Lo conoscevamo in molti, almeno di vista, e stava simpatico a tutti (io lo conoscevo un po' perchè abito vicino al porto e capitava spesso a fare un caffè nello stesso bar) ma non è di questo che voglio parlare.
L'edizione cartacea del Corriere Adriatico riportava chiaramente che Ras non voleva perdere giornate di lavoro perchè aveva il contratto a chiamata, e aveva paura che stando troppo a casa, oltre a non prendere i soldi delle giornate, magari sarebbe dovuto rimanere a casa, non pagato, per chissà quanto altro tempo; e ho ritrovato un accenno in un breve articolo che pubblico sotto.
Non piangiamo, dunque, la vittima di una fatalità o l'eroismo di uno stakanovista del capitalismo, come mi è capitato di leggere, ma comprendiamo di avere un'altra vittima (l'ennesima), diretta o indiretta, dei meccanismi odierni del Capitale, che produce una catena di sfruttamento, di precarietà, di povertà e di paura in cui chi paga il prezzo maggiore sono sempre gli anelli economicamente più deboli.
Visto che questo lutto ci tocca nella città e nelle conoscenze, si è pensato di uscire subito e non pubblicare alcun post domani.
http://www.articolotre.com/2015/01/non-posso-perdere-il-lavoro-si-fa-dimettere-dallospedale-e-muore-a-31-anni/“Non posso perdere il lavoro”: si fa dimettere dall’ospedale e muore a 31 anni
-Redazione-
Aveva il terrore di perdere il lavoro: una paura così grande da convincerlo addirittura a trascurare la sua salute, fino alla morte.
E' accaduto a Senigallia, dove un pescatore bengalese di 31 anni, sabato scorso, si è recato al pronto soccorso a causa di un malessere che, da giorni, lo attanagliava. Esaminato dal personale medico, gli è stata riscontrata una polmonite ed è stato disposto il suo ricovero.
Non c'è stato però niente da fare: il ragazzo, non volendo perdere giorni lavorativi, ha insistito per andarsene, senza voler ascoltare i medici, e ha firmato per essere dimesso.
E' morto domenica mattina, improvvisamente. Stroncato dall'infezione polmonare non curata, mentre stava per uscire di casa.
L'edizione cartacea del Corriere Adriatico riportava chiaramente che Ras non voleva perdere giornate di lavoro perchè aveva il contratto a chiamata, e aveva paura che stando troppo a casa, oltre a non prendere i soldi delle giornate, magari sarebbe dovuto rimanere a casa, non pagato, per chissà quanto altro tempo; e ho ritrovato un accenno in un breve articolo che pubblico sotto.
Non piangiamo, dunque, la vittima di una fatalità o l'eroismo di uno stakanovista del capitalismo, come mi è capitato di leggere, ma comprendiamo di avere un'altra vittima (l'ennesima), diretta o indiretta, dei meccanismi odierni del Capitale, che produce una catena di sfruttamento, di precarietà, di povertà e di paura in cui chi paga il prezzo maggiore sono sempre gli anelli economicamente più deboli.
Visto che questo lutto ci tocca nella città e nelle conoscenze, si è pensato di uscire subito e non pubblicare alcun post domani.
-Redazione-
Aveva il terrore di perdere il lavoro: una paura così grande da convincerlo addirittura a trascurare la sua salute, fino alla morte.
E' accaduto a Senigallia, dove un pescatore bengalese di 31 anni, sabato scorso, si è recato al pronto soccorso a causa di un malessere che, da giorni, lo attanagliava. Esaminato dal personale medico, gli è stata riscontrata una polmonite ed è stato disposto il suo ricovero.
Non c'è stato però niente da fare: il ragazzo, non volendo perdere giorni lavorativi, ha insistito per andarsene, senza voler ascoltare i medici, e ha firmato per essere dimesso.
E' morto domenica mattina, improvvisamente. Stroncato dall'infezione polmonare non curata, mentre stava per uscire di casa.
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