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sabato 30 agosto 2014

IL RUOLO DEL PKK E IL ROJAVA. DI WU MING.

Questo articolo, assai lungo e da leggersi anche negli allegati, spiega molto bene la posizione del PKK e la sua differenza rispetto alle elite curde filo americane, innanzitutto nel rigettare ogni intervento armato USA.
Sono assolutamente a favore della cancellazione del PKK dalle formazioni terroriste e credo che esso possa avere un ruolo futuro importante nella promozione della lotta sociale.
Un articolo fondamentale, che riporta molta stampa estera e aggiusta il tiro su tutte le omissioni che si fanno oggi quando si parla di curdi.
Penso tuttavia che l'articolo pecchi nel dare eccessiva importanza al ruolo antagonista degli stessi compagni curdi. In una volontà di balcanizzazione di Iraq e Siria, il prossimo ad essere attaccato e destabilizzato sarà lo Stato siriano, come dimostrano ieri le azioni dell'esercito israeliano contro le postazioni dell'esercito arabo siriano oltre alla pretesa USA di mandare i propri aerei in Siria senza diplomazia con il governo in evidente ricerca della crisi diplomatica totale e dell'incidente armato; e, dentro una scientifica volontà di mettere etnie e culture in perenne ostilità, pensare che l'autogoverno al di là e fuori dello Stato sia una forma praticabile, rappresenta a mio avviso una fuga in avanti lontana dalla realtà dei fatti.
Una volta che questi Stati nazionali saranno stati definitivamente smembrati e occupati dagli yankee e dai loro governi fantoccio, nessuna forma di reale autogoverno, con forme sociali antagoniste al Capitale e alle sue forme stato, sarà possibile e tollerata.
Dunque prima si attaccherà la Siria, poi, una volta distrutta la sua unità e integrità, saranno le altre enclave, armate e foraggiate dagli USA, a tornare a massacrare i compagni e le compagne del PKK, che eroicamente hanno difeso civili e territori, ma che non avranno alcun ritorno politico perchè non hanno una forza militare ed economica dietro tale da garantirne la capacità di difesa a oltranza.
E, tra minoranze che si massacrano, sapremo bene chi finirà a controllare risorse e materie prime...
Ma di questo, probabilmente, si rendono conto anche i compagni curdi che operano in maniera difensiva contro l'ISIS e finora non hanno mai attaccato postazioni dell'esercito arabo siriano.ALTERNATIVEINSIGHT
2 DAYS AGO
Una settimana fa abbiamo diffuso via Twitter, in 30 punti numerati, uno scarno sunto di quel che sta accadendo in Nord Iraq (Kurdistan meridionale) e nella zona autonoma del Rojava (Kurdistan occidentale, in territorio siriano), e cosa colleghi gli eventi delle due zone.
Nemmeno un grammo di quella farina era del nostro sacco. Nulla di originale, sono cose che fuori dall'Italia si dicono ormai ovunque, in reportages, analisi e cronache in tempo reale, ma che i nostri media mainstream tendono a ignorare o sottovalutare.
Non siamo certo esperti o "analisti" di Medio Oriente, siamo persone che leggono, cercano di informarsi. Leggendo dell'ISIS / Stato Islamico e della situazione in Nord Iraq ci siamo accorti di due grandi rimozioni da parte dei commentatori nostrani: il ruolo imprescindibile delle formazioni rivoluzionarie curde e l'esistenza del Rojava.
Solamente in Italia osservazioni tanto basilari e banali potevano risultare "sorprendenti" e avere la circolazione che hanno avuto. Altrove si legge ben di meglio, e stiamo per dimostrarlo. Dopo il momento dell'estrema sintesi, ecco quello dell'approfondimento. Riproponiamo i 30 punti, ri-raggruppandoli per temi e commentandoli, linkando tutte le fonti utilizzate e segnalando gli aggiornamenti.

Premessa: la centenaria questione curda e il nuovo PKK (e la cattiva coscienza italiana)
Il PKK (Partîya Karkerén Kurdîstan) è il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, formazione che da più di trent'anni combatte una guerriglia contro lo stato turco per l'indipendenza del Kurdistan.
Dopo la caduta dell'impero ottomano e i giochi coi confini da parte degli imperialismi britannico e francese, la regione curda fu divisa tra i territori della Turchia, della Siria, dell'Iraq e dell'Iran. Da allora la lotta per autodeterminazione e indipendenza ha attraversato varie fasi e acute divisioni politiche.
 
