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domenica 5 agosto 2012

SUNDAY MAGAZINE

In lode di mia sorella


Mia sorella non scrive poesie,
né penso che si metterà a scrivere poesie.
Ha preso dalla madre, che non scriveva poesie,
e dal padre, che anche lui non scriveva poesie.
Sotto il tetto di mia sorella mi sento sicura:
suo marito mai e poi mai scriverebbe poesie.
E anche se tutto ciò suona ripetitivo come una litania,
nessuno dei miei parenti scrive poesie.
Nei suoi cassetti non ci sono vecchie poesie,
né ce n'è di recenti nella sua borsetta.
E quando mia sorella mi invita a pranzo,
so che non ha intenzione di leggermi poesie.
Fa minestre squisite senza secondi fini,
e il suo caffé non si rovescia su manoscritti.
In molte famiglie nessuno scrive poesie,
ma se accade - è raro che sia uno solo.
A volte la poesia scende a cascate per generazioni,
creando gorghi pericolosi nel mutuo sentire.
Mia sorella pratica una discreta prosa orale,
e tutta la sua opera scritta consiste in cartoline
il cui testo promette la stessa cosa ogni anno:
che al ritorno delle vacanze
tutto quanto
tutto
racconterà


(Wislawa Szimborska )

CONTRIBUTI DI TRANSIT

A casa nostra nessuno scriveva poesie: nemmeno con un offerta o con le minacce. L'unico forse era Bubù: il cane del quartiere che si sistemava fuori l'uscio di casa nostra. Assumeva una faccia seria e osservatrice. Noi capimmo che lui era un poeta e scriveva poesie alla maniera dei cani: dopo aver pisciato sotto i muri, noi nei suoi occhi vedevamo le cose che non riuscivamo a vedre, anche se le avevamo ogni giorno sotto i nostri occhi. C'erano quelle volte in cui ci faceva vedere come piangevamo: era terribile, ci veniva da accarezzarci, però scappavamo in cerca di materiali di ferro, alluminio e rame da vendere a don Raffaele il rigattiere.
Persino il boss del quartiere si arrese:anche lui ci minacciò, ma la nostra famiglia era irremovibile. Diceva in coro: A noi non ci renderete schiavi e succubi della poesia. Mamma intanto si alzava presto per andare a lavoro: da bambina aveva avuto poco tempo per imparare a scrivere, specie poesie.
Eravamo in tanti. Sette femmine: tre dai capelli incandescenti di lava; tre dagli occhi neri di streghe che sapevano fare già le fatture d'amore e di morte; l'ultima, aveva sospiri incatenati al vento: ululava.
I maschi erano sette, ma altri sette si lasciarono cullare dal mare. Dei sette rimasti tre erano guardiani della vastità del nulla e gli altri quattro frequentavano animali randagi nella macchia dei vicoli.
Tutti avevano lo sguardo posato sulle cose che non c'erano. io sognavo un a bicicletta per strappare i pesi e le misure di contenzione di noi bambini. loro, le cose, erano sempre in giro: come vecchi perduti di memoria; come ragazzini sprezzanti di vita e la verità del coraggio nell'oralità di sempre a sfidare la vita che camminava piena di bellezza.
Ascoltavano le stelle sciamare lontane e le nuvole che si pulivano con il dorso della mano le labbra sporche di luna. nella pioggia sciamava il cielo distaccato.
A casa nostra eravamo in molti, ma nessuno s'interessa di poesia e tanto meno le scrivono. Persino io che correvo dietro il suonatore col pianino e un martedì stramazzai a terra per amore di lei, ascolto le poesie dai latrati di Bubù.


Marmorea e,

precipitosamente

calde le tue carni
il sorriso svelato;

ombre sfuse onde
fitti grumi

scorrono


12 commenti:

Anonimo ha detto...

bella...beh io non scrivo poesie....
buona domenica !
roberta

Anonimo ha detto...

SONO BRUNACCIO.

Beh, Roberta, stando al testo l'importante è che tu abbia una sorella che le scrive! ;-)

Buona domenica anche a te.

Un po' a tutti.
Questa poesia, che ho trovato in rete da un'amica di Senigallia, mi ricorda, nello stile e nel modo, 'Mio fratello è figlio unico' di Rino Gaetano (http://www.youtube.com/watch?v=ZgaGPuLDBG4).

Anonimo ha detto...

SONO BRUNACCIO.

Beh, Roberta, stando al testo l'importante è che tu abbia una sorella che le scrive! ;-)

Buona domenica anche a te.

