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lunedì 10 febbraio 2014

10 FEBBRAIO. REVISIONISMO E USO POLITICO DELLA STORIA.

Oggi è la giornata cosiddetta del ricordo, giorno che piace tanto a fascisti e nazionalisti.
Questo articolo di militant -e per chi vuole il dibattito nei commenti che si trova sul link- è di qualche giorno fa e parte dall'occasione di uno spettacolo, contestato, di Cristicchi per rimettere in chiaro alcuni punti che il revisionismo ha intorbidito: primo fra tutti il falso legame tra l'esodo e le foibe.
Credo che vada letto e meditato, perchè un conto sono i morti innocenti che capitano nei conflitti (che però non hanno bisogno di una strumentalizzazione da parte di fascisti e revanscisti), un altro è inventarsi una sorta di olocausto a parti invertite.
Onore ai partigiani jugoslavi.
da http://www.militant-blog.org/?p=10212
Da diversi anni le campagne politiche volte a rileggere alcuni fenomeni della storia del Novecento hanno perso di veemenza. Da una fase di attacco a tutto campo della lettura “resistenziale” di determinati episodi della storia nazionale, si è passati ad una più efficace guerra di logoramento ideologico. Siamo passati dalle sbraitate storaciane contro i testi scolastici filo-comunisti al tentativo culturale di Romanzo Criminale o di Benigni nell’apologia del sano nazionalismo o dell’esaltazione della violenza criminale opposta a quella politica. Insomma, se la guerra ideologica contro ogni ipotesi di cambiamento politico reale continua, cambiano gli strumenti utilizzati, adeguati alle diverse fasi politiche e ai differenti contesti culturali di volta in volta presenti. C’è però una data che permane nel paesaggio istituzionale italiano figlia dello scorso decennio, quello in cui la destra aveva necessità dello sdoganamento politico e il sistema paese, nel suo complesso, bisogno di nuova linfa patriottica: il 10 febbraio. Quest’anno cade peraltro il decennale, sempre meno festeggiato a dire il vero, del “giorno del ricordo”, data in cui l’Italia si scoprì vittima del vero Olocausto del XX secolo, le foibe. Per anni ci siamo preoccupati di dare una lettura differente di tale data, concessa ad Alleanza Nazionale quale momento in cui celebrare l’italianità e i sacri valori del nazionalismo, libera finalmente dall’accusa di fascismo che si portavano appresso manifestazioni di questo tipo. Il contesto culturale creato ad arte ha permesso a un intero patrimonio di paccottiglia nazionalista di essere finalmente sdoganato, slegato dai lacci neofascisti in cui veniva ricondotto e finalmente libero di poter circolare tranquillamente nel dibattito politico ufficiale. L”operazione foibe” promossa da AN e avallata da tutto l’arco parlamentare ha costituito, e costituisce ancora oggi, l’episodio di revisionismo storico più macroscopico di questi decenni, quello più raffazzonato e più politicamente orientato. In altre parole, lo strumento attraverso il quale non solo la destra, ma tutto il nuovo corso politico rappresentato in parlamento, ha chiuso i conti politici e culturali con la Costituzione nata dalla Resistenza. Se ogni legge rimanda a una sua fonte superiore dalla quale trae legittimità, ciò vale anche per la legge principale italiana, e cioè la Costituzione, che infatti deriva la sua legittimità dal contesto storico in cui venne prodotta. La Resistenza, e con essa non solo i fatti storici che la produssero ma anche i valori politici che la ispirarono, rappresenta dunque il contesto di legittimità dalla quale muove la Costituzione. L’istituzionalizzazione del giorno del ricordo ci sembra perciò il momento clou dello svuotamento dei significati sostanziali che danno vita alla Costituzione, il momento in cui davvero ha chiusura la cosiddetta “Prima Repubblica” in favore della “seconda” a-fascista e anticomunista.
La giornata del ricordo capita in un contesto culturale profondamente segnato da questo utilizzo politico della storia. Fenomeno insito in ogni lettura storica, che infatti non è mai neutrale, ma sempre politicamente orientata. Il problema è che questo uso politico oggi è dominato dalla visione liberale-liberista dei rapporti sociali e dello sviluppo storico. A tale processo revisionista, la sinistra non ha saputo contrapporre una sua visione del mondo. Da una parte, l’ex sinistra comunista ufficiale, divenuta infine PD, ha sostanzialmente accettato attivamentela visione del mondo liberista. Dall’altra, la sinistra antagonista, o di classe, ha perso la bussola in un mare di visioni deboli, incapaci di avere la forza di esercitare un’egemonia culturale sulla società. La subalternità culturale è infatti uno dei tratti caratteristici delle organizzazioni di classe di questi decenni, anni in cui alla violenza della visione unica del capitale non si è saputo rispondere con una visione altrettanto unica sulle leggi fondamentale dello sviluppo economico e dei rapporti sociali presenti in ogni società.
