Testo

Tel. 3319034020 - mail: precariunited@gmail.com

giovedì 13 luglio 2017

LA FINE UFFICIALE DELL'ANOMALIA FIOM


da  http://popoffquotidiano.it/2017/07/11/landini-in-segreteria-cgil-fine-ufficiale-dellanomalia-fiom/

Landini dalla Fiom alla Cgil, passando per il flop della Coalizione sociale e il disastro del peggior contratto di categoria. Il futuro di Landini sarà a Corso Italia e non alla guida della sinistra

di Checchino Antonini


landini-camusso-interna-nuova

Landini dalla Fiom alla Cgil, passando per il flop della Coalizione sociale e il disastro del peggior contratto di categoria. Si scioglie il dilemma sul futuro di Landini: sarà a Corso Italia e non alla guida di uno schieramento elettorale della sinistra più o meno radicale. Il leader Cgil, Susanna Camusso, infatti, ha proposto all’Assemblea generale del sindacato in corso a Roma di integrare l’attuale segreteria confederale con l’ingresso del leader Fiom, MaurizioLandini. La proposta di portare da 9 a 10 i membri del ‘board’ di Corso Italia sarà al centro, ora, di una consultazione dei delegati che si concluderà oggi con il voto dell’Assemblea. Per quanto riguarda invece il percorso di avvicinamento al congresso della Confederazione Camusso ha confermato l’intenzione di svolgere la conferenza programmatica del sindacato entro fine anno, al massimo nei primi giorni del 2018, con cui accedere i riflettori sul ‘lavoro che cambia’ e Industria 4.0. Camusso scadrà dal mandato il 3 novembre 2018.
A settembre prossimo, invece, sarà convocata nuovamente l’Assemblea generale. La convention che accenderà un focus sul Sud si terrà a Lecce come le giornate del Lavoro che si svolgeranno dal 15 al 17 luglio. Tornando all’ampliamento della segreteria, l’ingresso di Landini nella confederazione apre la successione in casa Fiom. Ai vertici dovrebbe approdare una donna, la prima: l’attuale segretario Fiom Roma e Lazio, Francesca Re David che sarà eletta al termine dell’assemblea generale delle tute blu della Cgil che dovrebbe tenersi il 13 e 14 luglio prossimo.
«Sono 20 anni che un segretario della FIOM non entra nella segretaria nazionale della CGIL. Questo è accaduto perché la FIOM in questi decenni è stata una anomalia nel corpo della CGIL, per scelte sia politiche che contrattuali – ha detto Eliana Como, annunciando il suo voto contrario -se penso a quello che ho vissuto io direttamente, la FIOM è stata una anomalia a Genova nel 2001. È stata una anomalia quando partecipammo alla manifestazione con i Cobas contro il governo Prodi il 4 novembre 2006 e poi quando scioperammo contro il protocollo sul welfare di Damiano. Sono stati una anomalia i contratti nazionali separati e il NO sugli accordi Fiat a Pomigliano e Mirafiori».
Eliana Como ha parlato a nome a nome dell’OpposizioneCgil, l’area Il sindacato è un’altra cosa: «In qualche modo, pur tra mille resistenze e contraddizioni, la FIOM era un’altra cosa. Ed è per questo che era fuori dalla segreteria, anche quando la segreteria rappresentava altre minoranze interne. Se oggi il segretario generale della FIOM entra nella segreteria della CGIL è perchè la FIOM non è più quell’anomalia che è stata in passato. Non è cambiata la maggioranza CGIL. È cambiata la maggioranza della FIOM. E ha ragione Susanna Camusso quando ieri ci diceva che questa non è una svolta improvvisa, un coup de théatre. È frutto di un percorso lungo che ha portato fino a qui passo dopo passo. Dall’accordo della ex Bertone, alla piattaforma del ccnl del 2011, fino ora al peggior contratto nazionale tra tutti quelli firmati a ora».
Eliana Como ha richiamato l’attenzione anche sul clima interno alla federazione dei metalmeccanici: «Se in questi 20 anni la FIOM si faceva essa stessa garante del pluralismo interno, oggi è la categoria che più delle altre di distingue per mancanza di rispetto di chi ha opinioni diverse (quasi tutte le altre. Beh, il primato in questo senso resta sempre alla FILT, che ancora non permette ai compagni dell’area di entrare nel direttivo nazionale contro il parere della stessa CdG. Ma è certo è cambiato tanto il clima in FIOM se addirittura segretari generali territoriali e regionali arrivano a dire apertamente “chi non la pensa come me, può uscire dalla FIOM, quella è la porta”. Parole che prima sarebbero state impronunciabili. Allora il segretario della FIOM entra in segreteria della CGIL perchè sancisce la fine di questa parabola, il cui prezzo lo pagano i lavoratori e le lavoratrici metalmeccaniche con il peggior ccnl degli ultimi decenni. E credo peraltro che questo non sia un bene nemmeno per la CGIL, perché quella anomalia era positiva per tutta l’organizzazione».
