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domenica 9 febbraio 2014

SUNDAY MAGAZINE

Suggerita da Claudia, che ce la commenta così: ' Un riassunto perfetto del dolore'.
E' L'ORA FAMELICA
È ora famelica, l'ora tua, matto.
Strappati il cuore.
Sa il suo sangue di sale
E sa d'agro, è dolciastro essendo sangue.
Lo fanno, tanti pianti,
Sempre più saporito, il tuo cuore.
Frutto di tanti pianti, quel tuo cuore,
Strappatelo, mangiatelo, saziati.
(Giuseppe Ungaretti)La realtà bifronte
Mi strappo il cuore, dici. Ma hai il sorriso sulle labbra, l'odio a portato di mano e la versatilità moderna di una lacrima barocca nel porta moneta della celebrità.
Nessuno ha visto che con la recita perfetta ti strappi il cuore dal petto. Dici che dietro il quotidiano a manetta c'è il caos primordiale.
Ci assolviamo senza baciare le labbra di madre terra,facendo a meno del consulto di Sibilla, bis bisnonna di Cassandra bifronte.
Mostriamo le nostre falle seminando il paradiso e la resa. Non credere alla verità della realtà:un palco,l'aperitivo, un goal e il reddito carta tampone.
Siamo gli zombie di noi stessi.Ci fanno vivere così. E a cosa dare o non dare credito del sangue. O la nostra realtà più catene e fango.
(Transit)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ieri era l'anniversario della nascita di Ungaretti (8 febbraio 1988) e ho deciso di postare una delle sue poesie secondo me più belle anche se non tra le più conosciute.

Non so se quel "matto" iniziale dia la cifra del dolore dei folli o se si riferisce a tutti coloro che soffrono e, per questo, a volte rasentano la pazzia.

Fatto sta che il cannibalismo del proprio dolore, quell'immagine del cuore saporito di cui saziarsi,è bellissima. Quasi a non volersene disfare o non riuscire a farlo, il perpetuarsi della sofferenza come cibo dell'anima.

Altro discorso invece si deve fare su Ungaretti poeta in relazione alla sua adesione al fascismo:

"Patria e rivoluzione: ecco il grido nuovo. (...) Aderisco ai fasci di combattimento, il solo partito che intende la tradizione e l'avvenire, in modo genuino."

(in: Il Popolo d'Italia, 13 novembre 1919).

Spesso mi sono interrogata se sia giusto apprezzare l'opera di un poeta pur sapendo che questi era al soldo del regime fascista che vedeva negli intellettuali un'ottima sponda per la propaganda :
"Nel corso degli anni Trenta, nell’arco cioè di un decennio, fra il 1932 e il 1943, furono erogati segretamente oltre 600 milioni a 906 intellettuali e 387 giornali, riviste e agenzie di stampa. Gli intellettuali non erano trattati tutti allo stesso modo: duecento di essi ricevevano un compenso fisso mensile che, di fatto, li trasformava in «collaboratori esterni», in una vera e propria «manovalanza intellettuale». Tra questi figurano nomi illustri della letteratura e della poesia: da Sibilla Aleramo a Vincenzo Cardarelli, da Guelfo Civinini a Marcello Gallian, da Alfonso Gatto a Corrado Covoni, da Amalia Guglielminetti a Gianna Mancini, da Tomaso Monicelli ad Ada Negri, da Vasco Pratolini a Rosso di San Secondo, da Fabio Tombari a Giuseppe Ungaretti."

Tra l'altro per Ungaretti fu creata appositamente da Mussolini una cattedra di Lettaratura Italiana all'Università di Roma e lo stesso duce scrisse la prefazione mi sembra della raccolta Allegria.

Come si possono apprezzare le opere di un poeta schierato politicamente con il fascismo?

Me lo domando ogni volta che leggo una sua poesia.

Me lo domando perchè le sue opere invece sono intrise di umanità, di sensibilità, toccano vertici altissimi come questa che ho postato e mi piacciono, molto, moltissimo.

Intellettualmente sarei propensa a scartare Ungaretti, in fondo apprezzo anche altri poeti e potrei farne a meno. Empaticamente invece più leggo le sue opere e più mi piacciono, anzi, forse le apprezzo più adesso da adulta che da studentessa. La vita ha messo dentro alla valigia che mi porto dietro ogni giorno molte più esperienze di allora e oggi riesco a comprenderne anche altre sfumature.