Questa lunga premessa è doverosa per ricordare ancora una volta la pericolosità della giornata istituzionale del 10 febbraio, giorno in cui il nazionalismo italiano di ogni colore si ritrova sotto la bandiera dell’unità politica contro l”espansionismo slavo”, la “pulizia etnica”, l”odio razziale”, la “rappresaglia politica”. Come infatti ben argomentava Napolitano, vero tutore internazionale del governo dell’unità politica fra centrodestra e centrosinistra, le foibe costituirono
Un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica. [Napolitano, 10 febbraio 2007, Roma]
E’ ben evidente che se a pensarla così è l’esponente politico più popolare della “sinistra” istituzionale, la figura che più di ogni altra viene individuata come esempio o modello da seguire, nonché la più difesa a livello politico e mediatico, inattaccabile per definizione, qualcosa di marcio si è prodotto nella cultura politica del paese Italia. Utile ricordare, brevemente perché riproposto più volte anche su questo blog, le fantasie politiche espresse da questo breve estratto, che sintetizza bene l’opinione condivisa attorno al tema delle foibe e dell’esodo istriano seguito al Trattato di pace. Il “moto di odio e di furia sanguinaria” dovrebbe riferirsi alle 798 vittime ufficialmente ritrovate nelle cosiddette foibe, cioè le cavità carsiche presenti in territorio giuliano e istriano, fra il 1943 e il 1945. Infatti, nonostante i numeri sparati a caso di volta in volta dai vari esponenti politici, dall’estrema destra alla sinistra più ossequiosa, gli unici corpi ritrovati furono quelli che il maresciallo dei Vigili del Fuoco Harzarich ripescò nel biennio ’43-’45 (ribadiamo: fonte ufficiale fascista, quindi interessata ad amplificare l’accaduto). Poi più nulla. A ben vedere, in un contesto territoriale e temporale in cui morirono 50 milioni di persone, parlare di “moto di odio e di furia sanguinaria” sfiora il controsenso.
L’accenno al “disegno annessionistico slavo”, poi, recupera totalmente, senza alcun accento critico, l’impostazione politica irredentista rispetto alle terre istriane, che nella visione nazionalista appartenevano “naturalmente” allo Stato italiano e che solo per uno scherzo del destino, ordito dalle perfide potenze alleate e messo in atto dal comunismo internazionale personificato da Tito, sono state sottomesse alla Jugoslavia. Anche in questo caso, un ripasso di qualche manuale di liceo basterebbe a confutare una tale visione talmente raffazzonata e anti-storica dal lasciare il dubbio sulle reali capacità cognitive del presidente della Repubblica. L’Istria infatti apparteneva da secoli all’Impero austroungarico, sia inteso come possedimento veneziano per conto degli Asburgo, sia direttamente come proprietà dell’Impero centrale. Come recita uno qualsiasi dei testi di liceo, o anche basandosi solo su Wikipedia, infatti (e per rimanere a secoli recenti), “attraverso il trattato di Campoformio l’Istria assieme a tutto il territorio della Repubblica di Venezia [di dominazione francese] fu ceduta agli Asburgo d’Austria”. Nel successivo corso del secolo, e fino alla prima guerra mondiale, il territorio rimase sotto dominazione asburgica. Etnicamente, nel 1910, su 404.309 abitanti, 168.116 erano di origine serbo-croata; 55.356 sloveni; 13.279 tedeschi; 147.416 italiani. La penisola era dunque un territorio eterogeneo e multietnico, a maggioranza slava, e sotto controllo asburgico. Nulla legava queste terre all’Italia in quanto entità statale. Piuttosto, un contesto in cui erano presenti varie nazionalità e un intreccio di culture, fra cui quella veneta.
Dove si fonda dunque la presunta italianità di quelle terre, il tentativo di ritornare ad un originario stato di natura italiano delle regioni istriane e dalmate? Alla spartizione coloniale successiva ai trattati di pace del primo dopoguerra, in particolare il Trattato di Saint Germain en Laye del 1919. Le potenze alleate infatti promisero all’Italia la concessione dei territori austroungarici se fosse intervenuta in guerra contro gli imperi centrali. Cosa che infatti fece, smentendo l’alleanza storica con la Germania e l’Austria del 1881 e muovendo guerra contro gli ex-alleati. Il frutto della vittoria furono appunto (fra molte altre cose) le terre istriane, che divennero, per la prima volta, italiane a tutti gli effetti. Il senso dell’italianizzazione forzata di quelle terre fu subito impresso dallo Stato liberale, ma divenne compiuto due anni dopo, con l’ascesa del fascismo e la pulizia etnica, culturale e politica di confine. Già nel 1920, Mussolini dichiarava che
di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica dello zuccherino, ma quella del bastone.[...]I confini dell’Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani. [discorso tenuto a Pola, 24 settembre 1920].
