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venerdì 5 settembre 2014

LA BUONA SCUOLA DI LIBERISMO DI RENZI


da http://www.senzasoste.it/lavoro-capitale/la-buona-scuola-di-liberismo-di-renzi
di Francesco Locantore - tratto dahttp://www.rproject.it
Dopo gli annunci estivi del sottosegretario Reggi, della ministra Giannini e dello stesso Renzi, è stato reso pubblico il rapporto del governo Renzi intitolato “La buona scuola”, con una serie di idee guida per una riforma organica, nonostante il governo abbia deciso di non chiamarla così, della scuola italiana.
Il rapporto consta di ben 136 pagine, è diviso in sei capitoli ed è corredato da un allegato in cui si sintetizzano le dodici proposte che sintetizziamo in due blocchi: (1) reclutamento degli insegnanti, avanzamenti di carriera e gestione dell’organico; (2) intervento sui programmi di studio e alternanza scuola-lavoro.

1. Mai più precari nella scuola, ma insegnanti sempre più poveri e ricattabili
Il primo blocco di proposte riguarda l’annoso problema del reclutamento e l’avanzamento di carriera degli insegnanti. Il governo annuncia l’assunzione a tempo indeterminato dal primo settembre 2015 di tutti i precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e dei vincitori e idonei del concorso di Profumo del 2013 (proposta n. 1). Si tratta di quasi 150mila insegnanti, più o meno corrispondenti al numero di insegnanti tagliati da Berlusconi, Tremonti e Gelmini nel triennio 2008-2011. Questo provvedimento costerebbe, secondo i calcoli del governo, circa tre miliardi di euro l’anno a partire dall’esercizio finanziario 2016 (molto meno nel 2015, visto che si tratterebbe di pagare solo quattro mesi di stipendio, molti dei quali si sarebbero comunque pagati ai precari).
Se questo provvedimento fosse effettivamente realizzato sarebbe da salutare come una vittoria delle lotte dei precari che si stanno battendo da anni per la stabilizzazione, e che hanno portato la questione fino alla Corte di Giustizia europea, di cui è attesa una sentenza di probabile condanna per l’Italia. In Italia infatti non si applica neanche la pur permissiva normativa che impone di non poter sfruttare i lavoratori con contratti a tempo determinato oltre tre anni senza una prospettiva certa di stabilizzazione. L’Italia è anche oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea su questo punto, e certo non farebbe una bella figura Renzi proprio nel semestre di presidenza italiano a mantenere in piedi una situazione simile.
Tuttavia per i costi previsti ci sentiamo di dubitare dell’attuazione di queste pie intenzioni, fino a che non vedremo nero su bianco lo stanziamento delle risorse necessarie. D’altronde mentre si promette per il prossimo anno l’assunzione di un contingente importante di insegnanti, in questo anno scolastico se ne assumono meno di quelli previsti dal Dl Scuola dello scorso anno, visto che la ragioneria non ha autorizzato tutte le assunzioni previste in mancanza della copertura finanziaria.
I nuovi organici previsti dopo l’assunzione dei precari dovrebbero, secondo il governo, essere tali da non ricostituire una massa di insegnanti precari negli anni successivi, potendo far fronte alla copertura delle supplenze “brevi” (proposta n. 3), e potendosi così reclutare i futuri insegnanti attraverso concorsi per abilitati su base regolare in modo da sostituire gli insegnanti che andranno in pensione (proposta n. 2). E’ molto probabile che la soppressione delle graduatorie di istituto, da cui venivano attinti i supplenti brevi, passerà anche attraverso un aumento dell’orario di lavoro dei docenti. Anche se il rapporto non è esplicito su questo tema, si parla di “banca delle ore” da utilizzare nella propria scuola nella rete di scuole a cui si afferisce per coprire le necessità di supplenze temporanee.
La propaganda di Renzi sulle assunzioni dei precari senza dubbio serve a far digerire al corpo docente l’eliminazione degli scatti di anzianità, che verranno sostituiti da scatti di “merito”, attribuiti a non più dei due terzi del corpo docente ogni tre anni sulla base del giudizio del nucleo di valutazione di ciascuna scuola o rete di scuole (proposta n. 4 e 5).
Questo è un affronto inaccettabile che colpisce gli insegnanti meno pagati d’Europa, con gli stipendi fermi dal 2009 (e ancora per tutto il 2015, come annunciato oggi stesso dalla ministra Madia), puntando a dividere i lavoratori, ad asservirli ai capricci dei dirigenti scolastici limitando il diritto costituzionale alla libertà di insegnamento. Questo provvedimento colpirà innanzitutto i precari, gli ultimi arrivati nelle scuole che andranno automaticamente a finire nel terzo non meritevole di prendere gli scatti, ma in generale favorirà un clima di competizione all’interno del corpo docente di ciascuna scuola. La retorica meritocratica con cui viene avanzata questa proposta mostra le sue contraddizioni in modo evidente: che senso ha stabilire per legge che in ciascuna scuola ci sono di terzi di docenti meritevoli e un terzo non meritevole? Sulla base di quali criteri si pensa di poter operare questa distinzione? Le proposte contenute nel rapporto del governo sono le stesse che sono state avanzate negli ultimi anni: da una parte il sistema nazionale di valutazione, che ruota attorno agli assurdi test dell’Invalsi, e dall’altra l’arbitrarietà dei dirigenti e della loro cerchia che andrà a costituire il nucleo di valutazione, con l’apporto dei privati che investono nella scuola.
Se questo provvedimento dovesse vedere la luce, come è probabile visto che, a differenza delle stabilizzazioni, non ha costi per lo Stato (anzi, è probabile che si realizzino risparmi rispetto al sistema degli scatti di anzianità), la funzione docente come l’abbiamo conosciuta finora ne risulterà stravolta. Altro che incentivo alla formazione e all’aggiornamento! Non è difficile prevedere la corsa ad accumulare punti di valutazione attraverso il mercato dei master privati, ad impegnarsi in progetti e progettini di gradimento del dirigente anziché nella didattica per gli studenti, ad orientare la didattica alla performance nei quiz Invalsi… La già difficile collaborazione tra docenti di materie diverse per una didattica interdisciplinare sarebbe minata dalla concorrenza interindividuale per rientrare nei due terzi di docenti graziati dallo scatto di merito triennale.

