IL GIOCO
Dalle grandi vetrate del padiglione di legno bianco arriva un allegro sole primaverile.
Siamo seduti vicini, sulle poltroncine di vimini di questo grazioso locale a poche decine di metri dalla spiaggia: la cameriera ha posato sul tavolo la teiera e i dolcetti ai pistacchi di cui Luca è goloso, ma lui fissa assorto il giardino di fronte, già traboccante di rampicanti fioriti.
“Allora?” Esordisco: lui si versa il tè con un sospiro.
“Allora niente, è finita e non voglio neppure tornarci su: godiamoci questo pomeriggio, si sta così bene qui, poi è tanto che non parliamo un po' noi due...”Eppure glielo avevo detto e ripetuto: stai giocando a un gioco pericoloso, attento che rischi di scottarti.
Ma lui niente, ti pare che uno come me possa cascarci come un ragazzino:
intanto adesso uno come lui ci sta male, proprio come il ragazzino che non è.
Luca, Luca.... se non gli volessi così bene lo prenderei a calci, certe volte.
Ma gli voglio bene davvero: ci conosciamo fin dal liceo, a quel tempo io ero la tipica secchiona timidissima (certo, chi mi incontra oggi farebbe fatica a crederlo!) e lui era appena arrivato in città: figlio di italiani, ma nato e cresciuto in Brasile, non aveva amici, proprio come me.
Due alieni in una classe di ragazzi “troppo giusti”, legammo subito: la nostra amicizia ha resistito al passare degli anni, ai rispettivi amori, agli spostamenti per lavoro.
So che ve lo state chiedendo: ebbene no, non ci ha mai provato con me, se si eccettua un goffo tentativo il primo giorno in cui ci incontrammo, tentativo archiviato in tre minuti, senza possibilità di ripescaggio.
Da questo punto di vista sono un'eccezione, dato che Luca è stato fin da ragazzo un collezionista di conquiste, uno sciupafemmine, per dirla alla vecchia maniera: io che lo conosco bene, però, so che la sua non era semplice mania di seduzione: Luca è piuttosto uno spirito irrequieto, caleidoscopico ed eccessivo come la terra in cui è nato, affamato di esperienze, di emozioni, di costante attenzione al mutare degli eventi in questo caotico universo.
Parlo al passato, perché un paio di anni fa lui aveva deciso di tirare i remi in barca: si era fidanzato con Veronica, una donna che più posata e razionale non si può, e aveva abbandonato le vecchie abitudini per dedicarsi a lei.
Una bella donna, Veronica, colta e determinata: però terribilmente ingabbiata nella carriera e nel perfezionismo, insomma l'opposto di Luca, che se da un lato era contento di questo porto sicuro, dall'altro iniziava a soffocare.
Veronica, dal canto suo, percepiva il disagio di Luca, ma avendolo erroneamente attribuito alla presenza di un'altra donna, si era lasciata invadere dalla gelosia.
In breve tempo il loro rapporto si era trasformato in una sfilza di telefonate inquisitorie, di liti, di sospetti: anche io avevo più volte parlato con Veronica, per indurla a più miti ragioni, ma senza grandi risultati.
Il loro rapporto si trascinava ormai stancamente verso la fine, quando arrivò una svolta, grazie a un computer fuori uso.
Luca è un programmatore, un mago dell'informatica: tra i suoi clienti vi sono vari studi professionali, tra cui quello del suo amico Ugo***.
Chiamato un giorno per risolvere un problema relativo ad un software, Luca ebbe modo di conoscere la nuova segretaria di Ugo: fin dal primo incrocio di sguardi seppe che si stava delineando uno scenario ben più complicato dei sofisticati programmi che si apprestava ad installare, e ben più pericoloso dei micidiali virus che si erano insinuati nella memoria del sistema.
La segretaria di Ugo sembrava una donna d'altri tempi, le forme fiorenti corazzate da un abitino bon ton bianco e nero, i capelli perfettamente acconciati in un caschetto biondo miele: sedeva composta fingendosi molto occupata ed efficiente, cercando di dissimulare ciò che invece Luca aveva colto, da astuto cacciatore: una prepotente istintiva sensualità, che rischiava in ogni istante di traboccare dai modi accuratamente controllati di lei.
“Non ci pensare neanche” Lo apostrofò Ugo accompagnandolo all'ascensore:
“Giulia è territorio proibito.”
“C'è qualcosa tra voi?”
