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domenica 19 giugno 2016
WEEK END MAGAZINE
QUANDO SAPRAI CHE SONO MORTO
Quando saprai che sono morto
non pronunciare il mio nome
perché si fermerebbe
la morte e il riposo.
Quando saprai che sono morto di'
sillabe strane.
Pronuncia fiore, ape,
lacrima, pane, tempesta.
Non lasciare che le tue labbra trovino le mie dieci lettere.
Ho sonno, ho amato, ho
raggiunto il silenzio
(Ernesto Che Guevara)
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2 commenti:
So che non c'entra nulla ma pensando a Guevara m'è venuta una istantanea associazione di idee con Neruda, uomo indimenticabile di cui, purtroppo, assistetti ai funerali. Ecco qui di seguito un brano relativo alle disposizioni su dove avrebbe voluto essere seppellito e dove oggi effettivamente riposa per sempre assieme a Matilde la compagna della sua vita.
"Compagni, seppellitemi a Isla Negra, di fronte al mare che conosco, a ogni superficie rugosa della pietra e delle onde che i miei occhi perduti non rivedranno più. Ogni giorno d’oceano mi portò nebbia o puri dirupi di turchese, o semplice estensione, acqua rettilinea, invariabile, quello che chiesi, lo spazio che divorò la mia fronte. Ogni passo funebre del cormorano, il volo di grandi uccelli grigi che amavano l’inverno, e ogni tenebroso circolo di sargasso e ogni onda grave che si scrolla via il freddo, e ancor di più, la terra che un nascosto erbario segreto, figlio di foschie e di sali, roso dall’acido vento, minuscole corolle della costa incollate alla sabbia infinita: tutte le chiavi umide della terra marina conoscono ogni grado della mia gioia, sanno che voglio dormire lì tra le palpebre del mare e della terra… Voglio essere trascinato verso il basso nelle piogge che il selvaggio vento del mare combatte e sminuzza, e poi per canali sotterranei proseguire verso la primavera profonda che rinasce. Scavate accanto a me la fossa di colei che amo, e un giorno lasciate che mi accompagni di nuovo nella terra.
(Pablo Neruda – Disposizioni)
Grazie Massimo, non conoscevo queste splendide parole e questa vicenda.
E comunque, per me, Neruda e il Che c'entrano eccòme!
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