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sabato 25 gennaio 2014

LA NUOVA MAPPA DELLA POVERTA' IN EUROPA. UNA CATASTROFE UMANITARIA.


da http://www.senzasoste.it/le-nostre-traduzioni/la-nuova-mappa-della-poverta-in-europa-una-catastrofe-umanitaria
BBC Mundo
A più di cinque anni dall’inizio della grande recessione del XXI secolo, in Europa cambia la mappa della povertà.
Nell’eurozona, la Grecia vive “sull’orlo di una catastrofe umanitaria”, la Spagna ha tre milioni di persone che sopravvivono con redditi mensili inferiori a 307 euro ($ 417), le cifre ufficiali del Portogallo collocano il 18% della popolazione sotto la soglia della povertà, e in Paesi fondatori del progetto europeo come l’Italia il numero di poveri si è duplicato tra il 2007 e il 2012.La situazione va oltre la cosiddetta periferia. In Germania quasi otto milioni di persone sopravvivono con circa 450 euro ($ 611) mensili di salario e, fuori dall’euro, nel Regno Unito, le banche alimentari, amministrate da organizzazioni benefiche, si sono moltiplicate per 20.
I dati dell’agenzia europea di statistica, Eurostat, o della Banca Mondiale, coincidono con quelli di ONG che lottano contro la povertà come Oxfam.
“C’è una nuova mappa della povertà come conseguenza delle misure di austerità. L’aumento della disoccupazione, gli sfratti e lo smantellamento dello Stato sociale contribuiscono a questo nuovo panorama”, ha dichiarato alla BBC Mondo la direttrice di Oxfam Internacional, Natalia Alonso.

Cosa significa essere povero in Europa ?
La povertà si misura in termini assoluti e relativi. Nel primo caso si tratta di una virtuale incapacità di sopravvivenza. Nel secondo è relativa al reddito medio e alle aspettative di un’epoca (non avere frigorifero o elettricità o acqua corrente, esc.) che possono essere diverse in Europa o in America Latina, all’inizio del XX secolo o del XXI.
Nel Regno Unito la ONG Trussell Trust somministra due settimane di alimentazione di emergenza in più di 400 banche alimentari.
Nel 2011-2012, circa 128.697 persone sono ricorse a queste banche. Nel 2012-2013 la cifra si è quasi triplicata: 346.992.
“È gente che deve scegliere tra mangiare e accendere il riscaldamento. Gente che mangia una volta al giorno. Genitori che quasi non mangiano per alimentare i loro figli. Spesso ci si dimentica quanto è facile cadere in questa situazione. Perdita del lavoro, una bolletta dell’elettricità molto alta, una riduzione dei sussidi sociali, drammi familiari e una persona rimane con poco o niente. A questo si aggiungono salari bassissimi, impieghi temporanei o part time che fanno sì che la gente entri ed esca da situazioni di estremo bisogno”, ha dichiarato a BBC Mondo Chris Mould, direttore della Trussel Trust.
Nel Regno Unito è stato coniato il termine “povertà energetica” (fuel poverty) per una crescente percentuale della popolazione che sopravvive all’eterno e durissimo inverno britannico senza riscaldamento, perché non può far fronte alle bollette.
Geraldine Pool, con una diagnosi di depressione, divorziata, con un figlio e senza lavoro è una delle persone che non possono accendere il riscaldamento quest’inverno e hanno fatto ricorso ai buoni alimentari del Trussell Trust.
“Con il buono mi hanno dato carne e pesce in scatola, pasta, zucchero, latte, tè. Questo mi ha aiutato a sopravvivere per un po’ di tempo. Ma non posso accendere il riscaldamento: non potrei pagare le bollette. Non ho acqua calda, così per fare il bagno devo scaldare l’acqua e lavarmi come posso”, ha dichiarato a BBC Mondo.

I PIIGS
Secondo Eurostat, nel 2012 circa 124 milioni di persone –il 24.8% dei 28 Paesi della UE- erano in “pericolo di povertà o di esclusione sociale”, definizione che comprende sia la povertà relativa che quella assoluta. Nel 2008 la cifra era del 17%.
Questa situazione è particolarmente visibile nei Paesi più colpiti dalla crisi dell’eurozona e dai programmi di aggiustamento, raggruppati sotto il beffardo acronimo di PIIGS (“Pigs” significa maiali in inglese e comprende Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna).
L’economista greco Costas Lapavitsas, accademico dell’Università di Londra e autore di “Crisis in the Eurozone”, descrive la situazione nel suo Paese.
“La Grecia vive una crisi umanitaria peggiore di quella dell’Argentina alla fine della convertibilità nel 2002. È cresciuta la povertà assoluta e relativa. Il sistema sanitario è collassato, la gente non può accendere il riscaldamento, le banche alimentari sono all’ordine del giorno”, ha dichiarato a BBC Mondo.
È una storia che sembra uscita da una moderna commedia picaresca della povertà, una su dieci tra le famiglie greche ale quali è stata tagliata la fornitura elettrica l’anno scorso per non aver pagato la bolletta ha fatto ricorso all’inventiva, “attaccandosi” illegalmente alla rete generale per poter accedere a luce ed energia elettrica.
In Italia, il presidente dell’Istituto di Statistica, l’ISTAT, Antonio Golini, ha comunicato al Parlamento in ottobre che la povertà è passata da 2,4 milioni a 4,8 milioni tra il 2007 e il 2012.
Con una caduta del Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’1,8% nel 2013 non ci sono miglioramenti in vista.
“Ma questo va oltre i PIIGS. Sta succedendo nel centro. In Francia, per esempio”, sottolinea Costas Lapavitsas.

Vivere con meno
A settembre dell’anno scorso l’Istituto Nazionale di Statistica e Studi Economici della Francia (INSEE) ha rivelato che nel 2011 la povertà in Francia ha colpito il 14,3% della popolazione totale, il suo livello più alto dall’anno 1997 ad oggi.
Secondo l’INSEE circa due milioni di persone vivono con meno di 645 euro al mese ($ 877), circa 3,6 milioni hanno problemi di casa e circa 3,5 milioni ricevono aiuti alimentari.
Il caso più emblematico di questa “povertà dei ricchi” è la Germania, mostrata sempre come modello da seguire nell’eurozona per la sua crescita economica e la sua flessibilità lavorativa.
Il lato oscuro di questa crescita sono i quasi otto milioni di persone che sopravvivono con i cosiddetti minijobs che danno circa 450 euro al mese ($ 611) e prestazioni sociali nulle.
Dalle origini della flessibilizzazione tedesca con il governo socialdemocratico di Gehrard Schroeder nel 2002 alla sua attuale versione con la cancelliera Angela Merkel, le banche alimentari si sono triplicate da 310 a 906.
Una situazione simile si verifica in un altro dei modelli storici di società equitativa, Olanda.
A dicembre l’Agenzia Ufficiale di Statistica ha dichiarato che nel 2012 la percentuale di olandesi che viveva sotto la soglia della povertà era salita al 9,4%, equivalente a circa 664.000 famiglie. Nel 2010 la percentuale era del 7,4%.

Non a tutti va male
Nel 2007 l’Europa era già più disuguale che nel 1970: questa realtà si è approfondita vertiginosamente da allora.
Secondo l’Osservatorio della Realtà Sociale dell’organizzazione cattolica Caritas, il numero di milionari in Spagna è aumentato del 13% tra la metà del 2012 e il 2013 fino a superare le 400.000 persone.
Nel 1976, il presidente della terza entità bancaria spagnola guadagnava otto volte di più dell’impiegato medio; oggi guadagna 44 volte di più.
“In Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Spagna e Regno Unito si è assistito a una crescita dei livelli di disuguaglianza paragonabili al 16% di aumento in Bolivia nei sei anni che seguirono il programma di aggiustamento degli anni ‘90. In questi Paesi europei il 10% più ricco guadagna di più o il 10% più povero guadagna di meno o entrambe le cose”, ha dichiarato a BBC Mondo Natalia Alonso della Oxfam.
L’impatto non è solo sociale o umanitario: è in gioco il modello stesso di crescita europeo dal dopoguerra.
Questo modello inclusivo e con forti tendenze livellatrici nel sociale permetteva una crescita basata su un alto consumo domestico. Il modello non è scomparso, ma è in crisi.
“Se non cambiano queste politiche, l’Europa avrà bisogno di 25 anni per recuperare il livello di vita di cui godeva prima della crisi. È in corso lo smantellamento di un modello. Oggi la disuguaglianza nel Regno Unito è uguale a quella degli Stati Uniti”, ha dichiarato la Alonso a BBC Mondo.

Fonte: http://www.bbc.co.uk/mundo/noticias/2014/01/140115_economia_mapa_pobreza_europa_mj.shtml
Traduzione per Senzasoste Andrea Grillo, 16 gennaio 2014

1 commento:

Anonimo ha detto...

SONO BRUNACCIO

I poverissimi esistono perchè ci sono i ricchissimi (che modellano lo Stato a loro immagine e somiglianza).