2. La scuola dell’autonomia al servizio del profitto privato
La retorica della meritocrazia è il pilastro su cui si fonda anche il secondo blocco di proposte del governo Renzi che va sotto il titolo della valorizzazione dell’autonomia delle scuole. In concreto il governo Renzi propone di dare ancora maggiore potere ai dirigenti delle singole scuole nel decidere addirittura sui docenti da utilizzare nella didattica sulla base di un registro nazionale dei docenti che riporti i curriculum formativi di ciascuno (proposta n. 6), di aumentarne la discrezionalità attraverso l’abolizione di una serie di “procedure burocratiche” (proposta n. 7).
Gli organi collegiali verrebbero stravolti, come era già intenzione dei governi precedenti che hanno sostenuto la proposta di legge Aprea, respinta dai movimenti della scuola in particolare nell’autunno 2012. Gli organi di gestione effettiva della scuola saranno il dirigente, il nucleo di valutazione e il consiglio dell’Istituzione scolastica, mentre al collegio (consiglio) dei docenti rimarrebbe la sola competenza della programmazione didattica. Nessuna menzione è fatta del consiglio di classe e dell’assemblea degli studenti, previsti dall’attuale normativa.
Il governo Renzi intende intervenire anche sui programmi delle scuole, valorizzando da una parte la musica, la storia dell’arte (niente da eccepire) e l’educazione fisica (non ci eravamo resi conto dell’enorme problema dell’obesità infantile… proposta n. 9), dall’altro riproponendo sotto altri nomi le tre “i” di berlusconiana memoria: inglese, informatica (coding) e imprese (economia, proposta n. 10). Si dice di voler valorizzare le attività di laboratorio, dimenticando che la recente riforma delle superiori avanzata dalla Gelmini ha compresso le ore di laboratorio, di storia dell’arte finanche nei licei artistici, il diritto e l’economia. Perché non partire proprio dall’abrogazione di quella riforma e dalla restituzione delle ore tolte specialmente alle scuole tecniche e professionali? Per i tecnici e professionali invece c’è in serbo la proposta dell’alternanza obbligatoria tra scuola e lavoro negli ultimi tre anni del percorso scolastico (proposta n. 11), ovviamente attraverso stage non retribuiti e senza alcuna garanzia di assunzione al termine, grazie anche al Jobs Act di cui lo stesso governo Renzi è promotore.
Le imprese ringraziano per questo regalo ulteriore, d’altronde queste saranno direttamente coinvolte nella gestione del sistema di istruzione pubblico, attraverso i piani di digitalizzazione delle scuole (proposta n. 8), al finanziamento diretto con incentivi fiscali e all’utilizzo delle strutture negli orari pomeridiani (proposta n. 12). Senza contare che la valorizzazione dell’autonomia fino al parossismo di poter diversificare gli indirizzi culturali di ciascuna scuola (questo il senso della possibilità dei presidi di potersi scegliere l’organico), apre alla diversificazione delle scuole in base alle esigenze delle imprese che le finanzieranno, alla competizione tra scuole per attrarre i finanziamenti privati e gli alunni provenienti da famiglie più facoltose, in spregio ad una istruzione di qualità per tutte e tutti.
In conclusione, il progetto del governo Renzi è un progetto di ampia portata di liberalizzazione del sistema di istruzione per adattarlo alle esigenze del mercato capitalistico, un attacco senza precedenti ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola ma anche agli studenti e alle studentesse, reso ancora più insidioso dalle promesse di stabilizzazione dei precari e di reinvestimento nell’istruzione, che sono tutte da verificare alla prova dei fatti e che cozzano con le politiche di austerità che il governo continua a perseguire in Italia e in Europa.