Un po' a tutti.
Questa poesia, che ho trovato in rete da un'amica di Senigallia, mi ricorda, nello stile e nel modo, 'Mio fratello è figlio unico' di Rino Gaetano (http://www.youtube.com/watch?v=ZgaGPuLDBG4).

Anonimo ha detto...

beh, scherzi a parte:
i poeti e gli artisti in generale suscitano da sempre diffidenza:
persone inaffidabili e prive di senso pratico...
però credo che proprio tempi grigi come i nostri abbiano più che mai bisogno di arte.

roberta

transit ha detto...

A casa nostra nessuno scriveva poesie: nemmeno con un offerta o con le minacce. L'unico forse era Bubù: il cane del quartiere che si sistemava fuori l'uscio di casa nostra. Assumeva una faccia seria e osservatrice. Noi capimmo che lui era un poeta e scriveva poesie alla maniera dei cani: dopo aver pisciato sotto i muri, noi nei suoi occhi vedevamo le cose che non riuscivamo a vedre, anche se le avevamo ogni giorno sotto i nostri occhi. C'erano quelle volte in cui ci faceva vedere come piangevamo: era terribile, ci veniva da accarezzarci, però scappavamo in cerca di materiali di ferro, alluminio e rame da vendere a don Raffaele il rigattiere.

Persino il boss del quartiere si arrese:anche lui ci minacciò, ma la nostra famiglia era irremovibile. Diceva in coro: A noi non ci renderete schiavi e succubi della poesia. Mamma intanto si alzava presto per andare a lavoro: da bambina aveva avuto poco tempo per imparare a scrivere, specie poesie.

Eravamo in tanti. Sette femmine: tre dai capelli incandescenti di lava; tre dagli occhi neri di streghe che sapevano fare già le fatture d'amore e di morte; l'ultima, aveva sospiri incatenati al vento: ululava.

I maschi erano sette, ma altri sette si lasciarono cullare dal mare. Dei sette rimasti tre erano guardiani della vastità del nulla e gli altri quattro frequentavano animali randagi nella macchia dei vicoli.

Tutti avevano lo sguardo posato sulle cose che non c'erano. io sognavo un a bicicletta per strappare i pesi e le misure di contenzione di noi bambini. loro, le cose, erano sempre in giro: come vecchi perduti di memoria; come ragazzini sprezzanti di vita e la verità del coraggio nell'oralità di sempre a sfidare la vita che camminava piena di bellezza.

Ascoltavano le stelle sciamare lontane e le nuvole che si pulivano con il dorso della mano le labbra sporche di luna. nella pioggia sciamava il cielo distaccato.

A casa nostra eravamo in molti, ma nessuno s'interessa di poesia e tanto meno le scrivono. Persino io che correvo dietro il suonatore col pianino e un martedì stramazzai a terra per amore di lei, ascolto le poesie dai latrati di Bubù.

transit ha detto...

Marmorea e,
precipitosamente

calde le tue carni
il sorriso svelato;

ombre sfuse onde
fitti grumi

scorrono.

Massimo Campus ha detto...

Poeti e narratori, artisti e guitti, attori e affabulatori sono pericolosi per ogni regime e spesso ci lasciano la pelle. Perchè raccontano una verità che non è catalogabile e coercibile. O perchè il potere, qualunque potere, non tollera ciò che non comprende, e ciò che non è classificabile è sempre misterioso e perciò pericoloso.

transit ha detto...

In purgatorio: la donna, l'uomo.



In purgatorio, che io sappia, visto che sono stato spesse volte in gita in un purgatorio di quartiere, e persino a ballare; e poi, si può fare amicizia e organizzarsi, oltre che scambiare chiacchiere, passi di tango vicino al mare e lacrime e risate. e se dici purgatorio, forse ti avvicini di più a considerazioni e retaggi religiosi e letterari, piuttosto che al paradiso di un paesaggio e a certi inferni sulla terra che al paradiso tramandatoci da Adamo ed Eva.

A proposito, cosa che non sono mai riuscito a sapere, che tu sappia come andò a finire a Adamo ed Eva dopo che furono cacciati dall’Eden, continuarono la loro love story o cos’altro? E lei ebbe altri grilli per la testa. E a Adamo non gli veniva la voglia di un altra Eva, semmai mora o bionda, datosi che Eva era una rossa, di quelle con l’argento vivo addosso? Certo furono davvero due fessacchiotti: avevano tutto a disposizione e non pagavano nemmeno l’Ici- Imu.

Tutto a rotoli solo per il brivido della trasgressione? O forse Eva si innamorò non della mela ma di un altro, quindi fu indotta al peccato per motivi passionali, diciamo di coppia? Erano i primi segnali di crisi di coppia senza nemmeno aspettare il settimo annoi.

