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venerdì 7 febbraio 2014

L'ATTACCO SISTEMICO AGLI ENTI LOCALI. DI MARCO BERSANI.

Marco Bersani ci riassume in modo molto agile e comprensibile come la spoliazione degli enti locali sia l'elemento centrale delle mosse del Capitale odierno nel suo attacco alle risorse, ai beni pubblici e al lavoro. Marco individua altresì nella cassa depositi e prestiti l'elemento di frattura su cui attaccare e individua nei sindaci e negli amministratori il peso di una scelta a venire fondamentale:accettare il loro ruolo di meschini contabili per conto della Trojka o viceversa riprendere in mano il territorio e il benessere di una cittadinanza.
Io aggiungo che qualsiasi forza organizzata voglia produrre una classe politica 'bolivariana' (ovvero capace di recuperare una dimensione sociale e di intessere relazioni solidali con l'area mediterranea comune come area macro economica e culturale) deve sempre correre su due binari: entrare a incidere nei parlamenti europei ed essere, a livello di amministrazione loocale, sponda e megafono delle lotte. Perchè una rete ampia e connessa di amministratori locali di diverse città e regioni è sempre difficile da commissariare rispetto all'attaccare un territorio per volta e perchè è solo rimanendo legati ai territori, così come ai luoghi di lavoro ove si produca conflitto, che si può non perdere di vista il senso della realtà.
da senzasoste.it