L’Istria fu dunque italiana dal 1920 al 1945, quando la Jugoslavia, ormai formata quale Stato nazionale e liberatasi dal nazifascismo, si riappropriò di una parte del territorio istriano, andando alla resa dei conti politica con le classi dirigenti italiane che procederono alla “bonifica etnica di confine”. La liberazione infatti non coincise, come vorrebbe la fiaba liberale, con un moto pacifico d’intenti in cui le opinioni dei giusti sconfissero quelle degli autoritari. A la guerre comme a la guerre, la Resistenza jugoslava fece la propria rappresaglia politica contro tutti quegli italiani che ebbero direttamente a che fare con la repressione del popolo slavo. Rappresaglia cruenta, forse poco scientifica, ma determinata da un contesto storico definito, e che infatti le varie anime del nazionalismo italiano ben si guardano dal raccontare.
Il disegno annessionistico slavo altro non fu che quel processo di liberazione politica antifascista che contraddistinse la Resistenza jugoslava, una delle pochissime che si liberò effettivamente da sola e senza aiuti alleati dal controllo italo-tedesco. Processo di liberazione che non fu nazionale, ma a cui partecipò attivamente grande parte della Resistenza friulana e più in generale italiana. Partigiani italiani combatterono infatti sul fronte jugoslavo contro il nazifascismo, e molti combatterono con i fucili rivolti contro gli eserciti italiano e tedesco e insieme alle truppe jugoslave. Molte di quelle ottocento persone che finirono effettivamente nelle foibe non solo erano militari italiani caduti nelle battaglie contro la Resistenza jugoslava, ma erano appunto “già caduti”. Le foibe costituirono cioè, per una parte di queste persone, delle fosse comuni. Metodi sbrigativi, ma che niente hanno a che fare col concetto di pulizia etnica. Anche perché, molti di quegli italiani vennero uccisi da altri italiani. Ed è esattamente questo fatto che va rimosso nella lettura della resistenza europea contro il nazifascismo.
La “pulizia etnica” ricordata da Napolitano, dunque, sarebbe da riferirsi sicuramente alla politica italiana nei venticinque anni che la legarono all’Istria. Quella jugoslava dovrebbe essere definita “pulizia politica” di tutti quegli italiani che collaborarono col regime nel processo di annessione forzata della cultura slava a quella italiana. Cosa diversa è la parte riferita all’esodo, altro fatto che nel corso del tempo ha assunto contorni leggendari, e che fu determinato dal passaggio allo Stato slavo dei territori istriani, a cui seguì un referendum che stabiliva la libera scelta della cittadinanza da mantenere. L’opzione lasciava libere le popolazioni di determinare la propria appartenenza statuale: chi avesse scelto di mantenere la cittadinanza italiana avrebbe dovuto trasferirsi in Italia. Chi optò per quella jugoslava, sarebbe rimasto in Istria. Così nei fatti andò, e tutti coloro che decisero di mantenere la propria “italianità” furono quindi invitati a lasciare lo stato jugoslavo. Esattamente come impose la politica fascista alle popolazioni slave presenti in territorio italiano. Nel 1942 Mussolini ebbe infatti a dichiarare che
Sono convinto che al “terrore” dei partigiani si deve rispondere con il ferro e il fuoco[...]Non vi preoccupate del disagio economico della popolazione. Lo hanno voluto![...]Non sarei alieno dal trasferimento di masse di popolazione.
Anche qui, dei passaggi storici definiti e razionali, forse bruschi ma chiaramente determinati dagli accordi internazionali ai quali l’Italia aderì, peraltro da paese sconfitto, in questi anni di revisionismo storico sono stati definiti con termini e accenti degni della descrizione di ben altri tragici eventi.
Questo breve, sintetico e non esauriente excursus storico ci permette di inquadrare i fatti nella giusta ottica, contestualizzando fenomeni che non si produssero dal nulla ma che costituirono l’evoluzione di condizioni predeterminate, a loro volta generate da altre situazioni storiche che le produssero. E ci permette anche di percepire quale livello l’uso politico della storia ha raggiunto in questi anni. L’invenzione dell’Olocausto “di destra” ha contribuito in maniera determinante non solo a sdoganare una posizione politica marginalizzata nel corso della “prima repubblica”, ma soprattutto ad avallare il tentativo politico di equiparare nazismo e comunismo. Il fatto che questi eventi si poggiano sul nulla, sull’invenzione artificiosa di eventi storici mai avvenuti, sull’ingigantimento di episodi tutto sommato “normali” in un contesto bellico come quello della Seconda Guerra Mondiale, sembra non scalfire la sicurezza con cui ormai l’opinione pubblica assume tale versione dei fatti.
Di fronte a tutto questo è però necessario opporre una nostra visione del mondo, per non rassegnarci all’ineluttabile verità somministrata dai media e fatta propria dalle istituzioni. Anche quest’anno, cioè, contesteremo la farsa della giornata del ricordo. Anche quest’anno, noi ricordiamo tutto.

