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mercoledì 8 ottobre 2014

COSI' SI PUO' AGGIRARE IL FISCAL COMPACT

da http://ilmanifesto.info/cosi-si-puo-aggirare-il-fiscal-compact/
—  Andrea Del Monaco, 6.10.2014
Austerity. Meglio pagare una multa da 5 miliardi e portare il deficit al 4% che accettare i 900 miliardi di tagli previsti dal fiscal compact
Un lavo­ra­tore che dice la verità merita il licen­zia­mento? Il lavoro si crea tra­mite gli inve­sti­menti o abo­lendo l’art. 18? In un paese nor­male il Jobs Act crea lavoro vero e non can­cella il diritto al rein­te­gro per licen­zia­mento senza giu­sta causa; altri­menti che Jobs Act è? Un paese nor­male (la Fran­cia) viola il fiscal com­pact e inve­ste: al mas­simo rischia una san­zione dello 0,3% del PIL. Un paese nor­male (la Polo­nia) spende bene i fondi UE in un piano per lo svi­luppo che crei vera occu­pa­zione. Vediamo invece cosa accade in Italia.SE UN AUTI­STA DICE LA VERITÀ SU UN AUTO­BUS IN PANNE DEVE ESSERE SOSPESO?
Dome­nica 28 set­tem­bre, su Rai Tre, Presa Diretta ha man­dato in onda un’intervista a due con­du­centi della TPL, il con­sor­zio pri­vato che gesti­sce una parte impor­tante del tra­sporto pub­blico della capi­tale e due giorni dopo i due inter­vi­stati hanno rice­vuto dall’azienda una let­tera di sospen­sione dal lavoro. Ma cos’avevano detto di così grave per meri­tarsi una sospen­sione dal lavoro?. Que­sto: «Se ce so’ delle per­dite, è inu­tile che carica aria… non ce la fa… stiamo tutti i giorni così.. Sono vet­ture del 2000 nean­che pos­sono cir­co­lare». Valen­tino Toma­sone, come testi­mone, mostrava un auto­bus che a ogni inse­ri­mento di mar­cia sca­ri­cava l’aria com­pressa della vet­tura. «La Roma TPL Scarl avrebbe dovuto prov­ve­dere alla sosti­tu­zione totale del parco mac­chine secondo il con­tratto d’affidamento del comune…» aggiun­geva Ila­rio Ilari. Alla domanda di Iacona «E l’ha fatto?» Ilari rispon­deva: «Evi­den­te­mente no». Secondo l’interrogazione par­la­men­tare al mini­stro Poletti dei sena­tori Baroz­zino e Cer­vel­lini (Sel) la sospen­sione dei due auti­sti è una «dif­fida» ai dipen­denti dalla «dif­fu­sione di noti­zie sull’azienda», un limite alla libertà sin­da­cale, alla libertà di espres­sione dei lavo­ra­tori e al diritto all’informazione degli utenti: ergo il governo dovrebbe inter­ve­nire e far annul­lare la sospen­sione di Ila­rio e Valen­tino. Que­sta è un’occasione per Renzi. Può dimo­strare che nella sua Ita­lia, se un lavo­ra­tore dice la verità merita un plauso.
Il premier chieda ufficialmente alla TPL di annullare la sospensione. L’incontro governo-sindacati di oggi dovrebbe partire da qui.

