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domenica 2 febbraio 2014

SUNDAY MAGAZINE




Il Borgo

Fu nelle vie di questo
Borgo che nuova cosa
m'avvenne.
 
Fu come un vano
sospiro
il desiderio improvviso d'uscire
di me stesso, di vivere la vita
di tutti,
d'essere come tutti
gli uomini di tutti
i giorni.
Non ebbi io mai sì grande
gioia, né averla dalla vita spero.
Vent'anni avevo quella volta, ed ero
malato. Per le nuove
strade del Borgo il desiderio vano
come un sospiro
mi fece suo.
 
Dove nel dolce tempo
d'infanzia
poche vedevo sperse
arrampicate casette sul nudo
della collina,
sorgeva un Borgo fervente d'umano
lavoro. In lui la prima
volta soffersi il desiderio dolce
e vano
d'immettere la mia dentro la calda
vita di tutti,
d'essere come tutti
gli uomini di tutti
i giorni.
 
La fede avere
di tutti, dire
parole, fare
cose che poi ciascuno intende, e sono,
come il vino ed il pane,
come i bimbi e le donne,
valori
di tutti. Ma un cantuccio,
ahimé, lasciavo al desiderio, azzurro
spiraglio,
per contemplarmi da quello, godere
l'alta gioia ottenuta
di non esser più io,
d'essere questo soltanto: fra gli uomini
un uomo.
 
Nato d'oscure
vicende,
poco fu il desiderio, appena un breve
sospiro. Lo ritrovo
- eco perduta
di giovinezza - per le vie del Borgo
mutate
più che mutato non sia io. Sui muri
dell'alte case,
sugli uomini e i lavori, su ogni cosa,
è sceso il velo che avvolge le cose
finite.
 
La chiesa è ancora
gialla, se il prato
che la circonda è meno verde. Il mare,
che scorgo al basso, ha un solo bastimento,
enorme,
che, fermo, piega da un parte. Forme,
colori,
vita onde nacque il mio sospiro dolce
e vile, un mondo
finito. Forme,
colori,
altri ho creati, rimanendo io stesso,
solo con il mio duro
patire. E morte
m'aspetta.
 
Ritorneranno,
o a questo
Borgo, o sia a un altro come questo, i giorni
del fiore. Un altro
rivivrà la mia vita,
che in un travaglio estremo
di giovinezza, avrà per egli chiesto,
sperato,
d'immettere la sua dentro la vita
di tutti,
d'essere come tutti
gli appariranno gli uomini di un giorno
d'allora.

Umberto Saba
(Dal Canzoniere, Milano, Garzanti, 1951)



Bastardo.
BASTARDO.
Non lo penso davvero in fondo, so che non è così dannatamente brillante da potermi fregare. Gli voglio bene ma questo non doveva farlo, no. Conosco Gianmarco da tre anni ormai, ci siamo incontrati per caso a una festa tra amici e dopo due settimane andavamo a letto insieme. Nessun coinvolgimento emotivo: per lui sono una parentesi spensierata dopo un matrimonio fallito, per me è solo attrazione per il suo magnifico corpo possente e per la foga che mette nel sesso. Poi mi piace il suo aspetto così virile con la barba brizzolata, la voce profonda e anche, diciamolo, i suoi modi un po’ rudi da vero maschio, come ormai ce ne stanno pochi. Chissà perché oggi gli uomini credono di rendersi interessanti comportandosi come donne mancate o come bambini lamentosi, quasi debbano vergognarsi della loro natura di predatori di femmine.

Gianmarco no, è diretto e a volte un po’ rozzo, ma mi piace così. Non cerco romanticherie, troppe delusioni mi hanno insegnato che gli uomini alla fin fine sono tutti uguali, e va già bene se ti regalano buoni orgasmi e non ti complicano la vita. Con Gianmarco ce la siamo sempre spassata, sesso e divertimento: lui mi ha detto fin dall’inizio che però era in cerca di una donna da amare, e che quando l’avesse trovata… nessun problema, gli ho sempre risposto, mi farò da parte e sarò contentissima per te. In attesa dell’amore intanto, non si è fatto mancare niente: donne di tutte le età, sesso a tre, scambio di coppia … ha voluto dare corpo a tutte le sue fantasie, e io sono stata la sua amica, la sua confidente, la sua complice. Non mi sono mai tirata indietro, neppure quella volta che ha voluto incontrare una trans, e ci siamo ritrovati a girare in macchina alle due di notte alla ricerca di Pamela, splendido corpo sudamericano inguainato in un miniabito di paillettes. Quella con Pamela è stata un’esperienza molto intrigante, che ancora ricordo con un brivido di piacere.

