Il nostro attento lettore Roberto ci presenta questo studio, molto interessante.
Non ho le capacità di valutare gli indicatori e dunque entrare bene nel lavoro, e anche per questo lo pubblico, affinchè chi è competente possa leggere ed intervenire.
Diamo comunque alcune chiavi di lettura; uso il plurale perchè mi rifaccio ad alcune valutazioni di Roberto stesso, che, per ragioni professionali, sulla materia è competente:
- Notiamo che gli Stati in cui la sanità è pubblica sono quelli in cui essa funziona meglio, al contrario notiamo che gli Stati in cui essa è privata sono quelli in cui va peggio. Interessante notare che lo smantellamento del sistema comunista e la privatizzazione della sanità -e qui mi fido di Roberto, non conosco i sistemi sanitari e non sapevo che si trattasse di Paesi in cui essa è privata- ha reso i Paesi dell'est Europa fanalino di coda quando, durante il comunismo e dunque con il settore pubblico, essi erano relativamente buoni.-Quando si parla di sanità pubblica non si parla solo di sanità statale (sistema Beveridge) ma anche di quegli Stati in cui essa si basa sul principio delle assicurazioni sociali obbligatorie (sistema Bismarck).
I Paesi con risultati migliori sono quelli Bismarck, ma lo studio ci fa notare come questo sistema abbia un costo sociale maggiore rispetto a quello Beverley, per cui a seconda dell'indicatore usato, la classifica può essere rivista.
-Interessanti le valutazioni sull'Italia. Innanzitutto, basandoci sulla classifica, la dismissione della sanità pubblica in favore della sua privatizzazione non porterà ad una maggiore efficienza dela sistema sanitario, ma al contrario ad un suo peggioramento. Ciò che migliorerà sarà soltanto il profitto degli investitori, come in qualsiasi Mercato di prodotti e manodopera.
Se il livello di corruzione è solitamente direttamente proporzionale al livello di povertà, l'Italia costituisce assieme alla Grecia un'eccezione avendo la corruzione superiore alla povertà; la sanità ha livelli distribuiti a macchia di leopardo a seconda della spesa sociale, delle disuguaglianze della ricchezza delle varie regioni; le carenze maggiori della sanità italiana non sono nella prevenzione (e dunque possiamo dedurre che non sono i nostri operatori sanitari a lavorare male) ma sui tempi di attesa e sui servizi offerti, segno che è la macchina organizzativa che funziona male.
Se dunque la sanità privata ha tempi di attesa inferiori a quella pubblica, nel complesso la sua privatizzazione peggiora il sistema sanitario, probabilmente perchè la ricerca immediata del profitto non è compatibile con l'alta spesa sociale che un sistea pubblico, sia esso Bismarck o Beveridge, richiede.
Concludo dicendo che queste deduzioni sono tratte da una persona non esperta del settore, e che dunque sarei lieto di essere integrato o corretto da chi ha maggiori competenze, o che queste competenze possano eviscerare altri punti dello studio qua non considerati.
Posso però sentirmi in grado di trarre una conclusione definitiva: la sanità privata non conviene ai pazienti, ma soltanto a chi ci investe, nemmeno allo Stato che apparentemente risparmia, perchè un sistema in cui la sanità funziona male porta al peggioramento delle condizioni di salute del cittadino, e cittadini che stanno in cattiva salute sono poco produttivi e hanno dei costi sociali.
