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mercoledì 16 luglio 2014

GERMANIA. 'OCCASIONI DI LAVORO' A STIPENDIO ZERO

da http://ilmanifesto.info/occasioni-di-lavoro-a-stipendio-zero-nella-civile-germania/
Si chia­mano «occa­sioni di lavoro». C’erano quelle da un euro l’ora e, per l’anno pros­simo, nella fio­rente città di Amburgo, ne sono pre­vi­ste 500 a retri­bu­zione zero. A offrire que­ste imper­di­bili occa­sioni è il sena­tore social­de­mo­cra­tico per gli affari sociali Detlef Scheele. Desti­na­tari del pro­gramma sono i disoc­cu­pati di lungo corso che per­ce­pi­scono il sus­si­dio di disoc­cu­pa­zione Hartz IV ( poco più di 300 euro per un sin­gle e un con­tri­buto all’affitto che può arri­vare fino a que­sta stessa cifra). Buona parte di que­sti “posti” a zero euro riguar­dano il ser­vi­zio nelle mense popo­lari di quar­tiere della città.E’ il segnale di un ulte­riore slit­ta­mento del wel­fare ger­ma­nico verso il cosid­detto work­fare, vale a dire l’imposizione di lavoro coatto ai disoc­cu­pati, pena la pro­gres­siva ridu­zione del sus­si­dio.
Con il «sala­rio zero» lo spi­rito di que­ste poli­ti­che, che si nascon­dono die­tro lo slo­gan «atti­vare, pro­muo­vere, qua­li­fi­care», si mani­fe­sta nella sua forma più pura. Di pro­mo­zione o di qua­li­fi­ca­zione nelle «occa­sioni» di lavoro pro­po­ste dagli ammi­ni­stra­tori non si vede nean­che l’ombra. Bontà loro, tut­ta­via, paghe­ranno i costi soste­nuti per lavo­rare gra­tis, come per esem­pio i tra­sporti.
Ma non è solo una que­stione ideo­lo­gica (il rifiuto di con­ce­dere una fonte di sosten­ta­mento senza ero­ga­zione di lavoro). Si sot­to­li­nea infatti insi­sten­te­mente l’intenzione di inse­rire que­sti lavo­ra­tori in posi­zioni imme­dia­ta­mente pro­dut­tive. Que­sto signi­fica che il lavoro gra­tuito fini­sce con l’essere con­si­de­rato una com­po­nente nor­male, sta­bile, e in pro­gres­siva espan­sione, della mac­china pro­dut­tiva. Con l’effetto di sosti­tuire, o di ren­dere sem­pre più ricat­ta­bile, il lavoro retri­buito. Andan­dosi a som­mare alle varie tipo­lo­gie di stage, appren­di­stati e per­corsi for­ma­tivi che già ad esso si sosti­tui­scono. E’ il para­dosso di una occu­pa­zione che incre­men­terà la disoc­cu­pa­zione.
Que­sto accade nella ricca Ger­ma­nia, con il suo sur­plus com­mer­ciale e i suoi ordi­na­tis­simi conti, e per di più nell’ultraprogressista città ansea­tica. Qui da noi c’è da aspet­tarsi molto di peggio.

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