Oggi è la nostra prima rubrica domenicale... che però, per un piccolo disguido, è uscita il sabato.
E posso con soddisfazione annunciare che esordiamo qua non con un autore famoso, ma con un reportage in forma narrativa proprio di due compagni del collettivo che ci narrano loro breve esperienza di spalatori in conseguenza della nevicata che ha colpito Senigallia e, in modo più robusto, altre zone delle Marche e del Centro Italia.
Non aggiungo altro per non togliervi il piacere della lettura!
“E na madonna che cappella sto sole, nevicasse ancora se podria lavorà n'altre do giornate...” (Anonimo disoccupato senigalliese)
Siamo due compagni del collettivo Precari United di Senigallia ed abbiamo partecipato come disoccupati al lavoro degli spalatori ingaggiati dal Comune di Senigallia con i fondi speciali messi a disposizione dalla Regione Marche, quattro giornate da martedì 14 a venerdì 17 febbraio.
Abbiamo spalato neve e ghiaccio ma soprattutto abbiamo visto uno spaccato della crisi nel nostro territorio. Certo mancano ancora tanti elementi, il lavoro femminile ad esempio, il lavoro nero ed irregolare, l'illegalità di piccolo e grande cabotaggio che alimenta economie parallele.
Abbiamo spalato neve e ghiaccio ma soprattutto abbiamo visto uno spaccato della crisi nel nostro territorio. Certo mancano ancora tanti elementi, il lavoro femminile ad esempio, il lavoro nero ed irregolare, l'illegalità di piccolo e grande cabotaggio che alimenta economie parallele.
Ma davanti ai capannoni dei lavori pubblici il giorno di San Valentino c'era tanta gente. C'erano i disoccupati storici, volti noti e simpatici della Senigallia che tira a campare, tra una marchetta e l'arte di arrangiarsi, c'erano tanti operai specializzati edili e meccanici, spesso stranieri, che sono sul lastrico per le fatture non pagate da grandi aziende e padroni italiani. C'erano i nuovi poveri, professionisti cinquantenni licenziati da aziende fallite e meridionali che erano emigrati al nord in cerca di fortuna con figli a carico e che adesso non sanno più dove andare.
E c'eravamo anche noi, specializzati e pluridiplomati precari, che ci ostiniamo a voler lavorare nella nostra terra invece di andarcene via.. e quindi pala in mano e si parte.
Le cinque ore di lavoro passano veloci anche se la fatica dei primi giorni è pesante, c'è molto da fare e il freddo morde. Certo che se ci avessero chiamato prima avremmo lavorato qualche giorno in più e saremmo stati più utili anche alla città ma i politici si sono svegliati quando ormai i danni della cosiddetta emergenza erano fatti.
E così Spacca ha disposto il reclutamento dei cassaintegrati, anche se poi il Comune di Senigallia ha deciso di attingere tra i disoccupati iscritti nelle liste di mobilità.
Questo intervento di emergenza è diventato un modo di distribuire qualche briciola ai più "sfigati" nel momento in cui i soldi non ci sono e l'ancora di salvezza della stagione estiva è lontana.
Ma alla fine della settimana abbiamo avuto una amara sorpresa: il pagamento dei 50 euro lordi a giornata, di cui abbiamo tanto bisogno, avverrà con i cosiddetti voucher dell'INPS che deve ancora emetterli. Dopodichè il comune li compilerà e infine noi verremo contattati telefonicamente o tramite avviso sul portale del comune per ritirarli..in tutto circa un mese!!!!
Tra una spalata e l'altra (lavorando con lentezza “per carità che non ci pagano al chilo!”), abbiamo scambiato idee e critiche con i nostri compagni di lavoro, abbiamo ascoltato la rabbia e l'insofferenza per questo stato di cose.
Tante persone espulse dal processo produttivo che non hanno la speranza di rientrare, e ciò che è peggio è che un misto di rabbia e rassegnazione non riesce a tradursi in moto di ribellione collettivo, quasi sempre si è alla ricerca di svolte e soluzioni individuali.
La politica è assente a questo livello della società e i discorsi della ministra Fornero a Bruxelles sulla riforma degli ammortizzatori sociali suonano davvero stonati al nostro livello. Gli stranieri anche se sono da dieci e più anni in Italia sono mantenuti in condizione di subordinazione dalle infami leggi migratorie, gli italiani condividono con loro lo schifo e la sfiducia verso tutta la classe politica.