Insomma tutto filava liscio, fino alla settimana scorsa, quando mi hanno rubato il cellulare. Non era, per fortuna, il telefono che uso per lavoro, ma mi ha molto seccato perdere tutti i numeri dei miei amici, numeri che da vera stupida non avevo trascritto in nessuna rubrica! Ho inviato delle mail per recuperarli, ma Gianmarco, invece del solito "Ciao, bella vogliosa!" mi ha insospettito con un saluto piuttosto formale: l’ho chiamato al numero che mi aveva dato in mail e una voce femminile ha biascicato una scusa. Mi ci sono voluti trenta secondi per capire che si trattava di Ottavia.

Ottavia *** è la moglie di un rinomato medico della nostra città: cinquantadue anni portati benissimo con l’aiuto del bisturi, capelli color platino e abiti sartoriali, insomma una donna affascinante e di classe. Gianmarco si è tolto con lei il capriccio di provare con una donna matura (poco originale, ma si sa come sono gli uomini: si credono gli inventori di chissà quale variazione sul tema erotico...) e a quello che so si è trattato di un capriccio ripetuto più volte; me l'ha presentata durante un aperitivo, in occasione di non ricordo più quale evento, e ci siamo rivisti tutti e tre a una cena con amici comuni: questo però non spiega il fatto che lei risponda alla sua mail e al suo telefono.

All'ora di pranzo raggiungo Gianmarco in ufficio; tra un morso e l'altro a uno scipito tramezzino nel più vicino bar gli racconto l'accaduto, e lui come niente fosse:

"Ah vero, ho dimenticato di dirtelo, un po' di tempo fa ho dato a Ottavia le mie password: sai com'è, è piuttosto gelosa.... non di te, naturalmente, stai tranquilla..." lo dice con quell'aria innocente che mi fa venire voglia di rovesciargli addosso la sua pretenziosa insalata all'ananas.
"Un po' di tempo fa: insomma lei leggeva tutto quello che ti scrivevo, ma guarda un po'..."
"Volevo solo provarle che non le nascondo niente"
"Ma che persona corretta: però non hai pensato a me! Chi ti ha dato il diritto di farle frugare nei nostri dialoghi? Tutte le mie confidenze messe in piazza, quanto mi fa incazzare questa cosa! Ma di mettermi in imbarazzo, non te ne fregava niente? Aspetta aspetta, ma che c'entra la gelosia? Non mi dire, ti sei innamorato di Ottavia? Ma dai..." Lui giocherella col portatovaglioli come un ragazzetto timido; spero solo che mi risparmi un patetico annuncio che invece arriva all'istante:

"Ottavia è una donna meravigliosa, e tra lei e il marito non funziona più ormai: ci siamo innamorati, e sono felice con lei, come non mi accadeva da tanto tempo...tu resterai sempre la mia migliore amica, ma adesso, vedi..." Interrompo questa penosa sequela di banalità: "Ok ok, sono davvero felice per voi, vi faccio tanti auguri eccetera eccetera, ma intanto vi siete divertiti alle mie spalle, ti pare giusto ???"

"Scusami, ma secondo me te la stai prendendo troppo.... Ottavia non ha avuto niente da ridire, ti trova anche simpatica, credimi... dai, alla fine non è che sia successo niente, guarda ti consideravo una donna dalla mente aperta, che non bada a certe convenzioni, pensavo che avresti colto il lato intrigante di questa storia..." Irrefrenabile istinto di infilzarlo con la forchetta dell'insalata, ma riesco a mantenere il controllo e ci salutiamo da vecchi amici. Lui, povero caro, pensa che la faccenda sia finita lì.

******

La faccenda invece è appena iniziata, grazie anche a Pamela, la trans della famosa nottata: da allora è cliente del mio negozio di scarpe e accessori, che ha consigliato a diverse sue amiche: sarà ben felice di aiutarmi, magari in cambio di uno sconto speciale sui nuovi arrivi della stagione.

Oggi però non vado al negozio: ho appuntamento con il Dottor ***, lo stimato medico marito di Ottavia (sono diventata una sua paziente, non ve lo avevo detto? è un uomo fantastico, oltre che un ottimo medico, abbiamo una splendida intesa...), e dopo incontrerò Davide***, un caro vecchio amico, brillante imprenditore che ha messo nel cassetto i suoi studi classici per aprire una catena di sexy shop (e aveva ragione, pare che nonostante la crisi gli affari gli vadano molto bene). Penserete che sto esagerando con questo piano... Ops! Non volevo anticipare nulla, ma sì, c'è un piano.

******

Gianmarco mi ha chiamata ieri sera. Non ci sentivamo ormai da quattro o cinque di mesi, e lui ha confessato di avere esitato a contattarmi prima, temeva che fossi ancora arrabbiata per quella storia delle mail. Che sciocco, gli ho risposto: è faccenda chiusa, siamo amici no? E come va con Ottavia? E col lavoro? Ho sentito che il tuo studio legale funziona alla grande...

Non va tanto bene sai, ha ammesso, sto attraversando un periodo un po' così, voglio incontrarti perchè ho bisogno di parlare con te.