Il braccio operativo è Cassa Depositi e Prestiti
 
1. Uno dei nodi cruciali della guerra alla società, dichiarata dalle lobby finanziarie con la trappola della crisi del debito pubblico, vedrà nei prossimi mesi al centro gli enti locali, i loro beni e servizi, il loro ruolo. Infatti, poiché l’enorme massa di ricchezza privata prodotta dalle speculazioni finanziarie, che ha portato alla crisi globale di questi anni, ha stringente necessità di trovare nuovi asset sui quali investire, è intorno ai beni degli enti locali che le mire sono ogni giorno più che manifeste.
2. Già nel rapporto “Guadagni, concorrenza e crescita”, presentato da Deutsche Bank nel dicembre 2011 alla Commissione Europea, si scriveva a proposito del nostro Paese : “ (..) I Comuni offrono il maggior potenziale di privatizzazione. In una relazione presentata alla fine di settembre 2011 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze si stima che le rimanenti imprese a capitale pubblico abbiano un valore complessivo di 80 miliardi di euro (pari a circa il 5,2% del PIL). Inoltre, il piano di concessioni potrebbe generare circa 70 miliardi di entrate. E questa operazione potrebbe rafforzare la concorrenza. (..) Particolare attenzione deve essere prestata agli edifici pubblici. La Cassa Depositi e Prestiti dice che il loro valore totale corrente arriva a 421 miliardi e che una parte corrispondente a 42 miliardi non è attualmente in uso.
Per questa ragione potrebbe probabilmente essere messa in vendita con relativamente poco sforzo o spesa. Dal momento che il settore immobiliare appartiene in gran parte ai Comuni, il governo dovrebbe impostare un processo ben strutturato in anticipo. (..) Quindi, secondo le informazioni ufficiali, il patrimonio pubblico potrebbe raggiungere in valore complessivo di 571 miliardi, vicino al 37% del PIL. Naturalmente, il potenziale può anche essere ampliato.”
3. La spoliazione degli enti locali è naturalmente avviata da almeno un quindicennio e vi hanno concorso diversi fattori. Il primo è stato il Patto di Stabilità e Crescita interno, ovvero le diverse misure, annualmente stabilite, per far concorrere gli enti locali agli obiettivi di stabilità finanziaria stabiliti dallo Stato in accordo con l’Unione Europea. Quel patto ha visto in una prima fase una durissima contrazione delle possibilità di assunzione del personale da parte degli enti locali, riducendone drasticamente la qualità del servizio e contribuendo in questo modo a costruire una campagna ideologica sull’inefficienza del “pubblico”; in un secondo momento è finita sotto attacco la possibilità e la capacità di investimento da parte degli enti locali che, con l’alibi di non doversi indebitare, sono stati costretti e ridurre al lumicino le opere da realizzare; infine, nell’attualità, perfino la capacità di spesa corrente trova draconiane limitazioni, mettendo definitivamente a rischio il funzionamento stesso degli enti locali. Classificati da ora in avanti in “virtuosi” e “non virtuosi”, gli enti locali saranno costretti, per entrare nella prima categoria, ad aumentare le tasse locali e le tariffe, a ridurre ulteriormente l’occupazione, a dismettere il patrimonio pubblico e a privatizzare i servizi pubblici locali.
4. Il secondo fattore è dovuto alla spending review, ovvero i drastici tagli lineari che, anziché riorganizzare la spesa eliminando gli sprechi e le corruttele, comportano un’automatica riduzione di tutti i servizi erogabili senza alcuna scala di priorità e senza la benché minima programmazione. Il terzo fattore è stata l’approvazione del Fiscal Compact, ovvero l’obiettivo sottoscritto in sede europea di portare entro venti anni al 60% il rapporto debito/pil che oggi è pari al 133% . Ciò significa annualmente una riduzione secca di tale rapporto del 3,3% , con un costo di oltre 50 miliardi/anno. Se a questo si aggiunge l’introduzione del pareggio di bilancio nella Costituzione –di fatto, la costituzionalizzazione della dottrina liberista- il quadro è decisamente chiaro.
5. La tesi qui sostenuta è che l’attacco agli enti locali sia sistemico e abbia come ultimo obiettivo la scomparsa della funzione pubblica e sociale dell’ente locale, come sin qui lo abbiamo conosciuto, trasformandone il ruolo da erogatore di servizi per la collettività a facilitatore dell’espansione della sfera di influenza dei capitali finanziari e da garante dell’interesse collettivo a sentinella del controllo sociale delle comunità. Una trasformazione autoritaria necessaria per permettere, attraverso la drastica riduzione della democrazia di prossimità, la totale spoliazione dei beni comuni delle comunità locali. Per queste ragioni, l’ente locale è destinato a diventare uno dei luoghi fondamentali dello scontro sociale nei prossimi mesi.
6. L’insieme di draconiane misure nei confronti degli enti locali ha un unico scopo: metterli con le spalle al muro dal punto di vista economico per persuaderli/obbligarli ad un gigantesco percorso di espropriazione e di privatizzazione, consegnandone beni e patrimonio alle lobby bancarie e finanziarie Un processo che avviene attraverso diversi ma convergenti percorsi. Cosa posseggono infatti gli enti locali? Territorio, patrimonio e servizi, ed è su questi che si sta giocando, e sempre più lo si farà nel prossimo periodo, la guerra contro la società.