Il governo ha aperto con questo rapporto una consultazione di due mesi nella scuola e nella società. Come è già stato fatto su altri temi, questa consultazione sarà finta, si millanteranno migliaia di email e tweet ricevuti a sostegno delle proposte del presidente del consiglio. Il dissenso delle persone in carne ed ossa dovrà esprimersi visibilmente nelle scuole e nelle piazze in questo autunno. Occorre mobilitarsi, a partire dalle assemblee previste in questi giorni (a Roma il 15 settembre), nei collegi e nelle assemblee scuola per scuola, e convergere con uno sciopero unitario dei sindacati della scuola sulla data di mobilitazione nazionale lanciata dagli studenti per il prossimo 10 ottobre.
(3 settembre 2014)
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Scuola. Comunicato lavoratori autoconvocati
Resoconto assemblea dei lavoratori autoconvocati della scuola – 1° settembre 2014
L’assemblea organizzata lunedì 1º settembre dai lavoratori autoconvocati della scuola ha avuto un ottimo livello di partecipazione e molti sono stati gli interventi di docenti ed ATA, precari e di ruolo, appartenenti a differenti sigle sindacali, preoccupati dalle promesse/minacce avanzate nelle scorse settimane da Renzi e della ministra Giannini.
Questa preoccupazione si è tradotta nella presa d’atto da parte dei partecipanti dell’assoluta necessità di mettere in campo un più elevato ed incisivo livello di mobilitazione per rispondere al governo su questioni come l’eliminazione delle supplenze per i precari, il rinnovo del contratto, la differenziazione pseudo-meritocratica dei docenti in tre livelli, il taglio delle tasse alle private…
In particolare moltissimi interventi hanno sottolineato la necessità di avviare il percorso per la costruzione di uno sciopero generale, finalmente unitario, di tutte le componenti della scuola e di tutte le sigle sindacali.
Le indicazioni dell’assemblea dei lavoratori autoconvocati della scuola, scaturite dagli interventi sono:
– costruzione di una grande assemblea generale della scuola a Roma, che si terrà probabilmente il 15 settembre, per il lancio di uno sciopero unitario.
- costruzione dopo l’assemblea generale, di assemblee autoconvocate nei diversi territori e nelle singole scuole da organizzare sulla stessa piattaforma dell’assemblea per la preparazione dello sciopero unitario.
- il gruppo di continuità definito nelle precedenti assemblee, allargato ai collegh@ interessati ad impegnarsi nel percorso, si occuperà della costruzione del volantino per l’assemblea del 15 e di un documento da far girare e da presentare nei collegi docenti e nelle assemblee a scuola.
- la data per uno sciopero generale unitario dovrà ovviamente essere stabilita nell’assemblea del 15 settembre, ma molti interventi dell’assemblea hanno già indicato come data possibile venerdì 10 ottobre, giorno scelto dagli studenti per la loro mobilitazione nazionale.
Questa giornata potrebbe essere ideale per sancire l’alleanza tra lavoratori e studenti della scuola e su di essa stanno convergendo tra gli altri i lavoratori di quota 96 ed i precari che hanno organizzato l’iniziativa del 29.
Abbiamo quindi la possibilità di lanciare uno sciopero ed una mobilitazione di massa, realmente trasversale ed unitaria, contro le politiche scolastiche del governo Renzi. Infine l’assemblea rimane in attesa dei contenuti della riforma del governo Renzi per prendere una posizione più adeguata in merito.