***
In calce, riportiamo una brevissima bibliografia, con l’obiettivo non solo di conoscere e consigliare le migliori fonti sull’argomento di recente pubblicazione, ma soprattutto per pubblicizzare il lavoro di alcuni storici che in questi anni si sono occupati scientificamente dell’argomento foibe, “esodo” istriano e fascismo di confine. Per anni il tema è stato relegato alla memorialistica interessata degli ex cittadini giuliano-dalmati, a sparute frange nazionaliste, o peggio ancora a sedicenti divulgatori storici che con la ricerca storiografica poco o nulla avevano a che fare. Questo ristretto magma socio-(sub)culturale ha amplificato a dismisura la propria voce da quando Alleanza Nazionale ne è riuscita efficacemente a produrre una sintesi politica, elevando a data istituzionale degli avvenimenti storici di per sé marginali e politicamente contraddittori. Questo non sarebbe potuto accadere se forze politiche di sinistra non avessero ceduto alle retoriche della pacificazione nazionale, barattando una malsana memoria condivisa con la fine della conventio ad escludendum e la possibilità di accedere alle stanze dei bottoni senza il retaggio dell’esperienza comunista. Questi testi rimettono al centro la dimensione storica in cui si produssero quelle vicende, le contestualizzano, le quantificano e le interpretano. Esattamente l’opposto della propaganda anti-slava e anti-comunista di questi decenni.
- Cernigoi C., Operazione foibe. Tra storia e mito, Kappa Vu, Udine, 2005
- Vice P., La foiba dei miracoli. Indagine sul mito dei sopravvissuti,Kappa Vu, Udine, 2008
- Volk S., Esuli a Trieste. Bonifica nazionale e rafforzamento dell’italianità sul confine orientale, Kappa Vu, Udine, 2004
- Kersevan A., Porzus. Dialoghi sopra un processo da rifare, Kappa Vu, Udine, 1995
- Kersevan A., Un campo di concentramento fascista. Gonars, Kappa Vu, Udine, 2003
- Conti D., L’occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito della “brava gente”, Odradek, Roma, 2008
- AAVV, Foibe: Revisionismo di Stato e amnesie della Repubblica – Atti del convegno, Kappa Vu, Udine, 2009
- Scotti G., Dossier Foibe, Manni, San Cesario di Lecce, 2005