“Macché, l'ho presa a lavorare qui su pressione del professor***, pare che ci sia tra loro una remota parentela, e come sai devo dei favori al professore: dico solo che con lei perdi tempo.
É una donna tutta d'un pezzo, sposatissima, di famiglia molto cattolica: da me non ha mai accettato non dico un invito, ma neppure la proposta di prendere insieme il caffè al distributore in fondo al corridoio.
Ma poi l'hai vista, tiene sulla scrivania le foto di marito e figli, del pontefice, i santini con le preghiere...lascia perdere, ti dico.”
Se già gli occhi verdi e irrequieti di quella Giulia l'avevano stregato, la raccomandazione dell'amico completò l'opera, gettando nel suo animo il fiammifero acceso della sfida: tre secondi dopo aveva già deciso di passare all'attacco.
Giulia, come da copione, all'inizio respinse ogni avance, ma poi fece la scostante per poco tempo.
Non so quanto la sua resa fosse merito dell'appassionata corte di Luca, e quanto invece fosse dovuta alla profonda noia e insoddisfazione per un matrimonio ormai raffreddato, per i tediosi rituali familiari, per la piatta vita di provincia di cui era nauseata: sta di fatto che in breve la signora bon ton lasciò il posto a un femmina scatenata e trasgressiva, capace di superare più torbide fantasie di lui; oltre a questo però, capace anche di riuscire laddove altre donne, per quanto bellissime e affascinanti, avevano fallito: lui si era perdutamente innamorato.
Io lo capii subito, e da buona amica lo misi in guardia, visto che lei era sposata e di certo questa storia avrebbe finito per ferire entrambi, ma ricevetti un prevedibilissimo “ho la situazione sotto controllo” (ma certo, dicono così anche gli alcolisti, apprestandosi a bere la terza bottiglia della giornata!), del resto la storia con Veronica era ormai sepolta, e Giulia avrebbe potuto lasciare il marito....
“Non lo lascerà, le donne come lei non lo fanno praticamente mai, e lo sai bene!” Forse ero un po' dura, ma qualcuno doveva pur metterlo di fronte alla realtà.
“Io spero di sì invece, lei è infelice col marito, e io voglio darle l'amore e la tenerezza che non ha avuto finora: farò qualunque cosa per averla tutta per me.”
Uomini! Sempre così sicuri di sé, sempre così lineari nel pensiero! Luca pensava che il suo amore, da solo, bastasse a superare tutti gli ostacoli, che Giulia avrebbe lasciato il marito per tuffarsi tra le sue braccia, volo di colombe e vissero tutti felici e contenti, musica in crescendo sulla scritta “The End “
Questo naturalmente non avvenne: lo scoglio insormontabile non era tanto il marito di lei, ormai consapevole dell'infedeltà e comunque indifferente, quanto piuttosto tutto l'apparato che circondava le macerie di quel matrimonio: le famiglie, le convenzioni, la religione, i giudizi delle amiche...un castello di carte, che però Giulia curava e lucidava come faceva con la vetrinetta di ninnoli del suo salotto, e che non avrebbe mai abbattuto per fare posto a Luca: a lui poteva dare solo ritagli di tempo, incontri clandestini scanditi dal conto dei minuti, telefonate furtive, anonimi messaggi appassionati.
Tutto questo non basta a un uomo innamorato, e Luca non conosce mezze misure: o soltanto con me o senza di me, le disse annunciando la fine della loro relazione. Giulia reagì con rabbia, e con l'orgoglio ferito di una donna respinta, ma lui fu irremovibile, e pur con sofferenza bloccò ogni tentativo di vedersi ancora. Lei continuò per giorni a tempestarlo di email ed sms infuocati, che lui sì cancellava, ma purtroppo non prima di averli letti.
Ci stava male, Luca, e perciò fece un errore assai pericoloso: in un momento di tristezza chiamò Veronica.
Se lei ne fu stupita, certo non lo lasciò trapelare: si incontrarono così senza implicazioni, in un piovoso sabato pomeriggio.
Come va, ti trovo bene, che hai fatto in questi mesi.
Io mi sono dedicata solo al lavoro, ho una promozione in vista e mi sto impegnando molto, il prossimo week end sono a Monaco, l'amministratore conta su di me, venerdì c'è l'incontro coi giapponesi...
Parlando si erano avvicinati, quasi per caso c'era stato un bacio: i loro corpi si ricordavano fin troppo bene.