Redazione 26 agosto 2014 Quasi 100 anni fa, il Kurdistan è stato trasformato in una colonia internazionale dalle potenze coloniali dell'epoca, Francia e Inghilterra. Fin dall'accordo Sykes-Picot (1916) e poi il Trattato di Losanna (1923), che separava il popolo curdo sotto il dominio di quattro stati (Turchia, Iran, Iraq, Siria), il popolo kurdo è stato in guerra, in una forma o nell'altra.
RETEKURDISTAN
Il PKK - in origine marxista e oggi influenzato dall'anarchismo, dall'ecologia sociale e dalle teorie comunaliste, come spiegheremo tra poco - è la formazione politica curda più famosa al mondo. Dal 1997 è incluso nella lista delle formazioni terroristiche compilata dal Dipartimento di Stato americano. Dal 2002 è incluso nelle corrispettive liste dell'Unione Europea.
La campagna perché il partito venga rimosso da quelle liste va avanti da anni e si è intensificata negli ultimi tempi, favorita da "colloqui" - molto accidentati - in corso tra PKK e governo turco e, soprattutto, dal recentissimo protagonismo del PKK nella lotta allo Stato Islamico (aka IS, ISIS o ISIL) in Nord Iraq, protagonismo al quale sono dedicati quasi tutti i punti numerati a seguire. C'è anche un sito dedicato,delistthepkk.com,

WELCOME TO DELIST THE PKK, AN INTERNATIONAL CAMPAIGN TO REMOVE THE KURDISTAN WORKERS' PARTY FROM GOVERNMENT TERRORISM LISTS Delist the PKK believes that framing the Kurdish-Turkish conflict in terms of 'terrorism', far from solving the violence, has fuelled further conflict and resentment.
DELISTTHEPKK
dove tra le altre cose si legge (traduzione di Rete Kurdistan):
«I colloqui di pace che sono stati annunciati alla fine del 2012 e il cessate il fuoco proclamato successivamente da Abdullah Öcalan, hanno posto le basi per l’inizio di negoziati che hanno il potenziale di condurre alla pace in Turchia e all’autodeterminazione per il popolo curdo.
Tuttavia, fino a quando il PKK rimarrà un’organizzazione nella lista “nera”, questi colloqui difficilmente volgeranno in negoziati veri e propri. Alcuni fra i rappresentanti più importanti dei movimenti curdi sono ancora in prigione, incluso lo stesso Abdullah Öcalan.
L’inserimento nella lista nera ha condotto ad una criminalizzazione intensiva del dissenso politico delle voci a favore dei curdi, creando una moltitudine di prigionieri politici la cui amnistia deve essere anche una condizione per un processo di pace compiuto.»
 

Redazione 3 agosto 2014 UNA CAMPAGNA INTERNAZIONALE PER RIMUOVERE IL PARTITO DEI LAVORATORI DEL KURDISTAN DALLE LISTE DEL TERRORISMO DEI GOVERNI Questo è il sito della campagna per togliere il PKK dalla lista delle organizzazioni considerate terroriste: siamo infatti convinti che inquadrare il conflitto turco-curdo nei termini di terrorismo, lungi dal mettere fine alla violenza, alimenta ulteriormente conflitti e risentimenti.
RETEKURDISTAN

 

Posted: Istanbul -- President Barack Obama and Turkey's Prime Minister Recep Tayyip Erdogan had a daunting agenda when they met at the White House last week. The Syria crisis was top of the list. The peace process between Turkey and the PKK was also a priority.

DAVID L. PHILLIPS
In Italia il nome di Abdullah Öcalan fa squillare più di un campanello: il PKK salì alla ribalta nostrana nell'autunno del 1998, quando Öcalanarrivò a Roma e chiese asilo politico nel nostro paese. Al governo c'era il "centrosinistra", presidente del consiglio era Massimo D'Alema. La vicenda è nota e noi la ricordiamo come uno dei momenti più vergognosi della politica estera italiana, che pure di momenti vergognosi ne ha allineati parecchi. Incapace di gestirsi la "patata bollente" e su pressioni di USA e Turchia, il 23 dicembre D'Alema invitò Öcalan a lasciare il Paese. Il leader curdo si spostò a Nairobi, dove fu catturato dai servizi turchi, che lo riportarono al loro paese.
Al danno si aggiunse la beffa quando, mesi dopo la sua condanna a morte (per fortuna mai eseguita e più tardi convertita in ergastolo), la magistratura italiana concesse a Öcalan l'asilo che aveva richiesto. Era il 4 ottobre 1999. Tutta la vicenda è ricostruita in questo articolo in inglese (PDF): The Öcalan Affair Revisited.
Da allora, PKK è uno dei tanti nomi della nostra "cattiva coscienza".
 