Ragionamenti,questi ultimi, che non appartengono al nostro DNA di comunisti o comunque di persone che hanno una visione sociale dei rapporti umani, ma è bene notarlo perchè il privato nella sanità non sta in piedi nemmeno considerando la mentalità economicista (per cui l'Uomo vale solo per il plusvalore che genera) che ormai anche lo Stato, oltre al Capitale privato, sta adottando.
da http://www.saluteinternazionale.info/2015/03/la-classifica-dei-sistemi-sanitari-europei-secondo-lehci/
L’Euro Health Consumer Index (EHCI) 2014 mette a confronto le performance dei sistemi sanitari europei, partendo dal punto di vista del paziente/consumatore. I sistemi “Bismarck”, come Olanda e Germania, continuano a superare quelli “Beveridge”, come Italia e Regno Unito. Tuttavia, mettendo a confronto i primi 5 Paesi Bismarck con i primi 5 Paesi Beveridge, a fronte di una spesa sanitaria pro capite molto più elevata, i risultati di salute conseguiti dai sistemi Bismarck risultano essere di poco superiori a quelli dei sistemi Beveridge.
Il 27 Gennaio scorso è stato pubblicato l’Euro Health Consumer Index (EHCI) 2014, l’ottavo studio realizzato dalla società svedese Health Consumer Powerhouse (HCP), che dal 2005 mette a confronto le performance dei sistemi sanitari europei, partendo dal punto di vista del paziente/consumatore (vedi post). Scopo di questo processo dibenchmarking è mettere a disposizione dei diversi Paesi gli strumenti per migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria offerta, così da migliorare, in ultima analisi, la salute delle popolazioni, fornendo agli utenti, da cui deve necessariamente provenire la spinta ad attuare le necessarie riforme, il modo per poter agilmente accedere alle informazioni circa le politiche sanitarie, la qualità dei servizi erogati e i risultati in termini di salute dei sistemi sanitari dei diversi Paesi Europei.
Nel primo studio del 2005, attraverso l’utilizzo di 20 indicatori, furono valutate le performance di 12 Paesi. Nel confronto di quest’anno, oltre a tutti i 28 Stati membri dell’Unione Europea, sono inclusi la Norvegia, la Svizzera, la Repubblica di Macedonia, l’Albania, l’Islanda, la Serbia, il Montenegro e la Bosnia-Erzegovina; per la creazione dell’EHCI 2014 sono stati selezionati 48 indicatori (7 in più rispetto al 2013 e 16 in più rispetto al 2012) suddivisi in sei aree valutative: l’area “Diritti e informazione dei pazienti” consta di 12 indicatori, l’area relativa all’ “Accessibilità – tempi di attesa per ricevere trattamenti” di 6 indicatori, l’area dei “Risultati di salute” e “Gamma e accessibilità dei servizi offerti” comprendono entrambe 8 indicatori, mentre le aree della “Prevenzione” e dei “Prodotti farmaceutici” constano entrambe di 7 indicatori. Ciascun area ha inoltre un peso relativo (Tabella 1). La descrizione dei singoli indicatori, suddivisi per area valutata, è riportata alle pp. 52-58 del report. La valutazione delle prestazioni dei sistemi sanitari nazionali è stata condotta utilizzando una scala numerica da 1 a 3 per ciascun indicatore.
