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martedì 3 marzo 2015

UN OPPOSITORE PICCOLO PICCOLO.


Ci hanno provato le fanfare mediatiche filo USA e UE a farlo passare per un martire della libertà, ma basta una rapida occhiata alla biografia di Boris Nemtsov per capire che l'unica libertà di cui egli era paladino era quella dei padroni occidentali.
Oligarca di Eltsin, autore di misure a favore del Capitale privato che gli valsero le lodi della Thatcher, sostenitore delle forze naziliberiste ucraine (divertente la storia che egli avesse un dossier bello e pronto, che nemmeno la CIA è stata capace di produrre in questi mesi), era caduto in disgrazia politica dopo la fine dei fasti politici di Eltsin e raggranellava un misero 5%.
Non siamo poliziotti e non ci pronunciamo su chi possa essere stato: di sicuro quest'omicidio è un ottimo cavallo di battaglia da parte dei dittatori del Capitale atlantico per ricominciare a usare tutta la propaganda possibile e immaginabile per destabilizzare la Russia come la conosciamo oggi e arrivare a mettere al potere un qualche fantoccio dei suoi interessi. Tutt'altra questione rispetto al parallelo con la Politkovskaja, la quale, comunque sia andato il suo assassinio -e chi scrive pensa che attribuirlo a Putin piuttosto che a qualche nazionalista sia piuttosto avventato: il fatto che sia stata uccisa nel giorno del compleanno di Putin dice poco o niente visto che la coincidenza non sarebbe certo una mossa astuta del presidente russo, che ha dimostrato di essere tutto fuorchè uno stupido- era realmente scomoda per Putin stesso, mentre costui era un elemento poco più che folkloristico, malvisto dai russi e sconosciuto all'estero. Nemtsov, rispetto alla Politkovaskaja, per Putin è più insidioso da morto.
Altrettanto certo è che la morte di costui, dal punto di vista dei martiri della libertà, è di quelle che davvero pesano meno di una piuma.