Please help us translate "Free Öcalan!" or "Freedom for Öcalan" into as many languages as possible. Please tell us also if you find mistakes! AR - Arabic: الحرية لاوجلان ARC - Syriac: ܚܐܪܩܬܐ ܩܐ ܐܘܟܠܢ BR - Breton: Frankiz evit Ocalan CA - Catalan: Llibertat per a Ocalan CAU - Laz: Ocalani oxuşk'vit CKB - Kurdish: ئازادی بۆ ئۆجەلان (Soranî) DE - Deutsch: Freiheit für Öcalan EL - Greek: Λευτεριά στον Οτσαλάν E ...
FREEOCALAN
Durante la sua lunga incarcerazione sull'isola di İmralı, Öcalan ha approfondito lo studio del pensiero libertario, ecologista e municipalista, confrontandosi in particolare con le teorie dell'anarchico americano Murray Bookchin (1921 - 2006). Ne è derivata una "svolta" teorica del movimento, che oggi non aspira più a costruire uno stato-nazione curdo ma ad allargare zone di autonomia e autogoverno. Il nome dato a quest'impostazione è "confederalismo democratico".
I primi, importanti esperimenti in questo senso non stanno avendo luogo nel Kurdistan "turco" ma nel Kurdistan "siriano", nel Rojava, di cui parleremo tra poco. N.B. In curdo "Rojava" significa semplicemente "Ovest".
 

Che cosa c'entrano il pensatore americano Murray Bookchin, padre dell'ecologia sociale (morto nel 2006), e Abdullah Öcalan, leader (in carcere in Turchia) del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Partîya Karkerén Kurdîstan o Pkk)? Una studiosa americana spiega come le idee comunaliste di Bookchin influenzino l'esperienza curda.
ARIVISTA
l confederalismo democratico, proposta libertaria del popolo curdo
Intervista con "Solidaridad Kurdistán" E' un po' di tempo che si parla del Confederalismo Democratico nel Kurdistan. Si tratta di un'idea politico-sociale applicata al contesto del Medio Oriente che non cerca di imporre stati-nazioni indipendenti.
FDCA
 

As the prospect of Kurdish independence becomes ever more imminent, the Kurdistan Workers' Party transforms itself into a force for radical democracy. Excluded from negotiations and betrayed by the 1923 Treaty of Lausanne after having been promised a state of their own by the World War I allies during the partitioning of the Ottoman Empire, the Kurds are the largest stateless minority in the world.

RAFAEL TAYLOR
È bene precisare che il PKK non c'entra niente coi "Peshmerga" curdi menzionati di continuo dai nostri media mainstream. "Peshmerga" significa "Fino alla morte". Si tratta dei militari del Kurdistan iracheno, e sono filo-USA. Dopo la caduta di Saddam Hussein (che fu catturato proprio dai Peshmerga), il Kurdistan iracheno è stato riconosciuto regione autonoma, con capitale Erbil. Dal 2009 ne è presidente Mas'ud Barzani. Fino agli eventi delle ultime settimane, Barzani e i Peshmerga sono sempre stati nemici del PKK e, più di recente, della zona autonoma del Rojava.
 
(The Article Below is a translation of "Rojava devrimine karşı Erdoğan-Barzani işbirliği" by Ferda Çetin, which originally appeared in Yeni Özgür Politika) Erdoğan, Barzani, Şivan Perwer and İbrahim Tatlises kicked off the AKP's election campaign in Kurdistan [this weekend]. And when some intelligent(!) Kurdish politicians went on about how "it would be wrong to understand...

Nel corso dell'estate 2014 l'IS ha conquistato ampie porzioni di Kurdistan Iracheno, occupando città importanti come Mosul e Makhnour, massacrando civili senza che i Peshmerga riuscissero ad arginare l'offensiva. Anzi, in diverse occasioni hanno tagliato la corda, com'è accaduto il 4 agosto a Sinjar, dove il bersaglio dell'IS era la minoranza religiosa degli Yezidi.
Sono numerose le testimonianze di Yezidi sull'abbandono da parte dei Peshmerga. Der Spiegel ne ha raccolte diverse e il 18 agosto scorso ha scritto (traduzione nostra):
«A quanto pare i Peshmerga hanno abbandonato gli Yezidi a se stessi [...] Che i Peshmerga, anche volendo, non fossero in grado di fermare i jihadisti è apparso evidente dopo la caduta di Makhmour, città nel cuore del Kurdistan [iracheno] che i combattenti dell'IS hanno tenuto per diversi giorni. »
 

On the eighth day up on the mountain, Bagisa gave birth to her first child, a girl. She named her Khudaida. Bagisa and her husband Hadi had fled from the village of Sumari. The couple was lucky; they had left alone, allowing them to avoid the groups that came under fire from attackers.
SPIEGEL
 
DOHUK, Iraq - Not the least of the cruelties inflicted by the so-called Islamic State that has conquered large parts of Syria and Iraq is the suspense suffered by its victims before they are shot or beheaded, raped or imprisoned.