Tabella 1. Peso relativo di ciascun area valutativa
Area di valutazione
Peso relativo (Massimo punteggio totale)
Diritti e Informazione dei pazienti
150
Accessibilità – tempi di attesa
225
Risultati di salute
250
Gamma e accessibilità dei servizi offerti
150
Prevenzione
125
Prodotti farmaceutici
100
Punteggio totale
1000
Risultati
Dal rapporto sono emersi diversi punti molto interessanti. La buona notizia è che, malgrado le misure di austerità finanziaria introdotte per il perdurare della crisi economica che ha portato a forti restrizioni alla crescita della spesa sanitaria, l’assistenza sanitaria continua a produrre risultati sempre più positivi. I tassi di sopravvivenza per malattie cardiovascolari e tumori sono in aumento e la mortalità infantile continua a ridursi, particolarmente nelle Repubbliche Baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania), che pure sono state gravemente colpite dalla crisi finanziaria. La nota negativa è rappresentata dall’aumento dell’equity gap, già evidenziato dall’EHCI 2013, tra paesi più o meno abbienti. In cima alla classifica (Figura 1), con ben 898 punti totali su un massimo di 1000, troviamo ancora i Paesi Bassi, che tornano ad avere un ampio distacco, pari a 43 punti, rispetto al secondo classificato, la Svizzera (nel 2013 la Svizzera fu distaccata di soli 19 punti, nel 2012 la Danimarca, allora seconda, fu distaccata di 50 punti). Da quando è stato istituito questo confronto, infatti, i Paesi Bassi occupano sistematicamente una delle prime tre posizioni, e sembrano non presentare alcuna pecca, fatta eccezione per i tempi di attesa per i quali, in teoria, esiste ancora un certo margine di miglioramento, e lo scarso impegno nei confronti della lotta al fumo di tabacco e alla sedentarietà. La medaglia di bronzo va alla Norvegia (851 punti). In totale, i nove Stati che ottengono un ottimo punteggio, superiore a 800 punti, sono tutti Paesi dell’Europa Occidentale: dal quarto al nono posto troviamo Finlandia, Danimarca, Belgio, Islanda, Lussemburgo e Germania. Seguono poi, nel secondo blocco, Austria, Francia e Svezia. Solo nel terzo gruppo, nettamente distanziato dal secondo, cominciano a comparire i Paesi dell’Europa Centro-Orientale e i paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Figura 1. Classifica dei sistemi sanitari secondo l’EHCI 2014
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Fonte: Health Consumer Powerhouse. Euro Health Consumer Index (EHCI) – Report 2014 (pag. 26) [PDF: 5,8 Mb]
Bismarck batte Beveridge. Il paradigma “Bismarck batte Beveridge”, già evidenziato nelle precedenti edizioni dell’EHCI, si è ormai consolidato: i sistemi basati sulle assicurazioni sociali obbligatorie continuano a superare, in quanto a performance, quelli come l’Italia, il Regno Unito e la Spagna, basati sui servizi sanitari nazionali. Tuttavia, vale la pena sottolineare come, mettendo a confronto i primi 5 Paesi Bismarck con i primi 5 Paesi Beveridge (Tabella 2), a fronte di una spesa sanitaria pro capite molto più elevata, i risultati di salute conseguiti dai sistemi Bismarck siano di poco superiori a quelli dei sistemi Beveridge.
Tabella 2. Sistemi Bismarck e Beveridge a confronto
#
Paese
Tempi di attesa
Risultati di salute
Spesa sanitaria pro capite ($)*
1
Paesi Bassi
188
240
5.384,62
2
Svizzera
225
229
6.062,1
8
Lussemburgo
188
219
6.340,62
9
Germania
188
229
4.616,98
10
Austria
200
177
5.065,06
Media Bismarck
197,8
218,8
5.493,88
3
Norvegia
138
240
5.970,32
4
Finlandia
175
219
3.544,66
5
Danimarca
200
198
4.719,76
7
Islanda
163
198
3.495,86
12
Svezia
88
219
4.157,78
Media Beveridge
152,8
214,4
4.377,676
Italia e Spagna verso il privato. Il problema della corruzione
Per quanto riguarda Spagna e Italia, rispettivamente al 19° e al 22° posto della graduatoria, è evidenziata l’importanza sempre maggiore del settore privato, a complemento, per quanti se lo possono permettere, dei servizi offerti dalla Sanità Pubblica, e viene ribadito (già era stato fatto presente nelle precedenti edizioni) come la qualità dell’assistenza sia fortemente distribuita a macchia di leopardo. Il punteggio intermedio ottenuto in molti ambiti dai sistemi sanitari, sia in Italia che in Spagna, deriva infatti dalla media tra punteggi molto elevati conseguiti in alcune regioni e risultati insufficienti ottenuti in altre. In Tabella 3 sono riportati i Paesi posizionatisi in cima alla classifica per ciascuna area tematica.