lavoratori autoconvocati scuola

da http://ilmanifesto.info/docenti-a-scatti-meritocratici/
Il «patto edu­ca­tivo» pro­po­sto da Mat­teo Renzi a docenti, fami­glie e stu­denti è un pro­getto di società, e non solo sco­la­stico, con­gruente con la peda­go­gia neo­li­be­rale che il pre­si­dente del Con­si­glio vuole appli­care all’intero paese. Ispi­rato alla «meri­to­cra­zia» il governo pro­pone uno scam­bio ai 150 mila docenti che ha annun­ciato di volere assu­mere da set­tem­bre 2015: un posto di lavoro, ma a con­di­zioni sala­riali bloc­cate per nove anni, e in più chiede la dispo­ni­bi­lità ad essere fles­si­bili geo­gra­fi­ca­mente. Sti­pendi ridotti e mobi­lità det­tata dalle esi­genze della scuola-azienda. In que­sto modo Renzi si pro­pone di ren­dere effi­ciente lo Stato per gestirlo come un’impresa.

Gli scatti di competenza
Il primo obiet­tivo è abo­lire il con­tratto nazio­nale e la pro­gres­sione di car­riera del per­so­nale sco­la­stico in base all’anzianità di ser­vi­zio. Gli «scatti di anzia­nità» saranno sosti­tuiti dagli «scatti di com­pe­tenza» che saranno con­cessi solo ai docenti giu­di­cati «meri­te­voli» in base a una valu­ta­zione sui cre­diti «docu­men­ta­bili, valu­ta­bili e cer­ti­fi­ca­bili». Lo «scatto di com­pe­tenza» dovrebbe avve­nire ogni tre anni. Si sostiene che due docenti su tre avranno 60 euro in busta paga in più. Sem­pre che lo meri­tino. Nei fatti viene aperta la strada all’aumento dell’orario di lavoro dei docenti.


Quello di Renzi è anche un discorso morale. La «com­pe­ti­zione» viene legata alla respon­sa­bi­lità. Sot­to­po­nen­dosi alla valu­ta­zione, i docenti e gli stu­denti aiu­te­ranno lo Stato a rispar­miare e a essere più pro­dut­tivi, rispet­tando il coman­da­mento dell’austerità. Quello che è certo è che non si torna indie­tro: gli 8,4 miliardi di euro tagliati da Gelmini-Tremonti non ver­ranno rifinanziati.