12 commenti:

brunaccio ha detto...

RIPORTO UNA CONVERSAZIONE DA FB

Io preferisco ricordare i martiri delle foibe(e tra questi ci furono anche i partigiani Jugoslavi Domobranci:filomonarchici Sloveni,tanti Italiani e Italofoni che con il fascio littorio c'entravano poco o nulla,persino tanti comunisti Italiani(tra questi c'è da ricordare l'episodio dei cantierini Monfalconesi emigrati tra il' 46 e il'48 e giustiziati ed infoibati in quanto accusati di filostalinismo,in quel periodo ci fù la rottura tra Tito e Stalin,e l'uscita della Lega dei Comunisti Jugoslavi dal Cominform)o molti attivisti del TIGR(acronimo di Trst,Istra,Gorica,Rijeka:Trieste,Istria,Gorizia,Fiume in Sloveno,organizzazione dichiaratamente antifascista guidat da Loize Bratuz).I pochi esuli furono stipati sui treni(treni della vergogna,chiamati così a causa degli scherni e delle derisioni da parte dei liberatori)e poi stipati in campi di concentramento.Bruno posso consigliarti libri di storici di sinistra come Raoul Pupo e Gianni Oliva o di Rumici.Ah!Tanto per la cronaca,le foibe furono utilizzate per la prima volta nel 1919 dall'esercito di Casa Savoia in funzione antislava e poi riesumate dal gerarca Fascista Cobolli Gigli.Quanto aveva ragione Ennio Flaiano:"In Italia esistono due categorie di fascisti:i primi propriamente detti e poi gli antifascisti.Dispiace dirlo ma non vedo differenze tra centri sociali.collettivi universitari,circoli arci,ed altri postriboli radical-chic post-sessantottini e i ragazzotti di casapound,circoli futuristi,forza nuova etc.Negazionisti,violenti e prevaricatori allo stesso modo.

Roberto

brunaccio ha detto...

Se il problema sono le vittime innocenti bisognerebbe istituire una giornata per le vittime innocenti della storia, che peraltro non tocca solo guerre ma anche l'industrializzazione stessa, mentre fatta così è una meschina operazione storica che tende a rendere uguali chi combatteva per Hitler e i lager e chi combatteva questo mostro. Orbene, la Resistenza slava fu quella cruciale in Europa, tanto che si liberò senza gli alleati, e la cui forza centrale erano i comunisti titini e atnto che quasi tutte le formazioni partgiane italiane furono addestarte da slavi (basta leggere le vittime dei vari eccidi fascisti e troverai un sacco di slavi), così come in Jugoslavia molti italiani fascisti furono uccisi da italiani antifascisti e peraltro butta tra i 'martiri delle foibe'. anche i vari fucilati con regoalre processo di guerra. Bene, qualsiasi persona sia contenta di non essere vissuta nel nazismo deve un grazie enorme ai partigiani slavi, perchè i fenomeni storici si giudicano nel loro complesso e nei loro rapporti, non sulla base delle vittime innocenti che è un assurdo se si fa storia. Sul cosiddetto esodo, mi pare che non tieni conto del referendum (cosa che in pochi dicono e che già mette in luce che la questione non è così semplice) e che gli italiani erano l'elite colonialista di allora, un po' come i francesi in Algeria, e che questo ruolo padronale se lo vivevano non solo i fascisti. E vedere le leggi e le foibe fasciste contro i civili slavi (ben espresse dalle dichiarazioni di Mussolini) non può in alcun modo equiparare le cose. E così, chiamare fascisti gli antifascisti è operazione molto di moda nella modernità, ma è proprio depauperare concetti e assimilare barbarie ed umani errori (ciò che dei centri sociali non ti piace) che rende la misura di quanto sia riduttiva e dunque inutile a comprendere qualsiasi cosa, usare il solo principio di continuità senza vedere le discontinuità (è parte della metodologia delle fonti). Per me il problema non è mai stata la violenza in sè, ma la capacità di usarla ove serve e contro chi serve. La pietà e le lamentele per gli innocenti (tirati sempre fuori per comodo) le lascio ai preti della Storia.