THEDAILYBEAST
Si tratta degli stessi Peshmerga che da settimane i nostri media descrivono come "quelli su cui puntare" per fermare l'ISIS.
A quel punto, il 5 agosto, il PKK ha annunciato il proprio intervento ed è entrato in Iraq.
La mattina dell'8 agosto Barack Obama ha annunciato azioni aeree contro l'ISIS. Ma l'8 agosto PKK e YPG «avevano già allargato il loro campo d'azione da Rabiya alla regione di Sinjar, e avevano raggiunto la città di Makhmur per difendere le zone abbandonate dalle forze del KDP [i Peshmerga, N.d.T.] Secondo alcuni rapporti avevano mandato forze ancora più a Sud, a Kirkuk, per fermare l'offensiva dell'IS» (Fonte).
Da questa situazione siamo partiti.
1) Un mese fa il PKK ha scompigliato le previsioni sulla guerra in Nord Iraq / Sud Kurdistan. Oggi è la principale forza anti-IS sul campo.
1b) Per semplicità diciamo “PKK”, includendo anche la sua forza “cugina” siriana, che ha già liberato dall’IS il Kurdistan occidentale.
15) L’ISIS era in Nord Iraq da settimane, faceva stragi, stuprava, decapitava, occupava città che poi PKK e YPG hanno liberato.
14) PKK e YPG sono intervenuti quando i Peshmerga curdi filo-USA si sono sbandati a Sengal e altrove di fronte all’avanzata ISIS.
13) Dal giorno stesso in cui PKK e YPG son intervenuti in Nord Iraq, diffondiamo notizie e analisi sulla situazione e sulla guerra all’ISIS.
Sempre per facilitare la lettura e la comprensione: noi scriviamo "PKK" anche se il nome del braccio militare sarebbe HPG, Forza di Difesa Popolare.
Dalla Siria sono arrivate le YPG (Yekîneyên Parastina Gel), Unità di Protezione del Popolo, già esperte di guerra ai jihadisti. Pur non essendone ufficialmente il braccio armato, le YPG sono vicine al PYD (Partiya Yekîtiya Demokrat), Partito di Unione Democratica, che è il corrispettivo siriano del PKK.
Le YPG non annoverano soltanto curdi nelle loro file, ma anche molti arabi sunniti.
Riassumendo: PKK e suo braccio armato HPG = curdi turchi; PYD e "suo" braccio armato YPG = curdi siriani.
Entrambi sono intervenuti in Nord Iraq per fermare l'ISIS.
Spesso si chiamano "YPG" anche le Unità di Protezione interamente composte da donne, ma è scorretto, perché la sigla sarebbe YPJ.
Analogamente, si dice "HPG" anche quando si parla della Forza di Difesa composta da donne, ma in quel caso la sigla è YJA-Star. È un ginepraio, ma cercheremo di tenerla semplice. Speriamo nessun@ si offenda se diciamo "donne del PKK".
Dapprima PKK e YPG hanno soccorso migliaia di Yezidi sfollati da Sinjar e bloccati sui monti sopra la città, aprendo un corridoio verso il Rojava e scortandoli verso la salvezza. Impresa testimoniata dai media internazionali e da osservatori di diversi paesi.
 
La parlamentare del partito tedesco di sinistra Ulla Jelpke,che si trova nel Rojava,ha affermato che è stato "una garanzia per la vita" per yezidi e cristiani nel sud Kurdistan e Iraq. La Jelpke ha ricordato che, mentre il PKK è nella lista delle organizzazioni terroristiche in Europa e negli Stati Uniti, i terroristi di Isis hanno effettuato attacchi in Siria utilizzando il territorio della Turchia membro della Nato.

UIKIONLUS
Yazidi Refugees Escape Islamic State Fighters: The Battle for Iraq (Dispatch 6)
VICENEWS
11 DAYS AGO
Ci sono anche video del momento in cui PKK e YPG arrivano sulla montagna.

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