Le assun­zioni

Nelle gra­dua­to­rie ad esau­ri­mento (Gae) ci sono 155 mila docenti pre­cari. Quest’anno ver­ranno assunti 7700 su cat­te­dre ordi­na­rie e 6700 su posti di soste­gno. L’anno pros­simo il governo vuole assu­merne in un solo colpo 140.600. A que­sti aggiunge i 3 mila vin­ci­tori senza cat­te­dra del con­cor­sone 2012 (il 70 iscritto alle Gae). Assunti anche gli «ido­nei« dello stesso con­corso: 6300 (il 60% iscritto alle Gae).


A tutti gli altri pre­cari abi­li­tati il governo pro­spetta un con­corso per assu­mere 40 mila per­sone dal 2017 e col­mare il diva­rio con il per­so­nale che andrà in pen­sione. Tra que­sti dovreb­bero entrare anche i recenti abi­li­tati Pas (69 mila) e Tfa I e II ciclo (10.500 e 22.500). potreb­bero par­te­ci­pare fino a 200 mila per­sone, cal­co­lando anche i lau­reati non abi­li­tati. Que­sta ope­ra­zione costerà 3 miliardi di euro. Un miliardo dovrà essere impe­gnato da set­tem­bre a dicem­bre 2015 nella legge di sta­bi­lità che verrà pre­sen­tata nei primi giorni di ottobre.


Come curare la «supplentite»?

I 150 mila assunti andranno a coprire l’organico dei posti sco­perti. Visto che molte con i tagli alla scuola migliaia di cat­te­dre sono state can­cel­late, e molti sono stati gli isti­tuti accor­pati, chi non avrà una cat­te­dra andrà a rico­prire una «posi­zione fun­zio­nale». 50 mila avranno una cat­te­dra, 100 mila neo-assunti dovranno garan­tire la mobi­lità, spo­starsi nella loro pro­vin­cia, rispon­dendo alle richie­ste dei pre­sidi. Le assun­zioni dovreb­bero seguire l’ordine nella gra­du­ta­to­ria. Chi sta in fondo rien­trerà in que­sto «orga­nico fun­zio­nale a rete». Ci sarà una cate­go­ria di docenti «sta­bili» e un’altra di «mobili», cioè dovranno essere dispo­ni­bili a tra­sfe­rirsi per lavoro, non diver­sa­mente da quanto accade oggi tra i pre­cari che migrano da Sud a Nord. Entro il 31 dicem­bre di quest’anno il Miur dovrebbe fare il cen­si­mento di tutti i pre­cari per chia­rire la situa­zione. Sem­bra infatti che 43 mila iscritti alle Gae non abbiano effet­tuato sup­plenze negli ultimi 3 anni, pro­ba­bil­mente per­ché lavo­rano a tempo pieno e sot­to­pa­gati nelle scuole pari­ta­rie. Pro­prio quelle che il governo intende aiu­tare con misure per la defiscalizzazione.


Verrà abo­lita la «terza fascia» dove i pre­cari sono più nume­rosi e lavo­rano sulle sup­plenze brevi che saranno assor­bite dall’organico fun­zio­nale. Si cal­cola che siano 93 mila le per­sone che hanno inse­gnato meno di un mese. 100.500 quelli che hanno inse­gnato più di un mese. Non ven­gono con­si­de­rati «pre­cari». Saranno apolidi.