brunaccio ha detto...

Così parlano i colonialisti Fabio.ti ho ben argomentato nel post che ad essere uccisi non furono certo dei fascisti,ma Italiani o Italofoni,ma addirittura gente che aveva fatto la resistenza insieme a Tito e persino suoi alleati ideologici.Putroppo Fabio,fai il medesimo discorso degli Americani(siamo noi il bene,tutti gli altri il male).Prendo a cuore la storia degli infoibati prechè vicina a quella dei Meridionali di Fenestrelle e di S.Mauro Torinese(i primi lager li inventarono i Sabaudi)o degli Armeni,dei Curdi,Dei Nativi Americani(ed anchedi questi genocidi i centri sociali se ne lavano le mani in maniera pilatesca).Putroppo dare del fascio a degli antifa non è una moda ma un monito che un grande come Flaiano ci ricorda dal 1970.La resistenza non fù solo appannaggio dei comunisti ma ci furono Socialisti,Azionisti,Repubblicani,Liberali,Cattolici,Monarchici(ah!fù infoibata anche la Brigata Partigiana Osoppo,accusata di presunti acordi con i nazisti,ma in realtà barbaramente e vigliaccamente uccisa dalla Brigata Garibaldi,di matrice Comunista).Chissà come mai l'ANPI,giornate alla resistenza bianca(fatta da persone come Ferruccio Parri,Altiero Spinelli,Adone Zoli etc.).Ribadisco la prova lampante che Flaiano avesse ragione lo si è dimostrato a Firenze,quando si è contestato Cristicchi nella rappresentazione di uno spettacolo teatrale sulle foibe(li si è visto il fascismo virulento dei centri sociali).A proposito dell'esodo degli Italofoni,ti faccio presente che quella gente è presente da quelle parti del 1400 e con gli Slavi fino alla Prima Guerra Mondiale andava d'amore e d'accordo(questo grazie alla saggia amministrazione della Serenissima prima e degli Asburgo poi,altro che Tito)poi le cose son degenerate prima grazie a Casa Savoia poi grazie a Mussolini(di cui oggi siete i degni eredi)per ragioni che sai(prime foibe,programma di Tolomei,Italianizzazione forzata).Ah!Ultima cosa e chiudo,nel 1945 quando l'Etiopia ritornò alla sovranità politico-economico il Negus Halè Selassiè garantì protezione e libertà agli Italiani presenti sul territorio(tra i cosiddetti coloni non c'erano solo gerarchi,ma c'erno soprattutto contadini e famiglie diseredate che si erano integrati bene nella società Etiope,poi arrivarono quei bravi ragazzi del DERG capitanati dal pagliaccio Menghistù,al soldo di Leonid Brezhnev e Jimmy Carter e sappiamo bene che fine ha fatto l'Etiopia)

Roberto

brunaccio ha detto...

