da http://selvasorg.blogspot.it/2013/02/schiaffo-morale-dal-brasile-al-resto.html
Schiaffo morale dal Brasile al resto del mondo
Amazzonia internazionalizzata? Capitale finanziario dei paesi ricchi dovrebbe essere internazionalizzato Non dobbiamo permettere che le riserve finanziarie servano a bruciare paesi interi in nome della speculazione
DICHIARAZIONI DI CHICO BUARQUE MINISTRO DELL'ISTRUZIONE DEL BRASILE
Durante un dibattito in un'università degli Stati Uniti, hanno chiesto all'ex governatore del Distretto Federale e attuale Ministro dell'Istruzione del Brasile, CRISTOVÃO CHICO BUARQUE, che cosa pensava dell'internazionalizzazione dell'Amazzonia. Uno statunitense nell'ONU ha introdotto la sua domanda, dicendo che si aspettava la risposta di un umanista e non di un brasiliano.Questa è stata la risposta del Sig. Cristóvão Buarque: In realtà, come brasiliano, parlerei soltanto contro l'internazionalizzazione dell'Amazzonia. Per quanto i nostri governi non curino opportunamente quel patrimonio, è nostro. Come umanista, sentendo il rischio del degrado ambientale che subisce l'Amazzonia, posso immaginarne l'internazionalizzazione, come anche di tutto il resto, che è estrema importanza per l'umanità.
Se l'Amazzonia, da un'etica umanistica, va internazionalizzata, internazionalizziamo anche le riserve di petrolio del mondo intero.Il petrolio è tanto importante per il benessere dell'umanità quanto l'Amazzonia per il nostro futuro. Ciononostante, i proprietari delle riserve credono di avere il diritto di aumentare o diminuirne l'estrazione o incrementarne o meno il prezzo.
Allo stesso modo, il capitale finanziario dei paesi ricchi dovrebbe essere internazionalizzato. Se l'Amazzonia è una riserva per tutti gli esseri umani, non dovrebbe essere bruciata soltanto per la volontà di un proprietario o di un paese. Bruciare l'Amazzonia è tanto grave quanto la disoccupazione causata dalle decisioni arbitrarie degli speculatori globali.
Non dobbiamo permettere che le riserve finanziarie servano a bruciare paesi interi nella voluttuosità della speculazione.
Inoltre, prima che dell'Amazzonia, mi piacerebbe vederel'internazionalizzazione dei grandi musei del mondo. Il Louvre non deve appartenere soltanto alla Francia. Ogni museo del mondo è il guardiano delle opere più belle prodotte dal genio umano. Non si può lasciare che quel patrimonio culturale, come è il patrimonio naturale amazzonico, venga manipolato e distrutto soltanto per il piacere di un proprietario o di un paese.
Non molto tempo fa un milionario giapponese decise di seppellire, insieme a se stesso, un quadro di un grande maestro. Quel quadro avrebbe dovuto essere internazionalizzato.
Durante questo incontro, le Nazioni Unite stanno realizzando il Foro del Millennio, ma i presidenti di alcuni paesi hanno avuto delle difficoltà a parteciparvi, a causa di situazioni sgradevoli sorte alla frontiera degli Stati Uniti. Per questo credo che New York, come sede delle Nazioni Unite, va internazionalizzata. Almeno Manhattan dovrebbe appartenere a tutta l'umanità. Così come Parigi, Venezia, Roma, Londra, Rio de Janeiro, Brasilia... ogni città, con la sua bellezza specifica, la sua storia del mondo, dovrebbe appartenere al mondo intero.
Se gli USA vogliono internazionalizzare l'Amazzonia, per non rischiare di lasciarla in mano ai brasiliani, internazionalizziamo tutti gli arsenali nucleari. Basta pensare che loro hanno già dimostrato di essere capaci di usare quelle armi, provocando una distruzione mille volte maggiore di quei deplorevoli incendi appiccati nei boschi del Brasile.
Nei loro discorsi, gli attuali candidati alla presidenza degli Stati Uniti hanno difeso l'idea di internazionalizzare le riserve forestali del mondo a cambio del debito estero. Cominciamo ad usare quel debito per garantire che ogni bambino del mondo abbia la possibilità di mangiare e di andare a scuola.
Internazionalizziamo i bambini, trattandoli tutti senza fare differenze riguardo al paese in cui sono nati, come patrimonio che meritano i cittadini del mondo intero. Molto più di ciò che si merita l'Amazzonia. Quando i dirigenti tratteranno i bambini poveri del mondo come Patrimonio dell'Umanità, non permetteranno che lavorino anziché studiare, che muoiano anziché vivere.
Come umanista, accetto di difendere l'internazionalizzazione del mondo; ma, finché il mondo mi tratterà come brasiliano, lotterò affinché l'Amazzonia sia nostra. Soltanto nostra!
NOTA:
Quest'articolo è stato pubblicato sul “New York Times”, sul “Washington Post”, sullo “USA Today” e sui quotidiani di maggior diffusione dell'Europa e del Giappone.
Ma in Brasile e nel resto dell'America Latina quest'articolo non è stato pubblicato.