I Paesi che hanno guadagnato più punti rispetto alle edizioni precedenti sono stati la Repubblica di Macedonia, balzata dal 27° al 16° posto in un anno – nessun altro Stato in precedenza era mai salito di così tante posizioni – grazie, in particolare, alla pressoché totale abolizione delle liste di attesa, seguita all’introduzione di un sistema elettronico di prenotazione in tempo reale, e il Portogallo, che dalla 25° posizione nel 2012 si è ritrovato alla 16° nel 2013 e si è piazzato alla 13° nel 2014, subito davanti al Regno Unito. I miglioramenti fatti dai sistemi sanitari di questi due Stati dimostrano che il prodotto interno lordo pro capite non è l’unico fattore in gioco per il conseguimento di buoni risultati. Scende tuttavia di posizioni il Paese in cui la spesa sanitaria pro capite ha subito la più grave riduzione in questi anni di crisi, ovvero la Grecia, che, passata dal 22° nel 2012 al 25° posto nel 2013, si ritrova quest’anno alla ventottesima posizione. Non si può fare a meno di notare come tra i Paesi più poveri finiti in fondo alla classifica EHCI 2014 siano compresi 7 tra i 10 Paesi Balcanici (in cui viene conteggiata anche la Slovenia), ovvero Bosnia-Erzegovina, Romania, Montenegro Serbia, Albania, Bulgaria e Grecia. Il livello di povertà, come rilevato da “Transparency International”, un’associazione internazionale che ha per scopo la prevenzione e il contrasto alle diverse forme di corruzione, è strettamente correlato (R=81%) ad alti livelli di corruzione. In questo punto del report, a pag. 13, viene purtroppo menzionato anche il nostro Paese, che, assieme alla Grecia, rappresentano un’eccezione a questo assioma: in entrambi si registrano infatti livelli di corruzione maggiori rispetto a quanto atteso sulla base dei valori del PIL pro capite.
Tabella 3. Paesi classificatisi primi in graduatoria per ciascuna area valutativa
AREA VALUTATIVA
1° IN CLASSIFICA
Punteggio ottenuto
Massimo punteggio conseguibile
1. Diritti e informazione dei pazienti
Paesi Bassi
146
150
2. Accessibilità
Belgio, Svizzera
225
225
3. Risultati di salute
Paesi Bassi, Norvegia
240
250
4. Gamma e accessibilità dei servizi offerti
Paesi Bassi, Svezia
150
150
5. Prevenzione
Islanda, Norvegia, Spagna, Svezia
107
125
6. Prodotti farmaceutici
Finlandia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Regno Unito
86
100
La classifica aggiustata per costo/benefico
Misurando i risultati in rapporto alle risorse impiegate, ovvero dividendo i punteggi EHCI per la radice quadrata della spesa sanitaria pro capite aggiustata per il potere d’acquisto, la classifica cambia (Figura 2) e salgono ai primi posti Paesi con spesa sanitaria relativamente bassa ma buone performance, e Repubblica di Macedonia, Estonia e Albania occupano così le prime tre posizioni.
Figura 2. Classifica aggiustata per costo/beneficio
Cliccare sull’immagine per ingrandirla
La posizione dell’Italia
Nell’area “Risultati di salute”, il punteggio ottenuto dall’Italia corrisponde al punteggio medio dei 37 Paesi valutati: 167. Un buon punteggio è stato ottenuto nell’area “Prevenzione” (95 vs 83); il punteggio conseguito nell’area “Diritti e Informazione dei pazienti”, 104, è appena sotto la media (106). Decisamente inferiori alla media, invece, i punteggi totalizzati nelle aree “Accessibilità- tempi di attesa” (138 vs 150), “Gamma e accessibilità dei servizi offerti” (88 vs 102) e “Prodotti farmaceutici” (57 vs 65).