In una battuta si parla di forconi e a tutti si illuminano gli occhi in una risata e nel moto di indignazione che per fortuna non abbandona chi è abituato a vivere del proprio lavoro. Alla fine della giornata torniamo ai capannoni dei lavori pubblici del Comune, qualcuno ha la speranza di essere richiamato per un altro lavoretto, qualcuno si è conosciuto e si scambia informazioni sull'ultimo bando per disoccupati, l'azione di critica di Precari United non è passata inosservata, ha riscosso consensi.
Salutiamo i simpatici operai del Comune, quasi tutti buone persone, anche loro faticano per arrivare a fine mese, e si trovano altri anni di lavoro sulla groppa prima della pensione e insieme si scherza sul rischio di finire davvero in miseria come la Grecia.
Ci salutiamo con un: "qua si aspetta soltanto la prossima nevicata."
E c'eravamo anche noi, specializzati e pluridiplomati precari, che ci ostiniamo a voler lavorare nella nostra terra invece di andarcene via.. e quindi pala in mano e si parte.
Le cinque ore di lavoro passano veloci anche se la fatica dei primi giorni è pesante, c'è molto da fare e il freddo morde. Certo che se ci avessero chiamato prima avremmo lavorato qualche giorno in più e saremmo stati più utili anche alla città ma i politici si sono svegliati quando ormai i danni della cosiddetta emergenza erano fatti.
E così Spacca ha disposto il reclutamento dei cassaintegrati, anche se poi il Comune di Senigallia ha deciso di attingere tra i disoccupati iscritti nelle liste di mobilità.
Questo intervento di emergenza è diventato un modo di distribuire qualche briciola ai più "sfigati" nel momento in cui i soldi non ci sono e l'ancora di salvezza della stagione estiva è lontana.
Ma alla fine della settimana abbiamo avuto una amara sorpresa: il pagamento dei 50 euro lordi a giornata, di cui abbiamo tanto bisogno, avverrà con i cosiddetti voucher dell'INPS che deve ancora emetterli. Dopodichè il comune li compilerà e infine noi verremo contattati telefonicamente o tramite avviso sul portale del comune per ritirarli..in tutto circa un mese!!!!
Tra una spalata e l'altra (lavorando con lentezza “per carità che non ci pagano al chilo!”), abbiamo scambiato idee e critiche con i nostri compagni di lavoro, abbiamo ascoltato la rabbia e l'insofferenza per questo stato di cose.
Tante persone espulse dal processo produttivo che non hanno la speranza di rientrare, e ciò che è peggio è che un misto di rabbia e rassegnazione non riesce a tradursi in moto di ribellione collettivo, quasi sempre si è alla ricerca di svolte e soluzioni individuali.
La politica è assente a questo livello della società e i discorsi della ministra Fornero a Bruxelles sulla riforma degli ammortizzatori sociali suonano davvero stonati al nostro livello. Gli stranieri anche se sono da dieci e più anni in Italia sono mantenuti in condizione di subordinazione dalle infami leggi migratorie, gli italiani condividono con loro lo schifo e la sfiducia verso tutta la classe politica.
In una battuta si parla di forconi e a tutti si illuminano gli occhi in una risata e nel moto di indignazione che per fortuna non abbandona chi è abituato a vivere del proprio lavoro. Alla fine della giornata torniamo ai capannoni dei lavori pubblici del Comune, qualcuno ha la speranza di essere richiamato per un altro lavoretto, qualcuno si è conosciuto e si scambia informazioni sull'ultimo bando per disoccupati, l'azione di critica di Precari United non è passata inosservata, ha riscosso consensi.
Salutiamo i simpatici operai del Comune, quasi tutti buone persone, anche loro faticano per arrivare a fine mese, e si trovano altri anni di lavoro sulla groppa prima della pensione e insieme si scherza sul rischio di finire davvero in miseria come la Grecia.
Ci salutiamo con un: "qua si aspetta soltanto la prossima nevicata."
11 commenti:
E c'eravamo anche noi, specializzati e pluridiplomati precari, che ci ostiniamo a voler lavorare nella nostra terra invece di andarcene via.. e quindi pala in mano e si parte.
Tra i tanti spunti offerti da questa storia di vita reale vorrei partire da questo.
Sempre più spesso sento compagn@ e conoscenti che sono attirati dal desiderio di "emigrare", una delle mete più ambite in questo periodo sembra essere l'australia.
Si tratta di una forma differente di emigrazione rispetto a ciò che fecero i nostri nonni, spesso c'è solo il desiderio di fare un'esperienza "fuori" per poi ritrovarsi a fare gli stessi "lavoretti" che si facevano qua solo che meglio retribuiti e più facilmente accessibili.
Ovviamente non contesto tali scelte, credo però che, specie in questo periodo,il nostro contributo dovremmo darlo nei nostri territori...forse è per questo che mi ostino a voler lavorare nella mia terra.
massimino
Massi.
Sono d'accordo con te: l'emigrazione odierna non è per fame, ma è un po' un modo di cercare nuove prospettive.
Tutto passa da cosa si è scelto per la propria vita: se si vuole la realizzazione individuale dei propri desideri oppure se si vuole, finchè non arriva davvero la fame (perchè lì poi sei costretto a fare i conti con essa), provare a lottare andando in direzione ostinata e contraria rispetto al sistema che vogliono imporci e che, prima di noi, hanno imposto in modo tragico e ben più intenso (ma analogo nel meccanismo) all'America Latina e all'Africa con lo stesso cappio finanziario che potenzialmente un domani si riverserà ovunque, sino all'Australia...
Magari diepnde anche dalle personalità: a me di realizzare me stesso individulamente non è mai importato nulla in nessuna fase della mia vita, magari esagerando in passato anche con una certa vena nichilista che da un pezzetto credo di aver superato.
Mi è piaciuto il brano del post: allegro nell'esposizione ma assieme capace di fare uno spaccato impietoso della reltà sociale odierna.
E in qualche modo -anche se contesutalizzato ad una fase diversa dal '92 quando uscì il brano- mi rimanda ai 99 Posse di Salario Garantito (..avrei messo il link ma oggi il tubo fa i capricci).
Io sono uno di quelli che ha sempre affermato che le lotte si fanno per cambiare il mondo DOVE si vive, anche se poi, per vicende varie e sull'onda di Guevara che era morto da pochi anni, , anch'io sono stato a lungo all'estero in gioventù... e non per turismo.
Togliatti, negli anni 50, intervistato dal solito giornalista idiota che gli chiese dove avrebbe voluto vivere se avesse potuto scegliere rispose: "negli Stati Uniti!!". Il giornalista, interdetto, gli domandò "ma come, proprio lei, segretario del più grande partito comunista occidentale, non vorrebbe tornare a vivere in Urss?". E lui serafico di rimando "Vede, in Unione Sovietica la rivoluzione l'abbiamo già fatta, in Usa no...".
Come diceva Pavese, ogni posto è buono per mettere radici, bisogna ben fermarsi prima o poi, perchè la nostra vita non sia un semplice giro di giostra, perchè si possa dire che lì in quella terra ci sono le mie radici, le ossa di qualcuno da ricordare...
Io aggiungo che ogni posto è buono e che ci si può sentire piemontesi (ad esempio) anche se si è nati in Tanzania, e sentire anzi che QUI ci sono le mie radici, perchè qui c'è la mia comunità, i miei affetti, il mio cuore.
Io sento il concetto di Patria in maniera molto profonda, lo dissi su volante rossa tante volte, e voglio qui ribadirlo. Ma Patria intesa come la descrisse un uomo tra quelli che ho amato e stimato di più, anche se non era certamente un comunista: don Milani. La mia generazione si è abbeverata ai suoi insegnamenti.
Voglio qui di eguito, visto che la domenica l'abbiamo sempre dedicata un pò alla letteratura, riportarne una frase che è proprio (come direbbe Manzoni), quella che fa per noi.
"Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri miei stranieri".
Ecco, questa è la mia Patria. Ovunque ci sia un grido di dolore nel mondo quella è la mia terra. E' il comandamento laico più importante che c'è. Quello per cui vale ancora la pena di vivere e morire.
Certo, il destino ci ha messi qui ed ora, e qui dobbiamo lottare. Ma ricordiamoci che ogni posto è buono. Drammatico è dover emigrare per poter vivere dignitosamente, ma è proprio laggiù, ne sono certo, che tutti i Massimino della terra srebbero capaci di dare il giro al tavolo ed alle convenzioni. E' la nostra forza. Ricordiamoci di Sacco E vanzetti. Ricordiamoci di cosa disse Vanzetti poco prima di essere condannato a morte. Pure dinnanzi alla sedia elettrica non si dimenticò che lui, anche se emigrato, avrebbe lottato sino all'ultimo istante, perchè noi non abbiamo frontiere:
" Io voglio un tetto per ogni famiglia, del pane per ogni bocca, educazione per ogni cuore, luce per ogni intelligenza".
Nonno Gennaro era stato
portato in America da suo padre.
Mio padre a sua volta da nonno Gennaro.
Mio padre a sua volta, portò me.
Io ho portato mio figlio.
Mio figlio Giosuè suo figlio,
il mio futuro nipotino.