Traduzione di Clara Ferri
Schiaffo morale dal Brasile al resto del mondo
Amazzonia internazionalizzata? Capitale finanziario dei paesi ricchi dovrebbe essere internazionalizzato Non dobbiamo permettere che le riserve finanziarie servano a bruciare paesi interi in nome della speculazione
DICHIARAZIONI DI CHICO BUARQUE MINISTRO DELL'ISTRUZIONE DEL BRASILE
Durante un dibattito in un'università degli Stati Uniti, hanno chiesto all'ex governatore del Distretto Federale e attuale Ministro dell'Istruzione del Brasile, CRISTOVÃO CHICO BUARQUE, che cosa pensava dell'internazionalizzazione dell'Amazzonia. Uno statunitense nell'ONU ha introdotto la sua domanda, dicendo che si aspettava la risposta di un umanista e non di un brasiliano.Questa è stata la risposta del Sig. Cristóvão Buarque: In realtà, come brasiliano, parlerei soltanto contro l'internazionalizzazione dell'Amazzonia. Per quanto i nostri governi non curino opportunamente quel patrimonio, è nostro. Come umanista, sentendo il rischio del degrado ambientale che subisce l'Amazzonia, posso immaginarne l'internazionalizzazione, come anche di tutto il resto, che è estrema importanza per l'umanità.
Se l'Amazzonia, da un'etica umanistica, va internazionalizzata, internazionalizziamo anche le riserve di petrolio del mondo intero.Il petrolio è tanto importante per il benessere dell'umanità quanto l'Amazzonia per il nostro futuro. Ciononostante, i proprietari delle riserve credono di avere il diritto di aumentare o diminuirne l'estrazione o incrementarne o meno il prezzo.
Allo stesso modo, il capitale finanziario dei paesi ricchi dovrebbe essere internazionalizzato. Se l'Amazzonia è una riserva per tutti gli esseri umani, non dovrebbe essere bruciata soltanto per la volontà di un proprietario o di un paese. Bruciare l'Amazzonia è tanto grave quanto la disoccupazione causata dalle decisioni arbitrarie degli speculatori globali.
Non dobbiamo permettere che le riserve finanziarie servano a bruciare paesi interi nella voluttuosità della speculazione.
Inoltre, prima che dell'Amazzonia, mi piacerebbe vederel'internazionalizzazione dei grandi musei del mondo. Il Louvre non deve appartenere soltanto alla Francia. Ogni museo del mondo è il guardiano delle opere più belle prodotte dal genio umano. Non si può lasciare che quel patrimonio culturale, come è il patrimonio naturale amazzonico, venga manipolato e distrutto soltanto per il piacere di un proprietario o di un paese.
Non molto tempo fa un milionario giapponese decise di seppellire, insieme a se stesso, un quadro di un grande maestro. Quel quadro avrebbe dovuto essere internazionalizzato.
Durante questo incontro, le Nazioni Unite stanno realizzando il Foro del Millennio, ma i presidenti di alcuni paesi hanno avuto delle difficoltà a parteciparvi, a causa di situazioni sgradevoli sorte alla frontiera degli Stati Uniti. Per questo credo che New York, come sede delle Nazioni Unite, va internazionalizzata. Almeno Manhattan dovrebbe appartenere a tutta l'umanità. Così come Parigi, Venezia, Roma, Londra, Rio de Janeiro, Brasilia... ogni città, con la sua bellezza specifica, la sua storia del mondo, dovrebbe appartenere al mondo intero.
Se gli USA vogliono internazionalizzare l'Amazzonia, per non rischiare di lasciarla in mano ai brasiliani, internazionalizziamo tutti gli arsenali nucleari. Basta pensare che loro hanno già dimostrato di essere capaci di usare quelle armi, provocando una distruzione mille volte maggiore di quei deplorevoli incendi appiccati nei boschi del Brasile.
Nei loro discorsi, gli attuali candidati alla presidenza degli Stati Uniti hanno difeso l'idea di internazionalizzare le riserve forestali del mondo a cambio del debito estero. Cominciamo ad usare quel debito per garantire che ogni bambino del mondo abbia la possibilità di mangiare e di andare a scuola.
Internazionalizziamo i bambini, trattandoli tutti senza fare differenze riguardo al paese in cui sono nati, come patrimonio che meritano i cittadini del mondo intero. Molto più di ciò che si merita l'Amazzonia. Quando i dirigenti tratteranno i bambini poveri del mondo come Patrimonio dell'Umanità, non permetteranno che lavorino anziché studiare, che muoiano anziché vivere.
Come umanista, accetto di difendere l'internazionalizzazione del mondo; ma, finché il mondo mi tratterà come brasiliano, lotterò affinché l'Amazzonia sia nostra. Soltanto nostra!
NOTA:
Quest'articolo è stato pubblicato sul “New York Times”, sul “Washington Post”, sullo “USA Today” e sui quotidiani di maggior diffusione dell'Europa e del Giappone.
Ma in Brasile e nel resto dell'America Latina quest'articolo non è stato pubblicato.
Traduzione di Clara Ferri
1 commento:
SONO BRUNACCIO
Ho problemi ad impaginare l'articolo. Invito le compagne e i compagni interessati, semmai dovessero avere problemi di lettura anche loro, a copiare il link originale e leggere la dichiarazione lì.
Non mi sono molto informato sulla situazione, ma credo che le parole del ministro brasiliano siano paradigmatiche di come il capitale globale sappia usare pro domo sua la questione ambientale per riversarla contro i Brics, che rimangono un capitalismo, pelomeno in questa fase, molto meno potente -perchè molto meno legiferante su scala internazionale- di quello americano.
Un altro esempio è la questione del protocollo di Kyoto sulle emissioni di carbone volto a penalizzare la Cina: certamente il carbone inquina, ma fare lezioni ambientali da parte di Paesi che hanno raggiunto l'industrializzazione con inquinamento enorme, che hanno discariche in Africa dove hanno distrutto territori per esportare rifiuti anche dei più pericolosi, è evidentemente una sorta di novello dazio per penalizzare l'avversario.
Per cui, pur non conoscendo l'attendibilità del sito e anche fingendo che queste parole non siano vere ma comunque verosimili, invito a riflettere bene su quanto viene riportato nella dichiarazione.
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