so nulla (e non capisco dove guadagnerebbero); se non ne sa nulla nessuno approfndiremo in futuro!
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Veniamo alla questione generale.
Teoricamente le banche servirebbero per finanziare l'economia reale, ovvero per fare credito permettendo alle persone di avviare attività e fare profitto...non è un concetto che mi è mai piaciuto particolarmente, ma così funzionerebbe l'economia liberale.
Ma il rovesciamento del rapporto tra economia reale e finanziaria porta questi paradossi, che sono un problema anche maggiore per economie che, a differenza dell'industriale Germania a cui immagine e somiglianza è modellata l'Eurozona, si basano quasi esclusivamente sulla piccola impresa a dimostrazione della chimera di quanti ancora cianciano di libero mercato, che, semmai sia davvero esistito, è qualcosa di superato da più di un secolo dalla realtà storica.
E qua avremo molto da dire nei prossimi post sul superamento del modello di sviluppo della 'crescita' continua, modello su cui si basa tutto il problema dell'oggi.
Chiudo questo primo intevento sui due giorni del post lanciando anche io un problema.
La finanza dunque impoverisce e sottoproletarizza anche la classe media, e dunque, teoricamente, avremmo un alleato in più.
Ma io diffido sempre dell'indignazione della classe media, perchè, ove essa non abbandona la forma mentis della borghesia, rischia di produrre uno spostamento a destra anzichè una via verso la pianificazione economica e della compatibilità ambientale...e, per chi come noi ancora lo pensa possibile, verso la meta del socialismo, perchè poi alla fin fine è difficile pensare che le contraddizioni ultime di un sistema che divora se stesso possano essere risolte dal sistema stesso (principio alla base dei vari governi commissari oderni, che poi in realtà sono golpe bianchi, ma anche questo sarebbe discorso da sviluppare).
E' anche vero che, se si arriva alla miseria della Grecia, anche gli schemi culturali borghesia/classi subalterne saltano, ma siccome non mi piace il 'tanto peggio tanto meglio', spero che non si arriverà a tanto, anche se temo che se non si esce dal ricatto la meta Grecia prima o poi sia inevitabile anche per gli altri quattro Paesi del PIIGS.
Ma, o si crea egemonia e si rigetta il mito della compatibilità di sistema, oppure non sarà possibile un'amalgama tra strati sociali e modi di pensare differenti (e poi, alla fin fine in questi decenni, è il proletariato ad aver assunto la mentalità borghese e non il contrario).
Viste le condizioni di cloformizzazione ed atomizzaizone dei soggetti in lotta, è una sfida apparentemente impossibile, nè io ho le ricette per avanzarla, ma o si rischia la sfida sul terreno finanche dell'utopia, o la sconfitta di tutti (perchè il meccanismo della finanza divorerà anche se stessa ed il pianeta quando non avrà più nulla da predare) è già scritta!
Arrivo adesso dal lavoro. Avrei fatto volentieri a meno di incontrare il nostro beneamato presidente della Regione.... ha avuto il potere di rovinarmi la giornata. Interverrò solo domani sera perchè non avrò accesso al computer prima di quel momento. Saluti a tutti.
ILIC
ciao, sapete tutti che ho un'attività in proprio e non posso far altro che confermare quanto detto da massi suul'esperienza del suo amico. In quest'ultimo anno e mezzo sono decine le piccole imprese che conosco, tra clienti ed anche concorrenti, che non ce l'hanno fatta strette dalla morsa del debito bancario. decine, in un territorio piccolo ed in un ambito limitato come il mio (acquedottistica), significano una strage! "La banca ti presta l'ombrello quando c'è il sole e te lo richiede quando piove", fino a qualche anno fa poteva essere considerato alla stregua di un proverbio, oggi si può tranquillamente affermare che una banca è in assoluto l'organo istituzionale più avanzato di strozzinaggio legalizzato. Se poi si considerano altri fattori come il fatto che appena tre mesi fa la BCE ha versato, liquidi, 500 mld di euro alle banche col tasso dell'un per cento per favorire la ripresa, ed invece di immeterli nel mercato del credito a tassi agevolati per le imprese le banche li stanno tenendo fermi in conti deposito della stessa BCE al 0.5% di interesse, ci accorgiamo che il sistema non solo è malato...è INFAME!..ma come è possibile tenere i soldi fermi in un conto deposito che ti paga un interesse inferiore a quello che tu devi restituire, perdendoci, pur di non scommettere sulle imprese che te li chiedono, e che peraltro ti pagherebbero interessi di molto superiori? è possibile solo pensando che le banche suddette, le "nostre" banche (dico nostre perchè molte si sono accresciute ed ingrassate sul territorio grazie ai nostri risparmi), non hanno alcuna fiducia nella ripresa di questo paese, o perlomeno sono disposte ad aspettare per vedere che aria tira, pur perdendoci soldi. ma questa attesa logora le imprese che nel frattempo cadono come le ciliegie a fine maggio. è il cane che si morde la coda, in attesa che saremo noi ad azzannare il cane, prima o poi. djordj
Un intervento telegrafico chè sto uscendo e sono un po'indaffarato.
Djordj.
Mai come di questi tempi la frase di Brecht sul vero criminale che è chi fonda una banca e non chi la rapina sta assumendo un valore di verità che va ben oltre la provocazione!
Scusate ero brunaccio a firma 'precariunited'...ho fatto un po' di confusione con le entrate nel post!!!
brunaccio
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