Il proclama della Misericordia di Selassie che tu citi fu uno dei momenti più umanamente alti della Storia, ma non dimentichiamo che Selassie aveva sempre cercato la vicinanza dei partenr europei, ma appunto parliamo di Etiopia che è altro mondo e cultura. La Resistenza la fecero in tanti, ma è appurato che senza l'organizzazione comunista, dovuta a Mosca ma anche ad una disciplina militare, qualsiasi resistenza europea sarebbe stat ben poca cosa, e dunque il peso del martirio e la centralità della lotta la portarono per gran parte i comunisti. Bene, d'accordo sulle vittime innocenti, ma allora perchè non fare una giornata unica delle vittime innocenti visto che l'operazione complessiva, a cui Cristicchi e il Pd si prestano meschinamente, è evidentemente politica? Possiamo istituire una giornata per le vittime inncoenti di ogni fenomeno storico? Sarebbe giusto, ma è impossibile e così gli innocenti che vengono ricordati sono quasi sempre strumentalizzati. Sulle minoranze, verissimo ma gli italofoni che vollero rimanere jugoslvai nel referendum (che voleva dire essere comunque italiani ma di cittadinanza jugoslava) non dovettero fare alcun esodo. Poi, per carità, in un'ottica odierna è assurdo cacciare della gente per un motivo del genere, ma venivamo appunto dal terribile dominio fascista -e gli italiani che veramente odiavano questa cosa erano a fare la Resistenza jugoslava anche coi titini- e dunque di solito quando i popoli cacciano il nemico difficilmente (eccezion fatta per il Negus e pochi altri casi, ma, ripeto, è difficile considerare omogenea la situazione etiope e quella slava e se vuoi ti illustro i motivi concreti e materiali) si va per il sottile. Dunque prendo atto delle tue precisazioni (molte delle quali in verità sono ben nota, ricorda che ho 40 anni ed è un pezzo che leggo di queste cose) e dei tuoi inviti alla lettura, ma non mi sembra che il cuore centrale del discorso -ovvero la commistione tra innocenti e tentativo di creare una sorta di olocausto di destra per equiparare le parti in lotta- sia in qualche modo da queste sminuita. resta il desiderio di dire che fascisti e antifascisti sono uguali, d'altronde la giornata delle foibe l'hanno inventata apposta! Ma credo che le persone intelligenti possono criticare qualsiasi cosa, e da criticare a sinistra c'è molto, ma fare certe equiparazioni è assurdo. Il nazifascismo e i nazifascisti sono quelli, il resto, comunque lo si giudichi, è altro. Ecco perchè odio la giornata del ricordo, perchè aiuta a mettere tutto in un unico calderone, con buon gioco dei fascisti che sono sempre in prima fila, non a caso ,in queste giornate.

Brunaccio

brunaccio ha detto...

Dire che insieme ai fascisti furono uccisi anche innocenti è un conto, dire, come sembri fare tu all'inizio di questo tuo ultimo intervento, che furono perseguiti solo italofoni credo che sia un grosso errore storico. Ci sono i documenti che attestano le fucilazioni, regolarissime peraltro in tempo di guerra, di molti fascisti. La retorica è di chi ha istituito questo giorno, che butta in un unico calderone di 'vittime' sia i fascisti che gli innocenti. Ma, ripeto, se vogliamo essere giusti a sto punto dovremmo inserire una giornata per le vittime innocenti di ogni fenomeno storico, oppure, visto che diverrebbe materialmente impossibile, istituire una giornata delle vittime innocenti della guerra e della violenza. Ma chissà perchè penso che a tanti -non parlo di te che ho capito essere persona di grande onestà intellettuale- che oggi sembrano interessati agli innocenti delle foibe ciò non andrebbe bene...non avrebbero più il pretesto per equiparare fascismo e resistenza e dunque per poter sdoganarsi e ripresentarsi col vestito della festa. Con Cristicchi da recitargli il ruolo di 'utile idiot'. Ecco, questo è il senso del mio commento.