E sentiamo dire dai ministri che si passano la palla: Questa terra è la
vostra patria. Quando suona l'inno cantate, emozionatevi. Piangete.
Qualcuno imbroglia
le braccia, le gambe, i cuori.
E la terra,
ammutolita e defraudata,
dimena la coda.
Transit Medina
Sponde del Mediterraneo
Ben venuto nella nuova nostra sede stabile, Transit!
Sei sempre in grande forma poetica.
Che dire di questo tuo intervento Ilic?
Io l'ho apprezzato e condiviso alla grande!
Approfitto per dire che la domenica rimarrà uguale e con il medesimo titolo 'sunday magazine' ormai tradizionale); anzi, me lo avevano esplicitzmente caldeggiato gli altri del collettivo e questo post era pensato più come una narrazione che come un ragionamento sociopolitico, anche se poi nella narrazione confluiscono in alcuni casi inevitabilmente e ovviamente in altra forma, i ragionamenti stessi.
Anzi, oggi qua a Senigallia sarà una domenica letteraria anche fuori del net.
Al circolo Jacopini di Roncitelli, con l'organizzazione di un nostro compagno dei Precari (...ormai siamo ovunque ;-) ), la farmacista senigalliesie Maria Vittoria Pichi presenterà il suo libro 'Come una lama' che io ho letto ed è bellissimo: molto breve ma insieme capace di toccare e tessere tra loro più piani di lettura.
Lei fu arrestata e fece 100 giorni perchè, semplice militante di un collettivo, per le leggi di emergenza di allora si fece 100 giorni di galera per il sequestro Dozier, risultando poi totalmente assolta e nel libro, una sorta di catarsi come fa capire lesi stessa, ci narra attraverso flahbacks e spostamenti di visuale in una prosa serratissima e assieme gradevolissima il prima, il durante e il dopo la carcerazione.
Oggi vedremo che dice, ma insomma un bellissimo libro.
Dunque, con molti dei Precari ci si vede nel pomeriggio, con gli altri ci si sente su queste frequenze appena possibile!
http://www.60019.it/1327310403/terrorismo-e-anni-di-piombo-senigallia-notizie-intervista-maria-vittoria-pichi
Qua un'intervista a Maria Vittoria Pichi.
ciao....forse sono riuscita a commentare !!!!
che dire, la cosiddetta flessibilità
è questa....sbndierata pure come progresso....bleah...
Fili di antiche civiltà
ammutolite in onde di parole.
Soffi, aliti, sibili
inesausti labili venti.
Occhi chiusi le immagini.
Sotto la pelle l'inchiostro.
Tace la voce stretta nei pugni.
Dicesti: I colori del cielo mutano.
Le emozioni scolpite nei millenni.
E il bacio unica lingua universale.
Nel Seicento parlavi solo al presente.
Eppure il tempo era la peste.
Ci guardavamo spietati
solo sott'acqua, come bambini felici.
Chiudevamo porte inesistenti,
aprivamo il sorriso,
e scrivevamo attingendo l'inchiostro
delle nuvole,
indelebile perché passeggero
e mutevole,
il cielo schiarì.
* * *
Sono ombra dallo stomaco vuoto,senza essere
la mia ombra di carta velina.
E non saprei dire
se sono felice o disperata.
Dovrei forse pretendere
di essere definita ombra?
Ombra di uomo o ombra di donna
O solo ombra
anche se pallida ombra?
Mia?
E’ mia la mia ombra?
La mia ombra non è la mia ombra?
Sono
della materia dei sogni?
Nasco e scompaio.
Nasco nelle strade, lungo i viali,
nei cortili.
Non soffro la fame,
ma ne conosco il fetore
e forse di altri malesseri.
Quando mi dicono che sono l'ombra
di me stessa, mi allungo nei brividi, paura conosciuta incombe.
Posso forse essere amica
o innamorata di un altra ombra?
O della mia di ombra? Eludo
la luce naturale.
L’ombra
è l’ombra
che si staglia in una foto.
Ombra.
E vivo nell’oscurità senza ombra.
E mi staglio solo
quando splende il sole.
Nera sono ombra. E’ questa
la mia natura?
Mi accompagno
sparuta ad altre ombre.
Ritorno ombra
di nessuna ombra
tra tutte le ombre ombra spalo
la mia terra
scioglie
la neve per chi sfanga.
Transit Medina
Sponde del Mediterraneo
Roberta
scusate, ho commentato prima senza aggiungere il nome!
ne approfitto per fare i complimenti a Transit, sempre bravissimo !
Benvenuta a bordo, Roberta!!! :-)
Grazie...è stata dura ma ce l'abbiamo fatta !
Roberta
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