Risorse
Health Consumer Powerhouse. Euro Health Consumer Index (EHCI) – Report 2014. [PDF: 5,8 Mb]
Non ho le capacità di valutare gli indicatori e dunque entrare bene nel lavoro, e anche per questo lo pubblico, affinchè chi è competente possa leggere ed intervenire.
Diamo comunque alcune chiavi di lettura; uso il plurale perchè mi rifaccio ad alcune valutazioni di Roberto stesso, che, per ragioni professionali, sulla materia è competente:
- Notiamo che gli Stati in cui la sanità è pubblica sono quelli in cui essa funziona meglio, al contrario notiamo che gli Stati in cui essa è privata sono quelli in cui va peggio. Interessante notare che lo smantellamento del sistema comunista e la privatizzazione della sanità -e qui mi fido di Roberto, non conosco i sistemi sanitari e non sapevo che si trattasse di Paesi in cui essa è privata- ha reso i Paesi dell'est Europa fanalino di coda quando, durante il comunismo e dunque con il settore pubblico, essi erano relativamente buoni.-Quando si parla di sanità pubblica non si parla solo di sanità statale (sistema Beveridge) ma anche di quegli Stati in cui essa si basa sul principio delle assicurazioni sociali obbligatorie (sistema Bismarck).
I Paesi con risultati migliori sono quelli Bismarck, ma lo studio ci fa notare come questo sistema abbia un costo sociale maggiore rispetto a quello Beverley, per cui a seconda dell'indicatore usato, la classifica può essere rivista.
-Interessanti le valutazioni sull'Italia. Innanzitutto, basandoci sulla classifica, la dismissione della sanità pubblica in favore della sua privatizzazione non porterà ad una maggiore efficienza dela sistema sanitario, ma al contrario ad un suo peggioramento. Ciò che migliorerà sarà soltanto il profitto degli investitori, come in qualsiasi Mercato di prodotti e manodopera.
Se il livello di corruzione è solitamente direttamente proporzionale al livello di povertà, l'Italia costituisce assieme alla Grecia un'eccezione avendo la corruzione superiore alla povertà; la sanità ha livelli distribuiti a macchia di leopardo a seconda della spesa sociale, delle disuguaglianze della ricchezza delle varie regioni; le carenze maggiori della sanità italiana non sono nella prevenzione (e dunque possiamo dedurre che non sono i nostri operatori sanitari a lavorare male) ma sui tempi di attesa e sui servizi offerti, segno che è la macchina organizzativa che funziona male.
Se dunque la sanità privata ha tempi di attesa inferiori a quella pubblica, nel complesso la sua privatizzazione peggiora il sistema sanitario, probabilmente perchè la ricerca immediata del profitto non è compatibile con l'alta spesa sociale che un sistea pubblico, sia esso Bismarck o Beveridge, richiede.
Concludo dicendo che queste deduzioni sono tratte da una persona non esperta del settore, e che dunque sarei lieto di essere integrato o corretto da chi ha maggiori competenze, o che queste competenze possano eviscerare altri punti dello studio qua non considerati.
Posso però sentirmi in grado di trarre una conclusione definitiva: la sanità privata non conviene ai pazienti, ma soltanto a chi ci investe, nemmeno allo Stato che apparentemente risparmia, perchè un sistema in cui la sanità funziona male porta al peggioramento delle condizioni di salute del cittadino, e cittadini che stanno in cattiva salute sono poco produttivi e hanno dei costi sociali.