Brunaccio

brunaccio ha detto...

sono d'accordo sul fatto che certa destra cerchi di strumentalizzare(anche a loro non gliene frega granchè Bruno,dato che vogliono incasellarli in meri calcoli elettorali.infatti molti di lro oggi riemergono,ma per anni si sono datti alla macchia,e degli esuli Istriano-Friulano-Dalmati-Quarnarini se ne ricordavano solo quando c'era da votare.)Se fosse per me ricorderei tutti i genocidi istituendo una giornata particolare l'anno(e non solo incentrata sulla Shoah)ma purtroppo la storia la scrive chi vince,e credimi Bruno,da Meridonale Colonizzato a partire dal 1860 lo so bene.P.S.A me Cristicchi nemmeno piace

Roberto

brunaccio ha detto...

Guarda, hai confermato il fatto che sei una persona intellettualmente onesta, che dicevo sopra. Io lascerei il Giorno della Memoria, perchè il nazismo va ricordato a parte perchè espressione di qualcosa che l'Uomo non aveva ancora mai raggiunto a livello di crudeltà (ci era spesso anadto vicino ma mai con quel rigore e quella freddezza asettica), ma farei un altro giorno per tutte le vittime innocenti della Storia. Così vedremmo chi è in buona e chi è in malafede

Brunaccio

brunaccio ha detto...

Bruno,nei post ho citato anche i partigiani Domobranci(filomonarchici Sloveni),l'associazione clandestima TIGR(che ra pure si sinistra)o i gli operi dei cantieri navali di Monfalcone(PCI).Chi ha fatto qualcosa per gli esuli(anche quando c'era la Jugoslavia Titina,e avolte subendone le conseguenze)fù l'Unione degli Italiani(associazione,oggi anche sede di movimento politico,che ha fatto tanto per preservare la cultura Italofona in Jugoslavia,peraltro tollerata da Tito,altrimenti non avremmo avuto TeleCapodistria)

Roberto

brunaccio ha detto...

Guarda, infatti sarebbe una pagina da ristudiarsi, anche sugli esuli non italiani, ma le cose fatte alla Cristicchi (e alla giorno della memoria di destra) non aiutano. Penso che se la questione fosse affrontata nelle sedi storiche e nel dibattito invece che in questa operazione retorica, non avrei nemmeno io problemi a parlare di ciò che di male hanno fatto là i titini (peraltro non sono nemmeno un gran ammiratore di Tito se devo dirti), anzi io ho sempre contestato chi trasforma troppo la storia in epica, e noi comunisti spesso siamo stati troppo bravi nel farlo ;-)

Brunaccio

brunaccio ha detto...

Tito,ha perseguito una via "nazionale"al comunismo coniugando larghe autonomie e maggiore liberalismo rispetto ad altri paesi comunisti(università in Kosovo e in Bosnia,Media di Lingua Italiana,Ungherese e Albanese dove abitavano quelle specifiche minoranze,persino tolleranza religiosa in Croazia,Bosnia e Kosovo)a repressioni dure(Primavera Croata,Jesenice,Goli Otok).Oggi invece c'è un revanchismo ultranzionalista spaventoso(Croazia,Serbia)oppure un'islamizzazione forzata(Bosnia,Kosovo).L'unico lato positivo della fine della Jugoslavia(il boom economico di Slovenia e Croazia)oggi si è pure esaurito

Roberto

brunaccio ha detto...

Su Tito ora sarebbe lunga, ma per il suo problema centrale fu nella gestione della successione, su cui non fu avveduto. Visto che mi citavi il Negus etiope ti saluto con un aneddoto che forse già saprai. Haile Selassie e Tito erano in ottimi rapporti (entrambi paesi non allineati), tanto che Selassie ebbe una decorazione importantissima da Tito (non ricordo bene cosa fosse ma sulla pagina wiki di Selassie su onoreficenze, che sono tantissime, forse a livello numerico Ras Tafari fu quello che ne ebbe di più). Le vie della Storia spesso sono strane quanto divertenti e curiose. Ciao, buona serata!

Brunaccio

brunaccio ha detto...

Buona serata; ero a conoscenza dell'incontro.

Roberto