da http://ilmanifesto.info/delitto-sotto-le-finestre-dello-zar-putin/
—  Fabrizio Poggi, 28.2.2015
Mosca. Per Gorbaciov c’è chi vuole «destabilizzare la Russia inasprendo le contrapposizioni». Gli organizzatori della marcia anti crisi «Primavera», che il leader liberale ucciso avrebbe dovuto guidare proprio oggi, parlano di «omicidio politico»
Devono essere pro­prio finiti nelle mani di un dilet­tante quelli che, all’occorrenza, i media occi­den­tali pre­sen­tano ora come i ser­vizi segreti più insi­diosi del mondo, ora come pla­teal­mente goffi sicari del Crem­lino. Per met­tere a segno le quat­tro pal­lot­tole alla schiena che nella tarda serata di venerdì – quando il mani­fe­sto era già in chiu­sura – a Mosca, hanno ucciso il lea­der libe­rale Boris Nem­tsov, sem­bra che i kil­ler abbiano esploso nove colpi e, stando alle rico­stru­zioni, nes­suno degli ese­cu­tori sarebbe sceso dall’auto per assi­cu­rarsi dell’esito.
Anche la scena del delitto appare più sim­bo­lica che adatta a un lavoro pro­fes­sio­nale: il ponte Grande Mosko­re­tskij, che uni­sce il lato orien­tale della Piazza Rossa – viene da dire, sotto le fine­stre di Vla­di­mir Putin – e quella Piazza Bolot­naja che, nel 2012, era dive­nuta il sim­bolo delle pro­te­ste libe­rali con­tro la poli­tica del Crem­lino e che ave­vano avuto tra i pro­ta­go­ni­sti anche Boris Nemtsov.
E, a pro­po­sito di pro­te­ste, anche il giorno scelto per l’agguato: appena una set­ti­mana dopo la mani­fe­sta­zione «anti­Ma­j­dan» orga­niz­zata dai soste­ni­tori della poli­tica puti­niana, con­tro ogni ten­ta­tivo di dar vita anche in Rus­sia a quanto fatto dai gol­pi­sti ucraini e all’antivigilia della mani­fe­sta­zione con­tro la crisi eco­no­mica «Pri­ma­vera», che gli orga­niz­za­tori ave­vano da tempo pro­gram­mato per oggi e che le auto­rità muni­ci­pali ave­vano dirot­tato in un rione peri­fe­rico di Mosca, per non farla inter­se­care con il cor­teo anti-crisi orga­niz­zato dal Par­tito comunista.
Ancora un po’ e i sicari avreb­bero lasciato sul luogo del delitto la visit­naja karta di Vla­di­mir Vla­di­mi­ro­vic, a indi­care che «lo zar» (che gli ultimi son­daggi danno al 85%) si sarebbe voluto libe­rare non tanto del poli­tico che mar­ciava con­tro la crisi – e, quindi, con­tro il governo di Dmi­trij Med­ve­dev: pie­na­mente lecito — bensì del “fidu­cia­rio” di Kiev e dell’Occidente che pro­te­stava, soprat­tutto, con­tro il pre­sunto inter­vento russo in Ucraina e il prin­ci­pale figu­rante dell’“aggressione”, Putin: que­sto doveva essere il con­te­nuto prin­ci­pale della mar­cia «Primavera».
Natu­ral­mente, l’opposizione libe­rale di «Par­NaS» (Par­tito della Libertà del Popolo), Par­tito del Pro­gresso, Par­tito del 5 Dicem­bre, Scelta demo­cra­tica, «Jabloko» — orga­niz­za­zione fon­data negli anni ’90 da Gri­go­rij Javlin­skij, con cui Nem­tsov aveva con­di­viso le scelte di pri­va­tiz­za­zione eltsi­niane; all’ultimo momento aveva rifiu­tato di par­te­ci­pare alla «Pri­ma­vera» -, men­tre parla di «delitto poli­tico», ha otte­nuto dal muni­ci­pio di Mosca di poter orga­niz­zare, invece che la mar­cia di pro­te­sta nel rione Maryno, un cor­teo fune­bre nelle zone del cen­tro di Mosca atti­gue a quelle dell’assassinio, distanti dal mee­ting orga­niz­zato dai comunisti.
Comu­ni­sti che (sul sito uffi­ciale del par­tito, alla noti­zia dell’omicidio è sovrap­po­sta una pistola con la ban­diera Usa sul cal­cio) per bocca del loro segre­ta­rio Ghen­na­dij Zju­ga­nov par­lano di pro­vo­ca­zione: «Ci sono forze inte­res­sate a ina­sprire al mas­simo la situa­zione — ha detto Zju­ga­nov all’agenzia Inter­fax -, que­sta è una pro­vo­ca­zione, per far divam­pare grandi incendi occor­rono vit­time sacri­fi­cali; pro­prio così, con delle pro­vo­ca­zioni, sono comin­ciate molte tra­ge­die mon­diali». Men­tre ha espresso «pro­fonde con­do­glianze a parenti e vicini» del libe­rale Nem­tsov, Zju­ga­nov ha anche pun­tato il dito con­tro la poli­tica libe­rale del governo: «È neces­sa­rio cam­biare l’attuale linea economico-finanziaria del governo. Il corso libe­rale è letale per la Rus­sia» ha detto.
E di pro­vo­ca­zione ha par­lato anche Mikhail Gor­ba­ciov. L’ex Pre­si­dente dell’Urss vede nell’omicidio di Nem­tsov un «ten­ta­tivo di desta­bi­liz­zare la Rus­sia; di spin­gere la situa­zione verso com­pli­ca­zioni e ina­sprire la con­trap­po­si­zione». Alla domanda di Inter­fax, se ritenga che la vicenda possa spin­gere qual­cuno a chie­dere l’introduzione di misure straor­di­na­rie, Gor­ba­ciov ha detto di non esclu­dere tale variante e non si sente di esclu­dere nem­meno la pos­si­bi­lità che pos­sano appro­fit­tare dell’accaduto anche quelle forze stra­niere che «pen­sano a come libe­rarsi di Putin. Comun­que non credo che in Occi­dente si segua que­sta strada; anche se i cri­mi­nali che hanno ucciso Nem­tsov con­tano indub­bia­mente su que­sto». Chissà se Gor­ba­ciov aveva in mente la sfi­lata di amba­scia­tori occi­den­tali, ieri, sul luogo del delitto. Di pro­vo­ca­zione ha par­lato il lea­der della semi-putiniana social­de­mo­cra­tica «Rus­sia giu­sta», Ser­ghej Miro­nov: «In Ucraina la situa­zione è diven­tata incan­de­scente dopo il san­gue a Maj­dan, dun­que lo sce­na­rio è noto».
«Non si è spa­rato solo alla schiena di Nem­tsov. Si è spa­rato alla schiena della Rus­sia» ha detto Ella Pam­fi­lova, inca­ri­cata pre­si­den­ziale per i diritti dell’uomo. Anche dall’opposizione libe­rale — «Jabloko», Soli­dar­nost, Memo­rial, ecce­tera — si parla di una pro­vo­ca­zione e di un «colpo inferto a tutta la società e allo stato russo».
Sul fronte inve­sti­ga­tivo, si va dalla pro­vo­ca­zione poli­tica, alla pista ucraina, a quella isla­mica. Riguardo quest’ultima, sem­bra che Nem­tsov avesse rice­vuto minacce per la posi­zione espressa sulla spa­ra­to­ria a Char­lie Hebdo; ma anche sulla que­stione ucraina, gli inve­sti­ga­tori par­lano di «ele­menti radi­cali in tutte e due le parti in con­flitto». Si indaga anche sugli ambienti ultra­ra­di­cali di destra e nazio­na­li­sti, del tipo di «Born» (Orga­niz­za­zione Mili­tare dei Nazio­na­li­sti Russi) cui sono invisi sia il potere uffi­ciale, sia l’opposizione, giu­di­cata anti­na­zio­nale. L’avvocato di Nem­tsov non esclude nem­meno ipo­tesi legate sia all’attività dell’ucciso come depu­tato regio­nale di Jaro­slav, sia al rap­porto con Anna Duri­tskaja, la 23enne modella ucraina che era con lui al momento dell’omicidio

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