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domenica 18 giugno 2017
SUNDAY MAGAZINE
Ciò che, a mio avviso, rende questa poesia particolarmente bella (oltre alle immagini altamente liriche giocate nel contrasto luce-calore/buio-freddo che rispecchia quello tra la vita e la morte), è lo sfasamento tra il ritmo della poesia e il suo contenuto: un ritmo allegro, arioso, battente grazie all'uso del settenario con l'ultimo verso che finisce con una parola ossitona in ogni strofa e che rima con gli altri analoghi, ritmo associato ad un contenuto invece assolutamente tragico.
PIANTO ANTICO
L'albero a cui tendevi
La pargoletta mano,
Il verde melograno
Da' bei vermigli fior
Nel muto orto solingo
Rinverdì tutto or ora,
E giugno lo ristora
Di luce e di calor.
Tu fior de la mia pianta
Percossa e inaridita,
Tu de l'inutil vita
Estremo unico fior,
Sei ne la terra fredda,
Sei ne la terra negra;
Né il sol piú ti rallegra
Né ti risveglia amor.
(Giosuè Carducci)
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