Ragionamenti,questi ultimi, che non appartengono al nostro DNA di comunisti o comunque di persone che hanno una visione sociale dei rapporti umani, ma è bene notarlo perchè il privato nella sanità non sta in piedi nemmeno considerando la mentalità economicista (per cui l'Uomo vale solo per il plusvalore che genera) che ormai anche lo Stato, oltre al Capitale privato, sta adottando.
da http://www.saluteinternazionale.info/2015/03/la-classifica-dei-sistemi-sanitari-europei-secondo-lehci/
L’Euro Health Consumer Index (EHCI) 2014 mette a confronto le performance dei sistemi sanitari europei, partendo dal punto di vista del paziente/consumatore. I sistemi “Bismarck”, come Olanda e Germania, continuano a superare quelli “Beveridge”, come Italia e Regno Unito. Tuttavia, mettendo a confronto i primi 5 Paesi Bismarck con i primi 5 Paesi Beveridge, a fronte di una spesa sanitaria pro capite molto più elevata, i risultati di salute conseguiti dai sistemi Bismarck risultano essere di poco superiori a quelli dei sistemi Beveridge.
Il 27 Gennaio scorso è stato pubblicato l’Euro Health Consumer Index (EHCI) 2014, l’ottavo studio realizzato dalla società svedese Health Consumer Powerhouse (HCP), che dal 2005 mette a confronto le performance dei sistemi sanitari europei, partendo dal punto di vista del paziente/consumatore (vedi post). Scopo di questo processo dibenchmarking è mettere a disposizione dei diversi Paesi gli strumenti per migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria offerta, così da migliorare, in ultima analisi, la salute delle popolazioni, fornendo agli utenti, da cui deve necessariamente provenire la spinta ad attuare le necessarie riforme, il modo per poter agilmente accedere alle informazioni circa le politiche sanitarie, la qualità dei servizi erogati e i risultati in termini di salute dei sistemi sanitari dei diversi Paesi Europei.
Nel primo studio del 2005, attraverso l’utilizzo di 20 indicatori, furono valutate le performance di 12 Paesi. Nel confronto di quest’anno, oltre a tutti i 28 Stati membri dell’Unione Europea, sono inclusi la Norvegia, la Svizzera, la Repubblica di Macedonia, l’Albania, l’Islanda, la Serbia, il Montenegro e la Bosnia-Erzegovina; per la creazione dell’EHCI 2014 sono stati selezionati 48 indicatori (7 in più rispetto al 2013 e 16 in più rispetto al 2012) suddivisi in sei aree valutative: l’area “Diritti e informazione dei pazienti” consta di 12 indicatori, l’area relativa all’ “Accessibilità – tempi di attesa per ricevere trattamenti” di 6 indicatori, l’area dei “Risultati di salute” e “Gamma e accessibilità dei servizi offerti” comprendono entrambe 8 indicatori, mentre le aree della “Prevenzione” e dei “Prodotti farmaceutici” constano entrambe di 7 indicatori. Ciascun area ha inoltre un peso relativo (Tabella 1). La descrizione dei singoli indicatori, suddivisi per area valutata, è riportata alle pp. 52-58 del report. La valutazione delle prestazioni dei sistemi sanitari nazionali è stata condotta utilizzando una scala numerica da 1 a 3 per ciascun indicatore.