Ancora la risposta non so darmela.

Claudiabalena

Transit ha detto...

La realtà bifronte


Mi strappo il cuore, dici. Ma hai il sorriso sulle labbra, l'odio a portato di mano e la versatilità moderna di una lacrima barocca nel porta moneta della celebrità.

Nessuno ha visto che con la recita perfetta ti strappi il cuore dal petto. Dici che dietro il quotidiano a manetta c'è il caos primordiale.

Ci assolviamo senza baciare le labbra di madre terra,facendo a meno del consulto di Sibilla, bis bisnonna di Cassandra bifronte.

Mostriamo le nostre falle seminando il paradiso e la resa. Non credere alla verità della realtà:un palco,l'aperitivo, un goal e il reddito carta tampone.

Siamo gli zombie di noi stessi.Ci fanno vivere così. E a cosa dare o non dare credito del sangue. O la nostra realtà più catene e fango.

Transit ha detto...

Claudia, sottoscrivo il tuo commento. Anch'io quando penso che molti poeti, noti e meno noti, aderirono al fascismo fatico a crederci. Era la loro una adesione interessata per ritagliarsi potere e posti di comodo? credevano davvero nel fascismo? ma la poesia e l'essere poeta, cosa c'entrano con il fascismo passato, presente e futuro? La poesia e il suo linguaggio sono irriducibili al potere e innanzitutto al potere, anche quello che sorride e promette fama e notorietà. Se il poeta può essere corrotto così non è per la poesia. Ma chi incarna la la poesia i poeti in carne e ossa tra cui anche quelli corrotti? No, la poesia è linguaggio altro, sempre lontano dal potere in tutte le sue forme. La poesia è ossa e carne, materiale, marcia nel corpo del poeta che la scrive; e nello stesso tempo, la poesia è il vento, la luna lontana, il cielo dalle nuvole mutevoli, l'acqua che scorre dalla montagna ai sassi della collina e la pianura, dal fuoco dei vulcani al moto incessante delle onde del mare e quella schiera di uomini che muore e morirà di fame perché altri uomini incarnano un sistema lavorativo, economico e finanziario che non appartiene a l'intera umanità. La poesia risponde di sé non certo di Ungaretti che a leggerlo tocca il cuore. Ungaretti è stato un poeta la poesia è per sempre e altro dal potere.

Anonimo ha detto...

Dando per scontato, come dici tu, che il poeta può essere corrotto ma non la sua poesia, tutto si risolve.

Ma io è di questo che ancora non sono convinta. La poesia non può essere scissa da colui o colei che la scrive, è un frutto che cresce da quei rami o un fiore che nasce da quella terra. Più bella certo della legnosità del ramo o della terra sporca ma il frutto o il fiore sono comunque imprescindibili da terra e rami.

Non posso non pensare che Ungaretti trovasse ogni mese un assegno del duce ad aspettarlo, e magari con quelle stesse mani che lo avevano toccato, impugnava la penna per scrivere i suoi versi.

Che, ripeto, a leggerli ti fulminano per la loro bellezza.

Non lo so ancora, non riesco a trovare una soluzione che risolva in me, come dici tu, la questione della vita propria della poesia a prescindere dalle idee del poeta.

Ma uno che scrive versi meravigliosi, come può accettare di farsi scrivere la prefazione da Mussolini?

Claudiabalena

precari united ha detto...

SONO BRUNACCIO

Ieri non ho potuto accedere al computer e trovo un discorso molto interessante in cui vorrei dire una cosa molto semplice, e ricordando che, fascismo a parte, artisti e letterati varie volte nella storia hanno aderito ad ideologie brutali e sanguinarie (basti pensare agli scrittori filocolonialisti).

Ciò detto, io penso che semplicemente si debba partire da un fatto: esistono letterati fascisti che hanno scritto cose bellissime e grondanti di una sensabilità che sembra impossibile per uno così.

Come può avvenire ciò?
Per me è discorso abbastanza semplice: evidente l'universo interiore di queste persone non era pienamente risolto dall'impianto ideologico e dalla forma mentis dell'universo fascista, ma che esistevano zone d'ombra (ma in verità di luce) in cui quelle tensioni interne irrisolte emergevano generando quelle bellissime opere che abbiamo letto, perchè poi la poesia non è mai qualcosa di strettamente privato ma diventa tale quando sa rendere universale anche una situazione personale e umana.

Grande Transit, poi aggiorno.

Brunaccio