Fu solo dopo, mentre fumavano una sigaretta cullati dal ticchettio della pioggia, che Luca le parlò di Giulia.
La storia era morta e sepolta, ripeté più volte a Veronica: ma una donna intelligente riesce ad andare ben oltre il senso immediato dei vocaboli, e lei capì che la voce e lo sguardo di lui raccontavano una sofferenza che tardava a spegnersi. Riuscì come sempre a mantenere il controllo, mentre nelle sue vene si spandeva la tossina della gelosia peggiore, quella postuma. Spezzò la sigaretta nel posacenere, e regalò a Luca un largo, luminoso, rassicurante sorriso.
Si erano dati appuntamento per una cenetta romantica, tavolo appartato sulla terrazza che dominava la baia: aveva prenotato con due settimane di anticipo per essere sicuro che tutto fosse perfetto.
Prima, però, si sarebbero incontrati in centro, per l'aperitivo al solito bar di cui lui era storico cliente.
Luca, energico ed elegante in un completo scuro, attraversò a grandi passi la piazza in cui campeggiava un'imponente scultura astratta, una sorta di torre traforata con inusuali spigoli obliqui.
La vide attraverso il i trafori della scultura: era seduta a uno dei tavolini fuori, anzi erano sedute:
Veronica e Giulia vicine, che confabulavano come vecchie comari.
Giulia guardava con impazienza l'orologio e tamburellava il sostegno del tavolo con la punta della scarpa, mentre l'altra attendeva immobile come una sfinge l'arrivo dell'incauto viaggiatore.
Col cuore in tumulto si ritrasse, mentre immaginava ogni possibile soluzione: andare lì e chiedere spiegazioni, afferrare Giulia per un braccio e trascinarla via, dichiarare a entrambe la propria buona fede...ma si rese conto che niente avrebbe portato a una soluzione, e che in fondo neppure lo voleva più.
Le aveva amate davvero, entrambe le volte avrebbe coltivato e difeso da ogni assalto della vita il loro amore, si sarebbe impegnato per diventare un uomo migliore:
ma nessuna delle due lo aveva capito, troppo prese dai loro progetti, dalle loro gelosie, piccole donne egocentriche, diffidenti, incapaci di donarsi.
Eccole lì adesso, alleate contro di lui, pronte a godere il trionfo del loro meschino complotto: perfette figlie di questi tempi confusi e stonati.
A quel punto, meglio rovesciare il re sulla scacchiera e concedere con eleganza la partita all'avversario.
Chiamò al numero del bar per far portare due bicchieri di prosecco alle signore sedute al tavolino fuori, e restò ad assaporare le loro facce sorprese dall'arrivo del cameriere.
Gli parve per un attimo che Giulia guardasse nella sua direzione, il mento sollevato con aria di sfida: ma lui ricambiò con una risatina, prima di incamminarsi verso la sua auto.
*****
Stiamo sgranocchiando gli ultimi dolcetti: non c'è vento oggi, potremo goderci una lunga passeggiata sul lungomare.
“E' stato meglio così” dice lui senza amarezza “Adesso voglio starmene un po' da solo, riordinare le idee”
“Ma dai, non sei fatto per la vita monacale! E comunque domani c'è la presentazione del libro di quella mia amica e io non ho un accompagnatore.”
“Guarda, apprezzo quello che fai per me, ma davvero...”
“Fai come vuoi: però Antonella ci teneva tanto a rivederti, dice che nel libro c'è una parte che ti riguarda vicino... non so, forse qualcosa sulla tua infanzia in Brasile, ma non ha voluto dirmi altro...”
Luca rallenta il passo: lo conosco troppo bene, so già che la sua mente sta elaborando l'immagine bionda e avvenente di Antonella, e nei sui occhi sta per accendersi la scintilla della sfida: il gioco ricomincia.
(Roberta)
Siamo seduti vicini, sulle poltroncine di vimini di questo grazioso locale a poche decine di metri dalla spiaggia: la cameriera ha posato sul tavolo la teiera e i dolcetti ai pistacchi di cui Luca è goloso, ma lui fissa assorto il giardino di fronte, già traboccante di rampicanti fioriti.
“Allora?” Esordisco: lui si versa il tè con un sospiro.
“Allora niente, è finita e non voglio neppure tornarci su: godiamoci questo pomeriggio, si sta così bene qui, poi è tanto che non parliamo un po' noi due...”Eppure glielo avevo detto e ripetuto: stai giocando a un gioco pericoloso, attento che rischi di scottarti.