Ma allora anche l’Onnisciente sbagliò clamorosamente il pronostico? Che tempi a quei tempi le donne, anzi, la donna: una sola coppia. Eva la faceva da padrona: scorrazzava per le vie e i vicoli del paradiso in abiti succinti. E dicono che si truccasse anche. Eva aveva scoperto l’arte dei colori.

Domanda: Ma se esisteva una sola coppia, allora dopo i primi figli, erano per forza di cose tutti consanguinei.

Insomma, al di là di come ti viene, le tre stazioni fanno parte come minimo del percorso terreno, ma che chiamerei alti e bassi. S e è vero che tutte le cose nascono e poi muoiono, il confronto con esse, avviene dalla a alla zeta, ma credo, forse senza scomodare il sommo poeta. o da grande romantica vorresti che quell’amore non finisse mai?

un grande amore è stato tale, anche perché è finito. O il grande amore è quello che non finisce mai e se resta in vita, supera tempeste, bufere e terremoti? esiste un amore così, anche a fronte del tradimento accertato o nascosto?

quanti grandi amori continuando si sono trasformati nel non amore, in indifferenza e odio? forse sarebbe giusto accettare la realtà delle cose. E poi non ti è mai capitato di innamorarti di nuovo, e questo ti ha sorpreso moltissimo, innanzitutto perché non ci credevi nella maniera più assoluta. E’ la vita e noi a scorrere e a far parte del fiume.

Il vuoto forse è vuoto personale. Altrimenti l’altra persona diventa il nostro collante tappabuchi, buono per tutte le nostre paure cavernicole. In genere, quasi tutte le storie, hanno un seguito … ci si rivede … si parla, ci si guarda, forse si accorcia il tutto facendo l’amore … nel vuoto e poi si mette il punto … ai pensieri, per andare avanti.

Contunua ...

transit ha detto...

Sottolineo, a scanso di equivoci, che non ho ironizzato sul tuo personale dolore di donna o di uomo, ma sull’amore in generale, giusto per mettersi a qualche passo discosto dall’amore di una storia in particolare. E, calmare il cuore trafiggendolo con la lettura, scrittura e il ballo e tra una salsa e l’altra parlare di tango quando si balla il tango dell’addio. Intendo, in questo caso, non al tango in quanto ballo, ma a quello delle passioni, dei giuramenti e ciò che è stato e non sarà mai più. e se tornasse sarebbe una brutta copia, sbiadita e, corrosa.

A pensarci dovremmo stare tutti più attenti quando parliamo d'amore, innamoramento e amore folle e cieco: in fondo veniamo se è vero come vogliono farci credere che proveniamo tutti da Adamo ed Eva; beh, crediamo di esserci innamorati di qualcuno all'altro capo del mondo, quindi una perfetta sconosciuta, mentre invece molto probabilmente, è tua sorella. Tanto valeva innamorarsi nel cortile di casa, anzi, dentro casa.

Certo, è tua sorella alla lontana, sempre per per quell'isolato misantropo onanista dell'onnisciente, ma però, sempre tua sorella è. Poi dicono che il mondo e l'amore vadano a farsi benedire.

Anonimo ha detto...

SONO BRUNACCIO.

Perfettamente d'accordo con Ilic.
E infatti, solitamente, le poesie celebrative di qualsivoglia potere sono le meno riuscite!

Transit.
Come al solito, domani leggerò tutto, dirò la mia, e aggiornerò il post.

A dopo.

Massimo Campus ha detto...

Mi viene in mente, a proposito di odi celebrative, di un gruppo musicale della corea del nord, di cui non ricordo il nome, i cui titoli più famosi e riproposti dalle radio locali sono grossomodo: Quanto è grande il nostro Leader, L'esercito in testa al Popolo, Lode ai nostri dirigenti, Viva il popolo lavoratore etc etc. Giuro che non sto scherzando. Che fine farebbe laggiù un gruppo musicale che intitolasse una canzone: Finchè la barca va? (noto brano di Orietta Berti). Verrebbe spedito in un gulag immediatamente: chissà, direbbero i censori, che si nasconde dietro? Per non parlare poi di un poeta che scrivesse una poesia del genere: Soldati, si sta come d'autunno sugli alberi le foglie.

Anonimo ha detto...

SONO BRUNACCIO.

Ilic,
'i poeti che strane creature/ogni volta che parlano è una truffa'.

Transit,
quella di Adamo ed Eva è molto carina ed arguta, ma quella del cane è eccezionale. Per cui metto quella, assieme alla poesia, che, giacchè di poesia si parla, mi pare un must.