7. Il territorio è da tempo strumento di valorizzazione finanziaria, in due diverse modalità di scala. La prima attraverso la continua cementificazione del suolo, favorita da una norma, da anni reiterata in Parlamento, che consente di utilizzare gli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente dei Comuni : in pratica, anche solo per garantire l’ordinario funzionamento dell’ente locale, gli amministratori sono invogliati a consegnare porzioni di territorio alla speculazione immobiliare, arrivando al paradosso che, mentre fino a qualche anno fa erano i costruttori a fare la questua negli uffici comunali per ottenere cambi di destinazione d’uso di terreni, oggi sono i sindaci a inseguire i costruttori per poter firmare convenzioni che consentano di mettere in cassa i relativi oneri. La seconda è quella dei grandi eventi e delle grandi opere : che siano basi militari (Muos di Catania, Dal Molin di Vicenza), che siano mega-progetti infrastrutturali (Tav, Ponte sullo stretto, 35 nuovi progetti autostradali) o “eventi” (Giubileo di Roma, Expo di Milano), l’unico obiettivo è la consegna del territorio alla valorizzazione finanziaria e alla speculazione immobiliare.
8. Il patrimonio pubblico in mano agli enti locali ha, come abbiamo visto, dimensioni enormi (421 miliardi). La sua svendita, cominciata da tempo, è oggi considerata da Governo e Sindaci un vero e proprio piano strategico e, attraverso l’alibi della crisi del debito pubblico, sono ormai in adozione in tutti i Comuni piani di dismissione all’unico scopo di fare cassa. Anche i servizi pubblici locali sono da molto tempo sotto attacco e a rischio privatizzazione. Su questo terreno, come anche Deutsche Bank nel suo rapporto citato all’inizio ha dovuto riconoscere, la straordinaria vittoria referendaria del movimento per l’acqua nel giugno 2011 ha complicato molto i piani, senza tuttavia far desistere le grandi lobby finanziarie.
9. Cassa Depositi e Prestiti, ovvero l’ente (ora SpA, con all’interno le fondazioni bancarie) che raccoglie il risparmio postale (240 miliardi) di quasi 24 milioni di persone, è il vero e proprio braccio operativo di questo processo. Cassa Depositi e Prestiti interviene infatti sulla valorizzazione finanziaria del territorio, finanziando direttamente, o attraverso F2i (Fondo per le infrastrutture, partecipato al 16% da Cdp), molte delle grandi opere, in particolare autostradali, in corso o in progetto nel nostro Paese; così come, attraverso FIV (Fondo Investimenti per la Valorizzazioni) di CDPI sgr si propone agli enti locali come partner ideale per la valorizzazione degli immobili da immettere sul mercato, fissandone un prezzo ed impegnandosi ad acquisirli, qualora dopo bando l’ente locale non riesca a venderli (FIV comparto Plus) o acquisendoli direttamente (FIV comparto Extra); altrettanto determinante è il ruolo assunto da Cdp nei processi di privatizzazione dei servizi pubblici locali, essendo da tempo impegnata attraverso F2i (Fondo per le infrastrutture) da una parte e FSI (Fondo strategico Italiano, interamente controllato da Cdp), in operazioni di ingresso nel capitale sociale delle aziende di gestione del servizio idrico e dei servizi pubblici locali per favorirne fusioni societarie e il rilancio in Borsa.
10. Se il luogo dello scontro sociale del prossimo periodo sarà dunque l’ente locale, il nodo intorno al quale si dipanerà sarà quello del ruolo di Cassa Depositi e Prestiti. Se sotto attacco è la stessa funzione sociale degli enti locali come luoghi di prossimità degli abitanti di un territorio, altrettanto sotto scacco è l’utilizzo della ricchezza sociale prodotta nel Paese, in particolare quella del risparmio postale dei cittadini, che invece di essere utilizzata per gli investimenti volti al soddisfacimento dei bisogni sociali e ambientali delle comunità locali, viene interamente indirizzata come leva per l’espansione dei mercati finanziari e finalizzata all’espropriazione dei beni comuni. Si comprende meglio, a questo punto, anche il senso profondo della progressiva riduzione degli spazi di democrazia, che vede nell’accentramento istituzionale da una parte e in una furbesca campagna contro la “casta” e relativa riduzione della rappresentanza dall’altra, il progressivo distanziamento dei luoghi della decisionalità collettiva dalla vita concreta delle persone. L’obiettivo è chiaro : se ciò che è in atto è un mastodontico processo di spoliazione delle comunità locali, diviene necessario rendere loro sempre più ardua qualsiasi forma di organizzazione e di protesta, trasformando in rassegnata solitudine quella che potrebbe altrimenti divenire lotta per la riappropriazione sociale.
11. Oggi sindaci e amministratori sono posti di fronte ad un bivio senza zone d’ombra : devono decidere se essere gli esecutori ultimi di un processo di privatizzazione che dalla Troika discende verso i governi e scivola giù fino agli enti locali o se riconoscersi come i primi rappresentanti degli abitanti di un determinato territorio e porsi in diretto contrasto con quei processi. Ma, indipendentemente dalla consapevolezza dei propri sindaci e amministratori, le donne e gli uomini di ogni comunità locale di questo Paese devono sapere che la lotta collettiva e generalizzata contro la trappola del debito, per una nuova finanza pubblica e sociale, per la riappropriazione sociale dei beni comuni, è interamente nelle loro mani. E che da essa dipende il destino della democrazia reale.