Ma lui niente, ti pare che uno come me possa cascarci come un ragazzino:
intanto adesso uno come lui ci sta male, proprio come il ragazzino che non è.
Luca, Luca.... se non gli volessi così bene lo prenderei a calci, certe volte.
Ma gli voglio bene davvero: ci conosciamo fin dal liceo, a quel tempo io ero la tipica secchiona timidissima (certo, chi mi incontra oggi farebbe fatica a crederlo!) e lui era appena arrivato in città: figlio di italiani, ma nato e cresciuto in Brasile, non aveva amici, proprio come me.
Due alieni in una classe di ragazzi “troppo giusti”, legammo subito: la nostra amicizia ha resistito al passare degli anni, ai rispettivi amori, agli spostamenti per lavoro.
So che ve lo state chiedendo: ebbene no, non ci ha mai provato con me, se si eccettua un goffo tentativo il primo giorno in cui ci incontrammo, tentativo archiviato in tre minuti, senza possibilità di ripescaggio.
Da questo punto di vista sono un'eccezione, dato che Luca è stato fin da ragazzo un collezionista di conquiste, uno sciupafemmine, per dirla alla vecchia maniera: io che lo conosco bene, però, so che la sua non era semplice mania di seduzione: Luca è piuttosto uno spirito irrequieto, caleidoscopico ed eccessivo come la terra in cui è nato, affamato di esperienze, di emozioni, di costante attenzione al mutare degli eventi in questo caotico universo.
Parlo al passato, perché un paio di anni fa lui aveva deciso di tirare i remi in barca: si era fidanzato con Veronica, una donna che più posata e razionale non si può, e aveva abbandonato le vecchie abitudini per dedicarsi a lei.
Una bella donna, Veronica, colta e determinata: però terribilmente ingabbiata nella carriera e nel perfezionismo, insomma l'opposto di Luca, che se da un lato era contento di questo porto sicuro, dall'altro iniziava a soffocare.
Veronica, dal canto suo, percepiva il disagio di Luca, ma avendolo erroneamente attribuito alla presenza di un'altra donna, si era lasciata invadere dalla gelosia.
In breve tempo il loro rapporto si era trasformato in una sfilza di telefonate inquisitorie, di liti, di sospetti: anche io avevo più volte parlato con Veronica, per indurla a più miti ragioni, ma senza grandi risultati.
Il loro rapporto si trascinava ormai stancamente verso la fine, quando arrivò una svolta, grazie a un computer fuori uso.
Luca è un programmatore, un mago dell'informatica: tra i suoi clienti vi sono vari studi professionali, tra cui quello del suo amico Ugo***.
Chiamato un giorno per risolvere un problema relativo ad un software, Luca ebbe modo di conoscere la nuova segretaria di Ugo: fin dal primo incrocio di sguardi seppe che si stava delineando uno scenario ben più complicato dei sofisticati programmi che si apprestava ad installare, e ben più pericoloso dei micidiali virus che si erano insinuati nella memoria del sistema.
La segretaria di Ugo sembrava una donna d'altri tempi, le forme fiorenti corazzate da un abitino bon ton bianco e nero, i capelli perfettamente acconciati in un caschetto biondo miele: sedeva composta fingendosi molto occupata ed efficiente, cercando di dissimulare ciò che invece Luca aveva colto, da astuto cacciatore: una prepotente istintiva sensualità, che rischiava in ogni istante di traboccare dai modi accuratamente controllati di lei.
“Non ci pensare neanche” Lo apostrofò Ugo accompagnandolo all'ascensore:
“Giulia è territorio proibito.”
“C'è qualcosa tra voi?”
“Macché, l'ho presa a lavorare qui su pressione del professor***, pare che ci sia tra loro una remota parentela, e come sai devo dei favori al professore: dico solo che con lei perdi tempo.
É una donna tutta d'un pezzo, sposatissima, di famiglia molto cattolica: da me non ha mai accettato non dico un invito, ma neppure la proposta di prendere insieme il caffè al distributore in fondo al corridoio.
Ma poi l'hai vista, tiene sulla scrivania le foto di marito e figli, del pontefice, i santini con le preghiere...lascia perdere, ti dico.”
Se già gli occhi verdi e irrequieti di quella Giulia l'avevano stregato, la raccomandazione dell'amico completò l'opera, gettando nel suo animo il fiammifero acceso della sfida: tre secondi dopo aveva già deciso di passare all'attacco.