Nella primavera del 2016, infatti, il leader Fiom aveva licenziato dalla segreteria il predecessore di Como, Sergio Bellavita, rispedito in fabbrica, dove sarebbe stato certamente licenziato per il sostegno aperto a quei delegati degli stabilimenti Fiat di Melfi, Termoli e Atessa che della Fiat che avevano osato scioperare (e vincere) contro gli straordinari e tutte le altre flessibilità imposte dal dal supersfruttamento di Marchionne.
Bellavita e molti di quei delegati incompatibili sono entrati in Usb. «L’operazione è parte di un accordo complessivo che consegnerà i metalmeccanici ad una persona di assoluto gradimento di Susanna Camusso – spiega Bellavita – non c’è alcun motivo di stupore. Si tratta della formalizzazione della svolta che, sotto la guida autoritaria e dispotica di Landini, ha cancellato con caparbietà e determinazione ogni differenza programmatica, politica e contrattuale tra la fiom e la Cgil. Occorre andare molto indietro nel tempo per ritrovare un Segreterio generale fiom eletto in segreteria nazionale Cgil. Una cortesia che non solo non è stata riconosciuta a Sabattini e a Rinaldini al termine del loro mandato, ma non è stato loro neanche offerto un incarico qualsiasi in confederazione. Oggi Landini entra, a pieno titolo, in una Cgil che è ai minimi storici della sua credibilità, senza più anima e testa, e in caduta libera di iscritti e rappresentatività. È la Fiom che conquista la Cgil o viceversa? Con buona pace di tutti coloro che hanno bisogno di eroi presunti e feticci a cui affidare le ceneri della radicalità che fu, la Fiom che ha ordinato la battaglia più che decennale, sociale e politica, in difesa del contratto nazionale, della democrazia e del sindacalismo indipendente non esiste più. Landini all’atto della sua elezione ha ereditato una linea che non è mai stata sua, sebbene abbia rappresentato la sua fortuna personale. Il No a Pomigliano e Mirafiori, lo stesso scontro con Marchionne sono in realtà la coda della lunga stagione di antagonismo dei metalmeccanici dentro la Cgil. Dalla sua elezione ha lavorato alacremente, in perfetta sintonia con i settori più retrivi della Fiom che non a caso lo hanno subito dopo eletto a loro leader naturale, per decostruire pezzo per pezzo il profilo programmatico e la linea contrattuale sino a sottoscrivere il contratto nazionale Federmeccanica che cancella se stesso, togliendo la libertà contrattuale, ogni politica salariale e autorità sindacale sugli orari per regalare un caffè al giorno e un buono benzina all’anno ai lavoratori metalmeccanici. Per arrivare a ciò Landini ha combattuto una dura battaglia ma contro la storia stessa della categoria che ha ereditato. Con i favori della notorietà televisiva ha governato la discussione interna con la mistificazione, le menzogne e le epurazioni, cancellando quel rigore intellettuale che aveva sempre contraddistinto il comitato centrale fiom.
Landini lascia una Fiom indistinguibile dal resto delle categorie della Cgil. Il suo curriculum è pieno di sconfitte e flop, dalla coalizione sociale abortita all’occupazione della fabbriche (solo gridata) all’occupazione dei consigli di amministrazione degli enti bilaterali (reale) dall’art.18 e legge Fornero con il via libero di Cgil Cisl Uil, da fiat sino alla resa sul contratto nazionale.
Tuttavia la storia (breve) la fanno sempre i vincitori e i loro pennivendoli. Così Landini è leader mainstream degli irriducibili di una sinistra del tutto compatibile con il sistema dominante e per questa ragione sempre presente sugli schermi TV. Landini, va riconosciuto, non ha fatto tutto da solo. Ha potuto contare su un quadro di pesantissima passività sociale, amara coda delle sconfitte subite, rappresentando il bisogno di pace e normalità del ventre molle di un apparato messo a dura prova dalla linea radicale precedente alla sua segreteria».

Nessun commento: