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venerdì 7 novembre 2014

DA SENIGALLIA A KOBANE.

Molto interessante ed istruttiva in particolare la seconda parte, con reportage, interviste e audio in continuo aggiornamento dal compagno di Senigallia e dagli altri direttamente da Kobane.
da http://www.arvultura.it/1440/staffetta-a-suruc-senigallia-per-kobane/
Siamo partiti per Kobane. In questo momento un’attivista dello Spazio Comune Autogestito Arvultùra di Senigallia – insieme con altri attivisti dei centri sociali italiani – si trova a Suruc, la cittadina turca al confine con la Siria, a poche centinaia di metri dal fronte, dove i rumori e le immagini della guerra non sono più mediati da uno schermo, ma sono una realtà che si può toccare con mano.
Siamo parte di una staffetta solidale che coinvolge associazioni e centri sociali delle Marche, dell’Emilia Romagna, di Napoli, del Veneto, di Roma e di Milano. Ci daremo il cambio ogni dieci giorni in modo da mantenere una presenza costante sul fronte di quella che riteniamo essere uno scontro decisivo tra democrazia e barbarie.Siamo andati a Kobane per non essere semplicemente solidali, ma per essere parte della resistenza contro il Califfato nero rappresentato dall’Isis e per dimostrare che l’occidente, l’Europa, sono qualcosa di diverso, di altro, dall’interventismo statunitense e dall’infame complicità del Governo turco e quindi della Nato.
Siamo andati a Kobane perché la regione autonoma del Rojava rappresenta una terza via tra gli interessi capitalistici dell’occidente e la follia dell’integralismo islamico. Il Rojava ci parla di laicità, di democrazia, di emancipazione femminile, di tolleranza, di eco-compatibilità, di uguaglianza e di giustizia sociale. Una luce nella notte mediorientale e tenerla accesa, darle forza, è compito di tutti noi.
Siamo andati a Kobane perché la guerra si sta facendo sempre più globale, arrivando fin dentro la nostra Europa. Il mare Mediterraneo trasformato in un cimitero per tutti quei profughi che fuggono dalle guerre di cui i governi occidentali sono tremendamente responsabili, ne è un terribile esempio. Come un terribile esempio lo sono quelle politiche populiste e razziste che in nome della sicurezza, paradossalmente, producono effetti criminogeni, trasformando migliaia di uomini e donne in clandestini senza diritti, utilizzati, come carne da macello, per lo sfruttamento nel mercato nero o come manovalanza nei circuiti criminali.
Siamo andati a Kobane per tessere relazioni, prendere contatti, capire come possiamo essere materialmente utili alla resistenza che i partigiani kurdi stanno eroicamente praticando. Utili nell’organizzare raccolte di medicinali. Utili per far circolare informazioni che media mainstream non danno. Utili nell’incontrare i rappresentati politici locali delle organizzazioni kurde.
Siamo andati a Kobane perché quell’eresia comunista che rappresenta il Rojava, va difesa, perché la democrazia senza stato, autorganizzata nel confederalismo democratico, non rappresenta solo un’alternativa politica per il Medioriente – in primis per la popolazione palestinese – ma perché parla direttamente a noi europei. La federazione di autonomie territoriali indica una terza via tra le politiche di austerità dell’Unione Europea e i rigurgiti nazionalisti, xenofobi e razzisti che portano il nome della Le Pen, di Farange, della Lega Nord, ma – diciamolo – anche di Grillo e del suo partito virtuale.
Siamo andati a Kobane perché c’è una resistenza in armi che fa piazza pulita di tutto quel pacifismo muto e impotente che ha ammorbato per troppi anni il dibattito politico italiano, soffocandolo dentro lo stupido e interessato dualismo violenza-non violenza. La guerra e l’opposizione ad essa ci obbligano, oggi, a ragionare di come essere per la pace senza essere pacifisti.
Siamo andati a Kobane perché siamo antifascisti e nei giovani occhi delle guerrigliere e dei guerriglieri kurdi rivediamo quelli dei nostri nonni, perché nella battaglia “strada per strada, casa per casa” riconosciamo l’insurrezione di Napoli, la battaglia di Porta Lame a Bologna, la Roma di via Rasella, la resistenza sull’appennino tosco-emiliano e sulle colline marchigiane. In loro riconosciamo quella stessa voglia di libertà, quella fame di giustizia e quel desiderio di futuro che animarono la resistenza al nazi-fascismo.
Siamo andati a Kobane per essere politicamente e materialmente complici dei suoi partigiani.
Siamo andati a Kobane per essere Kobane.

Report in continuo aggiornamento:
06/11/2014
– video
Suruç – intervista ad un ragazzo ferito dai lacrimogeni dell’esercito turco. Guarda su Globaltvproject
- h. 10.00 smsSiamo arrivati da poco a Suruç. La notte abbiamo dormito al villaggio di Mehser dove c’è stata la manifestazione al confine con Kobane.
Questa mattina abbiamo in programma di intervistare nella sede del partito una parlamentare turca.


