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sabato 28 febbraio 2015

I ROM E I RAZZISMI COSTRUITI DALL'ALTO. DI ROBERTO MAZZOLI.

Dal giornale 'Confronti'

L’immagine fornita dai media sui rom è spesso negativa. Molti sono
convinti che esista una differenza di carattere culturale che rende
incompatibile la convivenza sociale. Ma il razzismo contro i rom fa
comodo alle classi dirigenti che, spostando l’attenzione su di loro,
possono così «incanalare» la rabbia e la frustrazione della società.
ll razzismo contro i rom è una prassi di
discriminazione sociale fondata su ste-
reotipi e pregiudizi antichi e particolar-
mente persistenti. Esso è alimentato da
cognizioni non basate sull’esperienza, come
tutti gli stereotipi e i pregiudizi, ma accolte
«per sentito dire». Se si domanda ad un raz-
zista di giustificare le ragioni che lo portano
a discriminare una qualche categoria intera
di persone (rom, ebrei, islamici, rumeni ec-
cetera), avremo sempre a che fare con rispo-
ste inconsistenti sul piano razionale, poiché
non esistono motivazioni sufficienti, poiché
non si può «giudicare senza conoscere». An-
che i razzisti più acculturati, posti di fronte
al quesito, ad esempio: «Come fai a dire che
tutti i rom sono disonesti?», saranno costret-
ti ad arrampicarsi concettualmente su una
presunta differenza di carattere culturale che
rende incompatibile la convivenza, se riten-
gono esagerato spingersi fino ad un razzismo
di carattere biologico, scientificamente anco-
ra più impresentabile.

Il punto centrale di ogni razzismo sta qua,
nell’«evitamento della ragione». Ed è da qua
che bisogna partire per sconfiggerlo. Il raz-
zismo contro i rom è, di conseguenza, una
delle numerose forme di espletamento del-
la violenza sociale intergruppi, una delle
modalità attraverso le quali si strutturano le
relazioni tra gruppi di maggioranza e grup-
pi di minoranza: le maggioranze, per raffor-
zare la coesione al proprio interno, al fine di
mantenere e consolidare il potere in mano
alla propria classe dirigente, identificano
una minoranza verso la quale depositare
una porzione di frustrazione del corpo so-
ciale, alimentando dall’alto sentimenti di-
scriminatori già circolanti fra la popolazio-
ne; in questo modo si effettua uno sposta-
mento dell’attenzione dalle responsabilità
che si dovrebbero attribuire alle istituzioni
per il cattivo funzionamento della conviven-
za sociale. Questo vale sempre e, tanto più,
durante le fasi storiche di crisi economica.
Nella sostanza non è diverso né più grave
di qualsiasi altra forma di razzismo, ma si
caratterizza per il suo apparire, insieme con
il razzismo contro gli ebrei, quello più am-
piamente legittimato socialmente. È riscon-
trabile in moltissimi ambienti culturali, a
volte anche in quelli che ne dovrebbero es-
sere immuni. Perché? Poiché è molto anti-
co e quindi radicato: gli «zingari» sono i di-
scendenti di Caino il fratricida, sono i fab-
bri che forgiarono i chiodi con i quali Gesù
fu crocifisso, sono i nomadi misteriosi, im-
postori e furbi, dediti alla magia e al raggi-
ro. Perché se in passato erano la letteratura
ed il teatro ad alimentarne la sinistra e affa-
scinante fama, insieme con infiniti procedi-
menti legislativi atti all’esclusione, oggi, in
Italia, è la stragrande maggioranza dei mez-
zi di informazione a fornire dei rom una im-
magine parziale e insufficiente, quando non
esclusivamente negativa.
Nel nostro paese, inoltre, non esiste il ri-
conoscimento dello status di minoranza per
i rom e, molto peggio, un numero consi-
stente di persone è costretto a vivere in con-
dizioni sub-umane negli insediamenti isti-
tuzionali definiti «campi nomadi». Luoghi
de-umanizzanti, veri e propri ghetti dove i
diritti fondamentali sono spesso ostacolati
o addirittura negati, sempre più relegati al-
la periferia delle città, lontani dai servizi
fondamentali, dove il degrado è condizione
quotidiana. Dove l’umanità resiste, ma de-
ve affrontare enormi ostacoli, dove piccoli
boss spregiudicati possono costruirsi impe-
ri personali, basati sullo sfruttamento della
disillusione delle giovani generazioni. Dove
le istituzioni falliscono, per incapacità o per
dolo, e fanno arricchire amministratori e
faccendieri sulla pelle dei rom.
La povertà fa paura, la sporcizia fa schifo,
e le persone che ci vivono dentro finiscono
per non essere più esseri umani come gli al-
tri, diventano inferiori, perdono lo status di
umanità per acquisire una forma interme-
dia animale/umana. E di conseguenza pos-
sono essere tutti relegati ai margini, espul-
si, lasciati fuori, imprigionati e, perché no,
bruciati dal fuoco purificatore del fascismo
contemporaneo.
È necessario attivare dispositivi educativi,
culturali, mediatici progettati per «deco-
struire» gli stereotipi, facilitando la cono-
scenza delle specificità della cultura rom
che i rom stessi sceglieranno, lasciando che
siano essi stessi ad autorappresentarsi nelle
forme e nelle modalità che riterranno più
opportune. Chiudere i campi istituzionali e
realizzare l’estensione dei diritti fondamen-
tali di tutte le donne e gli uomini rom, in
particolare. Lottare ogni giorno perché la
consapevolezza della costruzione sociale
dall’alto dei razzismi cresca nell’animo e
nella mente della popolazione intera, in ge-
nerale.
Oltre il pessimismo della ragione e l’otti-
mismo della volontà ci può essere il reali-
smo dell’indignazione.

(Roberto Mazzoli)

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