Giulia, come da copione, all'inizio respinse ogni avance, ma poi fece la scostante per poco tempo.
Non so quanto la sua resa fosse merito dell'appassionata corte di Luca, e quanto invece fosse dovuta alla profonda noia e insoddisfazione per un matrimonio ormai raffreddato, per i tediosi rituali familiari, per la piatta vita di provincia di cui era nauseata: sta di fatto che in breve la signora bon ton lasciò il posto a un femmina scatenata e trasgressiva, capace di superare più torbide fantasie di lui; oltre a questo però, capace anche di riuscire laddove altre donne, per quanto bellissime e affascinanti, avevano fallito: lui si era perdutamente innamorato.
Io lo capii subito, e da buona amica lo misi in guardia, visto che lei era sposata e di certo questa storia avrebbe finito per ferire entrambi, ma ricevetti un prevedibilissimo “ho la situazione sotto controllo” (ma certo, dicono così anche gli alcolisti, apprestandosi a bere la terza bottiglia della giornata!), del resto la storia con Veronica era ormai sepolta, e Giulia avrebbe potuto lasciare il marito....
“Non lo lascerà, le donne come lei non lo fanno praticamente mai, e lo sai bene!” Forse ero un po' dura, ma qualcuno doveva pur metterlo di fronte alla realtà.
“Io spero di sì invece, lei è infelice col marito, e io voglio darle l'amore e la tenerezza che non ha avuto finora: farò qualunque cosa per averla tutta per me.”
Uomini! Sempre così sicuri di sé, sempre così lineari nel pensiero! Luca pensava che il suo amore, da solo, bastasse a superare tutti gli ostacoli, che Giulia avrebbe lasciato il marito per tuffarsi tra le sue braccia, volo di colombe e vissero tutti felici e contenti, musica in crescendo sulla scritta “The End “
Questo naturalmente non avvenne: lo scoglio insormontabile non era tanto il marito di lei, ormai consapevole dell'infedeltà e comunque indifferente, quanto piuttosto tutto l'apparato che circondava le macerie di quel matrimonio: le famiglie, le convenzioni, la religione, i giudizi delle amiche...un castello di carte, che però Giulia curava e lucidava come faceva con la vetrinetta di ninnoli del suo salotto, e che non avrebbe mai abbattuto per fare posto a Luca: a lui poteva dare solo ritagli di tempo, incontri clandestini scanditi dal conto dei minuti, telefonate furtive, anonimi messaggi appassionati.
Tutto questo non basta a un uomo innamorato, e Luca non conosce mezze misure: o soltanto con me o senza di me, le disse annunciando la fine della loro relazione. Giulia reagì con rabbia, e con l'orgoglio ferito di una donna respinta, ma lui fu irremovibile, e pur con sofferenza bloccò ogni tentativo di vedersi ancora. Lei continuò per giorni a tempestarlo di email ed sms infuocati, che lui sì cancellava, ma purtroppo non prima di averli letti.
Ci stava male, Luca, e perciò fece un errore assai pericoloso: in un momento di tristezza chiamò Veronica.
Se lei ne fu stupita, certo non lo lasciò trapelare: si incontrarono così senza implicazioni, in un piovoso sabato pomeriggio.
Come va, ti trovo bene, che hai fatto in questi mesi.
Io mi sono dedicata solo al lavoro, ho una promozione in vista e mi sto impegnando molto, il prossimo week end sono a Monaco, l'amministratore conta su di me, venerdì c'è l'incontro coi giapponesi...
Parlando si erano avvicinati, quasi per caso c'era stato un bacio: i loro corpi si ricordavano fin troppo bene.
Fu solo dopo, mentre fumavano una sigaretta cullati dal ticchettio della pioggia, che Luca le parlò di Giulia.
La storia era morta e sepolta, ripeté più volte a Veronica: ma una donna intelligente riesce ad andare ben oltre il senso immediato dei vocaboli, e lei capì che la voce e lo sguardo di lui raccontavano una sofferenza che tardava a spegnersi. Riuscì come sempre a mantenere il controllo, mentre nelle sue vene si spandeva la tossina della gelosia peggiore, quella postuma. Spezzò la sigaretta nel posacenere, e regalò a Luca un largo, luminoso, rassicurante sorriso.