Tabella 1. Peso relativo di ciascun area valutativa
Area di valutazione
Peso relativo (Massimo punteggio totale)
Diritti e Informazione dei pazienti
150
Accessibilità – tempi di attesa
225
Risultati di salute
250
Gamma e accessibilità dei servizi offerti
150
Prevenzione
125
Prodotti farmaceutici
100
Punteggio totale
1000
Risultati
Dal rapporto sono emersi diversi punti molto interessanti. La buona notizia è che, malgrado le misure di austerità finanziaria introdotte per il perdurare della crisi economica che ha portato a forti restrizioni alla crescita della spesa sanitaria, l’assistenza sanitaria continua a produrre risultati sempre più positivi. I tassi di sopravvivenza per malattie cardiovascolari e tumori sono in aumento e la mortalità infantile continua a ridursi, particolarmente nelle Repubbliche Baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania), che pure sono state gravemente colpite dalla crisi finanziaria. La nota negativa è rappresentata dall’aumento dell’equity gap, già evidenziato dall’EHCI 2013, tra paesi più o meno abbienti. In cima alla classifica (Figura 1), con ben 898 punti totali su un massimo di 1000, troviamo ancora i Paesi Bassi, che tornano ad avere un ampio distacco, pari a 43 punti, rispetto al secondo classificato, la Svizzera (nel 2013 la Svizzera fu distaccata di soli 19 punti, nel 2012 la Danimarca, allora seconda, fu distaccata di 50 punti). Da quando è stato istituito questo confronto, infatti, i Paesi Bassi occupano sistematicamente una delle prime tre posizioni, e sembrano non presentare alcuna pecca, fatta eccezione per i tempi di attesa per i quali, in teoria, esiste ancora un certo margine di miglioramento, e lo scarso impegno nei confronti della lotta al fumo di tabacco e alla sedentarietà. La medaglia di bronzo va alla Norvegia (851 punti). In totale, i nove Stati che ottengono un ottimo punteggio, superiore a 800 punti, sono tutti Paesi dell’Europa Occidentale: dal quarto al nono posto troviamo Finlandia, Danimarca, Belgio, Islanda, Lussemburgo e Germania. Seguono poi, nel secondo blocco, Austria, Francia e Svezia. Solo nel terzo gruppo, nettamente distanziato dal secondo, cominciano a comparire i Paesi dell’Europa Centro-Orientale e i paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Figura 1. Classifica dei sistemi sanitari secondo l’EHCI 2014
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Fonte: Health Consumer Powerhouse. Euro Health Consumer Index (EHCI) – Report 2014 (pag. 26) [PDF: 5,8 Mb]
Bismarck batte Beveridge. Il paradigma “Bismarck batte Beveridge”, già evidenziato nelle precedenti edizioni dell’EHCI, si è ormai consolidato: i sistemi basati sulle assicurazioni sociali obbligatorie continuano a superare, in quanto a performance, quelli come l’Italia, il Regno Unito e la Spagna, basati sui servizi sanitari nazionali. Tuttavia, vale la pena sottolineare come, mettendo a confronto i primi 5 Paesi Bismarck con i primi 5 Paesi Beveridge (Tabella 2), a fronte di una spesa sanitaria pro capite molto più elevata, i risultati di salute conseguiti dai sistemi Bismarck siano di poco superiori a quelli dei sistemi Beveridge.
Tabella 2. Sistemi Bismarck e Beveridge a confronto
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Paese
Tempi di attesa
Risultati di salute
Spesa sanitaria pro capite ($)*
1
Paesi Bassi
188
240
5.384,62
2
Svizzera
225
229
6.062,1
8
Lussemburgo
188
219
6.340,62
9
Germania
188
229
4.616,98
10
Austria
200
177
5.065,06
Media Bismarck
197,8
218,8
5.493,88
3
Norvegia
138
240
5.970,32
4
Finlandia
175
219
3.544,66
5
Danimarca
200
198
4.719,76
7
Islanda
163
198
3.495,86
12
Svezia
88
219
4.157,78
Media Beveridge
152,8
214,4
4.377,676
Italia e Spagna verso il privato. Il problema della corruzione
Per quanto riguarda Spagna e Italia, rispettivamente al 19° e al 22° posto della graduatoria, è evidenziata l’importanza sempre maggiore del settore privato, a complemento, per quanti se lo possono permettere, dei servizi offerti dalla Sanità Pubblica, e viene ribadito (già era stato fatto presente nelle precedenti edizioni) come la qualità dell’assistenza sia fortemente distribuita a macchia di leopardo. Il punteggio intermedio ottenuto in molti ambiti dai sistemi sanitari, sia in Italia che in Spagna, deriva infatti dalla media tra punteggi molto elevati conseguiti in alcune regioni e risultati insufficienti ottenuti in altre. In Tabella 3 sono riportati i Paesi posizionatisi in cima alla classifica per ciascuna area tematica.