BASTA FISCAL COM­PACT, MEGLIO RISCHIARE 5 MILIARDI DI SAN­ZIONI CHE TAGLIARE 900 MILIARDI IN VENTI ANNI
Ma non suc­ce­derà, come non ci sarà il rav­ve­di­mento sul Fiscal Com­pact. Meglio rischiare 5 miliardi di san­zioni e varare un piano di svi­luppo che tagliare 900 miliardi in venti anni.
«Noi rispet­tiamo il 3% ma rispet­tiamo anche le deci­sioni di un paese libero come la Fran­cia» sostiene Renzi, rife­ren­dosi alla scelta fran­cese di rin­viare al 2017 il rispetto delle regole dell’austerità. La posi­zione ita­liana è poli­ti­ca­mente debole e porta alla sta­gna­zione. L’unica solu­zione è non rispet­tare le regole dell’austerità invo­cando la reces­sione e poi ricon­trat­tare i Trattati.
Vediamo sche­ma­ti­ca­mente. Il Trat­tato di fun­zio­na­mento della UE (TFUE) all’art.126 defi­ni­sce ecces­sivo il disa­vanzo pub­blico se:
1. il rap­porto tra defi­cit e PIL sfora il 3%;
2. il rap­porto debito/PIL supera il 60%.
Qual è la fles­si­bi­lità invo­cata dal governo Renzi e non con­cessa dalla Mer­kel nei fatti? Secondo il Pro­to­collo n. 12 alle­gato ai Trat­tati Euro­pei (sulla pro­ce­dura sui disa­vanzi ecces­sivi) il supe­ra­mento del 3% è con­cesso se è ecce­zio­nale e tem­po­ra­neo, oppure se è cau­sato da un evento non con­trol­la­bile dallo Stato Mem­bro, ovvero se è cau­sato da una grave reces­sione eco­no­mica; oppure se il rap­porto deficit/PIL sta dimi­nuendo in modo sostan­ziale e con­ti­nuo, avvi­ci­nan­dosi al 3%.
Il rap­porto debito pubblico/PIL può supe­rare il 60% se si riduce avvi­ci­nan­dosi con ritmo ade­guato al valore di rife­ri­mento. E qui l’Italia ha il pro­blema maggiore.
Pur­troppo il Fiscal Com­pact (da gen­naio 2013) ha raf­for­zato le «regole auree» dell’austerità. Il defi­cit strut­tu­rale di bilan­cio non deve supe­rare lo 0,5% del PIL: solo per rispet­tare que­sto para­me­tro il mini­stro Padoan dovrebbe tro­vare 15 miliardi (tagli o tasse). Salvo casi ecce­zio­nali è atti­vato auto­ma­ti­ca­mente un mec­ca­ni­smo di cor­re­zione per lo stato che «sfora».
Per inve­stire dun­que si dovreb­bero fare tre cose:
1. abo­lire il pareg­gio di bilan­cio in Costituzione
2. sfo­rare il limite del 3% nel rap­porto deficit/PIL
3. ricon­trat­tare i Trat­tati UE.
Se si fa que­sto, cosa si rischia? La san­zione più impor­tante che Bru­xel­les potrebbe imporci è un depo­sito infrut­ti­fero presso la Banca Cen­trale Euro­pea costi­tuito in due parti: una fissa dello 0,2% del PIL, e una varia­bile, pari allo 0,1% del PIL per ogni punto (o fra­zione di punto) di sfon­da­mento del 3%. Tra­du­zione: se sfo­riamo al 4% dovremmo pagare meno di 5 miliardi.
Occorre aggiun­gere una con­si­de­ra­zione impor­tante. Il Fiscal Com­pact non è para­go­na­bile a un mutuo su una casa. Se non paghiamo il mutuo sulla nostra abi­ta­zione arriva il pigno­ra­mento. Se non rispet­tiamo il Fiscal Com­pact, Bru­xel­les non può pigno­rarci il Colosseo.
La Fran­cia, sapendo che Bru­xel­les non può pigno­rare la Torre Eif­fel, sfora il 3% dal 2008 (Ecco il rap­porto deficit/PIL fran­cese degli ultimi 6 anni: 4,3% nel 2013, 4,9% nel 2012, 5,2% nel 2011, addi­rit­tura 7% nel 2010, ancora 7,5% nel 2009, 3,3% nel 2008). Ergo, meglio rischiare 5 miliardi di san­zione che tagliare 900 miliardi in venti anni per por­tare il rap­porto Debito/PIL al 60%.

MA SFO­RARE IL DEBITO PER FARE COSA?
Un piano per lo svi­luppo e il lavoro con i fondi Ue. L’Italia ha 26 miliardi resi­dui del ciclo 2007–2013 e 84 miliardi del ciclo 2014–2020 (inclu­dendo il cofi­nan­zia­mento al 50%): di que­sto Renzi dovrebbe discu­tere con la Camusso oggi, con Mer­kel e Hol­lande domani. In cam­bio del voto a Junc­ker dovrebbe con­trat­tare un «New Deal euro­peo». Per farlo sarebbe neces­sa­rio un pro­getto sul capi­ta­li­smo ita­liano. Nei tweet per ora non si è visto.

* Esperto Fondi Strut­tu­rali Europei

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