Appuntamento in centro per pranzo, al ristorante***, uno dei miei locali preferiti. Arrivo in anticipo, e visto che lo studio di Gianmarco è a due passi vado su per incontrarlo.

Ginevra, la giovane segretaria, mi accoglie gentilmente all'ingresso: siamo in confidenza, è anche lei mia cliente, e chiacchieriamo del più e del meno mentre aspetto che Gianmarco si liberi. Lei mi racconta di un gustoso aneddoto che lo riguarda: pare negli ultimi tempi tra i clienti di Gianmarco ci siano diverse trans, che arrivano con i problemi legali più disparati, e tutte chiedono espressamente di lui. Alcune di loro poi, mostrano una certa audacia, affermano allusivamente di essere amiche di Pamela, si spingono ad avere un atteggiamento piuttosto confidenziale, con grande imbarazzo di colui che ormai viene apostrofato come "l'avvocato delle trans". I colleghi, tutti uomini e tutti convinti maschi al cento per cento, vanno a nozze con questi episodi, le risatine e le battute allusive non finiscono mai: del resto lui non può certo rifiutarsi di ricevere clienti paganti, senza essere accusato di pregiudizio e scatenare un putiferio, quindi si limita ad incassare con malagrazia.

Proprio di questo si sfoga Gianmarco, mentre aspettiamo il risotto: lo so, è una questione stupida, ammette mentre tormenta le macerie dell'antipasto, ma mi pesano le spiritosaggini degli altri...

"Ma che ti importa alla fine? Ti consideravo uno che non bada a questi stupidi pregiudizi, lasciali parlare no? Dai, sei un uomo moderno e di larghe vedute, non un piccolo bigotto...alla fine si stancheranno di punzecchiarti, e comunque i clienti sono clienti..."

"E poi il lavoro non è tutto, sei innamorato, che vuoi di meglio?" Lui abbassa lo sguardo: "Anche con Ottavia non va alla grande, lei ha avuto dei problemi col marito..."

E mi fa un rapido riassunto: pare che lo stimato Dottor *** si sia stancato delle avventure della moglie, e abbia deciso di renderle pan per focaccia, iniziando a portarsi a letto compiacenti signorine. Fin qui niente di strano, ma poi è successo che, evidentemente per illuminare le fantasie di una di loro, il dottore si sia fatto spedire a casa svariati articoli ordinati in un sexy shop, e che Ottavia sia andata su tutte le furie nello scoprire il contenuto dei pacchetti (evidentemente non ha creduto per un solo istante che fossero omaggi rivolti a lei). Il marito però non solo ha negato, ma ha sostenuto che fosse stata lei a ordinare quelle cose, di cui lui non sapeva niente, e che comunque non aveva bisogno di certi giocattoli, e che solo pensarlo era offensivo, era un tentativo di minare la sua immagine di uomo eccetera eccetera...insomma tutta una sequela di liti e recriminazioni, col risultato che Ottavia è sempre nervosa e indisponente; è anche arrivata a sospettare che gli sciagurati pacchetti siano stati inviati per gelosia da Gianmarco.

"Un brutto periodo, sto pensando di fare un paio di settimane di vacanza, sono esasperato..."
Povero caro amico, confesso che mi fa un po' tenerezza a vederlo così stressato: mi chiedo se non mi sono spinta troppo avanti con la mia piccola vendetta.
Gli stringo le mani e cerco di rassicurarlo, arrivo a proporgli di andare in vacanza insieme: anche io voglio staccare un po' dal lavoro.
Ce ne staremo due settimane in riva al lago, a oziare e ad ascoltare musica, e faremo lunghe passeggiate ridendo di tutto questo: oltre tutto, grazie agli ultimi avvenimenti, adesso lui ha capito di che pasta è la gente di cui si circonda, in apparenza moderna e tollerante, in realtà piccoli meschini perbenisti.
Evito di fargli notare che lui stesso non si discosta molto da questo schema: ormai mi sono presa la mia rivincita, mi basta. E poi, l'ho detto: in fondo gli voglio bene.

Roberta

4 commenti:

Anonimo ha detto...

http://www.liberaeva.com/1autori/8/ISABELLEHLINGANNO.htm

BUONA DOMENICA
ROBERTA

Transit ha detto...

Bella e struggente.

Ciao Roberta.
E il tuo libro di racconti?
Vado di là a leggerti.

Buona domenica.

Anonimo ha detto...

ciao Transit... non ho ancora un libro di racconti...buona serata

Anonimo ha detto...

SONO BRUNACCIO

Un bellissimo racconto, Roberta!
Tiene insieme l'ambivalenza dei sentimenti, il gusto della vendetta e in qualche modo il senso di vuoto che ti lascia, una serie di trovate stilistiche ottime ('le macerie dell'antipasto') e una leggera ironia sul mondo borghese: davvero un gran lavoro.
Ora la metto sul post.

Quando scrivi altri racconti inviameli che la domenica li pubblico sempre.