Marco Bersani
tratto da http://www.sinistrainrete.info

8 commenti:

precari united ha detto...

SONO BRUNACCIO. RIPORTO UNA CONVERSAZIONE DA FB

Sono d'accordo. Per avere un peso anche nelle istituzioni bisogna però esserci; quindi si pone la classica e antica questione del potere. La lista Tispras come la vedi, Bruno?

Sandro

precari united ha detto...

Ci sono diversi punti di fondo in cui non mi trovo ad essa concorde (e te li risparmio che finirebbe in un modo lungo e ripetitivo giacchè qua più volte discusso) ma davanti ad un parlamento europeo che potrebbe riempirsi di fascisti o di docili esecutori mi sembra l'unica soluzione accettabile. Se ci sarà da votarla, credo proprio che la voterò.

Brunaccio

precari united ha detto...

Anch'io ho diverse perplessità in particolare sull'appello degli intellettuali: la questione è se si utilizza questa esperienza per intrecciare una rete di rapporti tra diverse realtà e soggetti che oggi non comunicano...oppure se pensiamo ad un atteggiamento limitato al voto e indifferente alle possibilità potenziali di aprire percorsi comuni più vasti?

Sandro

precari united ha detto...

Caro Sandro, faccio fatica a comprendere come andrà il futuro. Certamente attività sui territori qua si tenta di produrla, ma se sapessi dire da qui a fra un po' se sarà la lista Tispras a intrecciare i nostri percorsi, o viceversa se saranno i nostri percorsi a produrre un soggetto nuovo (in cui magari queste esperienze saranno riassunte e magari superate) sarei un mago! Per parte mia e per quel che mi riguarda, credo che per adesso sia bene pormi come (probabile) votante ed osservatore e continuare collettivamente a cercare di trovare pratiche e riflessioni articolate perlomeno sul territorio, che peraltro non è mai (come ben conosci ma lo butto come spunto di riflessione quando parlo di questi argomenti) il singolo comune ma un' entità omogenea più allargata in cui si intrecciano paesaggi e luoghi di produzione e riproduzione). Poi forse sarà l'assenza di pregiudizi e, vizio contrario, di idolatrie verso questa esperienza europea che sta costituendosi (e magari nel tempo migliorerà anche nei punti, peraltro abbastanza importanti nell'analisi della fase capitalista odierna, in cui non mi convince) a dirmi e dirci cosa sarà possibile fare. Più di così in questo momento non sono proprio capace di dirti.

Brunaccio

precari united ha detto...

teatrovalleoccupato.it

Questo pomeriggio Tsipras parlerà al teatro valle. C'è la diretta in streaming.

Taran10

precari united ha detto...

Io, come sai Bruno, sono anche più scettico di te sulla fase attuale, ma siccome hai posto il tema del ruolo delle rappresentanze istituzionali nei territori e in Europa come elemento antagonista delle politiche monetariste, il problema della traduzione pratica resta e forse sarebbe ora di affrontarlo. Iniziare a lavorare per degli obbiettivi, ovviamente, non significa conoscerne gli esiti in anticipo. Sarebbe bello.

Sandro

precari united ha detto...

Taran10
Non so se a quell'ora riesco a vedermelo perchè ho da fare una cosa alle 17,30. Però, grazie, sicuro lo si potrà vedere in differita.

Sandro
Per affrontarlo si stanno confrontando diverse aree e realtà di movimento in tutta Italia, tentando di superare divergenze e incomprensioni storiche. A Senigallia si può continuare a produrre lavoro politico, ma la sintesi non possiamo certo trovarla noi: si tratterebbe di una sorta di lista civica mentre qua c'è bisogno di qualcosa di più strutturato e integrato. Ovviamente oltre questo, per dovere di rispetto a processi che si stanno svolgendo, non posso dire nè sinceramente sono dentro i movimenti fino ad un livello nazionale-metropolitano da poter fare un quadro delineato della situazione, anche volessi.

Brunaccio

precari united ha detto...

Certo, infatti io credo che sia un discorso che vada oltre Tsipras e la scadenza delle Europee. Non credo ai miracoli di un "passaggio elettorale" anzi.

Sandro