I Paesi che hanno guadagnato più punti rispetto alle edizioni precedenti sono stati la Repubblica di Macedonia, balzata dal 27° al 16° posto in un anno – nessun altro Stato in precedenza era mai salito di così tante posizioni – grazie, in particolare, alla pressoché totale abolizione delle liste di attesa, seguita all’introduzione di un sistema elettronico di prenotazione in tempo reale, e il Portogallo, che dalla 25° posizione nel 2012 si è ritrovato alla 16° nel 2013 e si è piazzato alla 13° nel 2014, subito davanti al Regno Unito. I miglioramenti fatti dai sistemi sanitari di questi due Stati dimostrano che il prodotto interno lordo pro capite non è l’unico fattore in gioco per il conseguimento di buoni risultati. Scende tuttavia di posizioni il Paese in cui la spesa sanitaria pro capite ha subito la più grave riduzione in questi anni di crisi, ovvero la Grecia, che, passata dal 22° nel 2012 al 25° posto nel 2013, si ritrova quest’anno alla ventottesima posizione. Non si può fare a meno di notare come tra i Paesi più poveri finiti in fondo alla classifica EHCI 2014 siano compresi 7 tra i 10 Paesi Balcanici (in cui viene conteggiata anche la Slovenia), ovvero Bosnia-Erzegovina, Romania, Montenegro Serbia, Albania, Bulgaria e Grecia. Il livello di povertà, come rilevato da “Transparency International”, un’associazione internazionale che ha per scopo la prevenzione e il contrasto alle diverse forme di corruzione, è strettamente correlato (R=81%) ad alti livelli di corruzione. In questo punto del report, a pag. 13, viene purtroppo menzionato anche il nostro Paese, che, assieme alla Grecia, rappresentano un’eccezione a questo assioma: in entrambi si registrano infatti livelli di corruzione maggiori rispetto a quanto atteso sulla base dei valori del PIL pro capite.
Tabella 3. Paesi classificatisi primi in graduatoria per ciascuna area valutativa
AREA VALUTATIVA
1° IN CLASSIFICA
Punteggio ottenuto
Massimo punteggio conseguibile
1. Diritti e informazione dei pazienti
Paesi Bassi
146
150
2. Accessibilità
Belgio, Svizzera
225
225
3. Risultati di salute
Paesi Bassi, Norvegia
240
250
4. Gamma e accessibilità dei servizi offerti
Paesi Bassi, Svezia
150
150
5. Prevenzione
Islanda, Norvegia, Spagna, Svezia
107
125
6. Prodotti farmaceutici
Finlandia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Regno Unito
86
100
La classifica aggiustata per costo/benefico
Misurando i risultati in rapporto alle risorse impiegate, ovvero dividendo i punteggi EHCI per la radice quadrata della spesa sanitaria pro capite aggiustata per il potere d’acquisto, la classifica cambia (Figura 2) e salgono ai primi posti Paesi con spesa sanitaria relativamente bassa ma buone performance, e Repubblica di Macedonia, Estonia e Albania occupano così le prime tre posizioni.
Figura 2. Classifica aggiustata per costo/beneficio
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La posizione dell’Italia
Nell’area “Risultati di salute”, il punteggio ottenuto dall’Italia corrisponde al punteggio medio dei 37 Paesi valutati: 167. Un buon punteggio è stato ottenuto nell’area “Prevenzione” (95 vs 83); il punteggio conseguito nell’area “Diritti e Informazione dei pazienti”, 104, è appena sotto la media (106). Decisamente inferiori alla media, invece, i punteggi totalizzati nelle aree “Accessibilità- tempi di attesa” (138 vs 150), “Gamma e accessibilità dei servizi offerti” (88 vs 102) e “Prodotti farmaceutici” (57 vs 65).
Risorse
Health Consumer Powerhouse. Euro Health Consumer Index (EHCI) – Report 2014. [PDF: 5,8 Mb]
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