Si erano dati appuntamento per una cenetta romantica, tavolo appartato sulla terrazza che dominava la baia: aveva prenotato con due settimane di anticipo per essere sicuro che tutto fosse perfetto.
Prima, però, si sarebbero incontrati in centro, per l'aperitivo al solito bar di cui lui era storico cliente.
Luca, energico ed elegante in un completo scuro, attraversò a grandi passi la piazza in cui campeggiava un'imponente scultura astratta, una sorta di torre traforata con inusuali spigoli obliqui.
La vide attraverso il i trafori della scultura: era seduta a uno dei tavolini fuori, anzi erano sedute:
Veronica e Giulia vicine, che confabulavano come vecchie comari.
Giulia guardava con impazienza l'orologio e tamburellava il sostegno del tavolo con la punta della scarpa, mentre l'altra attendeva immobile come una sfinge l'arrivo dell'incauto viaggiatore.
Col cuore in tumulto si ritrasse, mentre immaginava ogni possibile soluzione: andare lì e chiedere spiegazioni, afferrare Giulia per un braccio e trascinarla via, dichiarare a entrambe la propria buona fede...ma si rese conto che niente avrebbe portato a una soluzione, e che in fondo neppure lo voleva più.
Le aveva amate davvero, entrambe le volte avrebbe coltivato e difeso da ogni assalto della vita il loro amore, si sarebbe impegnato per diventare un uomo migliore:
ma nessuna delle due lo aveva capito, troppo prese dai loro progetti, dalle loro gelosie, piccole donne egocentriche, diffidenti, incapaci di donarsi.
Eccole lì adesso, alleate contro di lui, pronte a godere il trionfo del loro meschino complotto: perfette figlie di questi tempi confusi e stonati.
A quel punto, meglio rovesciare il re sulla scacchiera e concedere con eleganza la partita all'avversario.
Chiamò al numero del bar per far portare due bicchieri di prosecco alle signore sedute al tavolino fuori, e restò ad assaporare le loro facce sorprese dall'arrivo del cameriere.
Gli parve per un attimo che Giulia guardasse nella sua direzione, il mento sollevato con aria di sfida: ma lui ricambiò con una risatina, prima di incamminarsi verso la sua auto.
*****
Stiamo sgranocchiando gli ultimi dolcetti: non c'è vento oggi, potremo goderci una lunga passeggiata sul lungomare.
“E' stato meglio così” dice lui senza amarezza “Adesso voglio starmene un po' da solo, riordinare le idee”
“Ma dai, non sei fatto per la vita monacale! E comunque domani c'è la presentazione del libro di quella mia amica e io non ho un accompagnatore.”
“Guarda, apprezzo quello che fai per me, ma davvero...”
“Fai come vuoi: però Antonella ci teneva tanto a rivederti, dice che nel libro c'è una parte che ti riguarda vicino... non so, forse qualcosa sulla tua infanzia in Brasile, ma non ha voluto dirmi altro...”
Luca rallenta il passo: lo conosco troppo bene, so già che la sua mente sta elaborando l'immagine bionda e avvenente di Antonella, e nei sui occhi sta per accendersi la scintilla della sfida: il gioco ricomincia.
(Roberta)
3 commenti:
SONO BRUNACCIO
Forse è che in un racconto ognuno ci legge anche un po' quel che ci vuole leggere... io in questo racconto di Roberta, che torna a presentarci un suo lavoro con nostro sommo piacere, trovo una critica alla vanità e all'effimero dei rapporti borghesi: le mabientazioni sono alto borghesi, i personaggi, a parte l'io narrante di cui si sa poco, appartengono al mondo della buona borghesia, e vivono i rapporti umani, erotici e sentimentali come una guerra perenne, una continua affermazione dell'io, una ricerca di trofei. L'amore stesso, nominato in due situazioni che di amore reale hanno poco, non è disgiunto dal senso della propria supremazia e le sofferenze d'amore sono più sofferenze legate alla mancata affermazione del sè che alla delusione di un rapporto emotivo.
Insomma, uno dei tanti aspetti di un mondo di cui dovrebbero restare le macerie.
Questo è ciò che io ci ho letto.
sono roberta
il realtà questo racconto parte da una vicenda reale, tuttavia concordo con la tua analisi, davvero lucida e tagliente....io stessa non avrei saputo farne di migliori...
buona domenica
SONO BRUNACCIO
Grazie mille Roberta, mi fa piacere che ti ci sia ritrovata.
Buona domenica anche a te!
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