Il preside-manager


Figura cen­trale del «patto» è il diri­gente sco­la­stico. Figura cen­trale della sua scuola sarà il preside-manager. Gestirà il regi­stro nazio­nale dei docenti, l’insieme dei cur­ri­cula online, defi­niti anche come «por­to­fo­lio» delle com­pe­tenze. Sce­glierà i docenti più adatti al suo pro­getto di impresa, la «squa­dra» si legge nel docu­mento, lo stile è da gestione delle risorse umane. Il preside-manager sarà un capo-impresa che sce­glierà i «suoi» docenti, un po’ come farebbe Mar­chionne con i suoi mana­ger o dipen­denti. La vec­chia uto­pia azien­da­li­sta dell’istruzione, per­se­guita sin dalla fine degli anni Ottanta trova la sua rea­liz­za­zione. Renzi rea­lizza la vec­chia legge Aprea respinta dagli stu­denti nel 2012.


Il sistema di valutazione

Il tutto sarà gestito da un sistema di valu­ta­zione interno, coor­di­nato da un «docente men­tor», e da un sistema nazio­nale di valu­ta­zione (Snv) rivolto anche alle scuole pari­ta­rie. Que­sti sistemi sono l’espressione del pro­getto neo-liberale intro­dotto nell’università e nella ricerca con la riforma Gel­mini: ser­vi­ranno cioè ad aumen­tare la «qua­lità» della scuola e i «port­fo­lio» di stu­denti e docenti. Il pro­getto è quello di supe­rare l’idea per cui l’insegnamento è un «ser­vi­zio pub­blico». Diven­terà un atto di volontà indi­vi­duale al ser­vi­zio della scuola-impresa. Il docu­mento gover­na­tivo parla di «riscatto» indi­vi­duale e «pro­ta­go­ni­smo civico». In vista della pre­mia­lità, si con­si­glia all’individuo di impe­gnarsi nella sua comu­nità di rife­ri­mento a dif­fon­dere i valori della nuova gover­nance. Il valore dell’impresa cre­sce quante più per­sone scel­gono di auto-valutarsi.


Pri­vati, volon­tari e terzo settore

Renzi vuole attrarre i pri­vati, imprese, fon­da­zioni, fino a pro­spet­tare al Terzo set­tore l’entrata nella scuola su pro­getti per tenere aperti gli isti­tuti oltre l’orario sco­la­stico. In quest’ottica vin­co­lerà il Fondo per il Miglio­ra­mento dell’Offerta For­ma­tiva (Mof) agli obiet­tivi di miglio­ra­mento delle scuole. Le atti­vità così pro­dotte ver­ranno valu­tate nel port­fo­lio di docenti e stu­denti e rien­tre­ranno nella valu­ta­zione finale. Si punta a creare «labo­ra­tori sul ter­ri­to­rio» (anche con Fablab o incu­ba­tori d’impresa) per inte­grare pub­blico e pri­vato. Viene inol­tre teo­riz­zato il ricorso al lavoro gra­tuito e volon­ta­rio dei pro­fes­sio­ni­sti o dei docenti in pen­sione che offri­ranno «ser­vizi» e «com­pe­tenze» alle scuole. Si vuole così creare «comu­nità edu­canti», ispi­rate ai valori dell’impresa etica. Nell’immaginario del governo que­ste comu­nità avvie­ranno al lavoro gli stu­denti con stage e all’apprendistato in azienda, obbli­ga­tori negli ultimi tre anni dei tec­nici e pro­fes­sio­nali. È un pro­getto che rien­tra nella riforma Poletti dove gli appren­di­stiti ven­gono inqua­drati con una paga fino al 60% dei loro col­le­ghi. La buona scuola educa, alla precarietà.


La società dei controlli



Annun­ciata, infine, una «digi­ta­liz­za­zione spinta» della scuola. Le aziende che pro­du­cono lava­gne lumi­nose faranno affari d’oro. Ma con que­sta idea, molto simile al pro­getto ber­lu­sco­niano anche per l’insistenza sull’inglese, si vogliono intro­durre i dispo­si­tivi dello scree­ning e del pro­fi­ling indi­vi­duale sulla base delle com­pe­tenze (il port­fo­lio). Renzi si pre­para così al pas­sag­gio dalla società disci­pli­nare a quella che Gil­les Deleuze definì «società dei controlli».

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