05/11/2014
– “Kurdistan – I fuochi della sera”
Continua la staffetta Italia-Kurdistan
Report del terzo giorno. Leggi Globalproject.info
Intervista video la sera a Mehser: “grazie a voi per essere venuti qui, perchè prendete parte alla nostra resistenza. Siamo al cinquantesimo giorno di assedio di Kobane. Vogliamo far sapere a tutto il mondo che Kobane non cadrà fino a quando l’Ypj e l’Ypg saranno qui“. Guarda su Globaltvproject
- h. 21.30 smsDurante la giornata siamo andati al campo profughi dove abbiamo potuto intervistare un profugo di Kobane il quale ci ha raccontato della sua esperienza agghiacciante sotto l’artiglieria dell’Isis. Ci ha raccontato dell’imperdonabile complicità dell’esercito turco.
Poi abbiamo distribuito nel campo profughi dolciumi presi dal magazzino, i bambini ci hanno circondati con le loro mani tese, chiedendoci disperatamente ciò che gli dovrebbe spettare per il diritto di essere bambini.
La notte siamo tornati al confine dove c’è stata una manifestazione promossa dalle organizzazioni culturali kurde le quali hanno intonato canti su Kobane attorno ai fuochi per proteggersi dal freddo pungente, commuovendo anche i cuori più duri. In tutto il Kurdistan turco nessuno festeggia più, a Suruç la sala che veniva utilizzata per i matrimoni adesso è un magazzino per gestire i tanti rifornimenti. Da quando Kobane è sotto assedio in tutto il Kurdistan non è stato festeggiato un matrimonio.
– h. 16 video
Suruç – report pomeridiano della terza giornata di staffetta. Guarda il video su GlobaltvprojectSuruç – intervista ad un abitante di Kobane in un campo profughi. Guarda il video su Globaltvproject
– h. 10.40 sms
Questa mattina siamo rimasti a Suruç a lavorare nei magazzini. Più tardi abbiamo chiesto di poter tornare nei campi profughi.
– h. 10.35 sms
Ieri dopo aver effettuato i servizi video girati alle porte di Kobane (on-line su Globalproject.info), siamo tornati a Suruç dove abbiamo lavorato, insieme ad un gruppo di volontari venuti da Istanbul, negli enormi magazzini che si occupano di gestire i rifornimenti per i campi profughi e per Kobane.
Finito di lavorare, siamo andati negli accampamenti a distribuire tenda per tenda merendine ai bambini.
Invitati in una tenda, con nostra grande commozione abbiamo ascoltato canti intonati su Kobane Libera, mentre sorseggiavamo il chai, tipico the turco.
Abbiamo ridormito la notte a Suruç, in una casa nel villaggio ad 1 km da Kobane, passando la serata e giocando a scacchi con i guerriglieri dell’YPG.

04/11/2014
 
- “Viaggio a Suruç: Il melograno del Rojava”
Seconda giornata di viaggio per la carovana dei movimenti italiani al confine turco-siriano. Una corrispondenza tra Suruç a Mehser
Video: corrispondenza dal confine di Kobane e intervista al fotografo indipendente sulla situazione a Kobane
Leggi e guarda su Globalproject.info

- h. 13.30
Intervista telefonica a Karim
– h. 10.35 sms
Siamo a 100 metri da Kobane e i combattimenti sono appena iniziati. Sentiamo i suoni delle esplosioni e il fuoco dell’artiglieria.
Abbiamo effettuato due servizi video.
03/11/2014
 
- “Viaggio a Suruç – Un leone è sempre un leone. Non importa se sia uomo o donna.”
Primo racconto della delegazione di compagni che si sono sul confine turco-siriano, alle porte di Kobane
Leggi su Globalproject.info
– h. 19.45 sms
Domani saremo inviati a uno dei campi profughi di Suruç, in cui ci hanno chiesto di dare una mano fisica oltre che mediatica.
– h. 19.10 sms
Siamo arrivati a Suruç alle 08.30 e lì siamo stati accolti nella sede del BDP gremita di volontari in attesa di essere mandati al fronte di Kobane.
Ci ha ricevuto la ex parlamentare del Rojava, il vicegovernatore del cantone di Kobane. Dopo aver pranzato insieme, abbiamo intervistato il vice governatore: l’intervista sarà disponibile stasera su GlobalProject.info.
Ora siamo a Mehser, un villaggio a 1 km da Kobane, dove passeremo la notte.
02/11/2014
– h 22.26: il primo sms dalla Turchia da parte della prima staffetta: Karim Franceschi dei Centri Sociali delle Marche, Sara Montinaro e Roberto Cipriano Ya Basta! Bologna
Siamo arrivati a Gaziatem, da qui domani partiremo per Suruç che dista più o meno 2 ore di macchina.
– Dall’Italia dei movimenti al Kurdistan in lotta: staffetta a Suruç
Alla vigilia della partenza della prima delegazione di compagni che si sono inoltrati sul confine turco-siriano, fino alle porte di Kobane, abbiamo provato a scrivere un primo testo nel quale far confluire tutti gli auspici che avevamo nei confronti di questa sfida.
Leggi tutto il comunicato su Globalproject.info

Per approfondire:
http://www.retekurdistan.it
http://www.uikionlus.com
http://www.uikionlus.com/carta-del-contratto-sociale-del-rojava-siria
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=18609

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