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martedì 21 novembre 2017

POVERI GIOVANI


da   http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/notizie/2017-11-16/un-giovane-dieci-vive-poverta-assoluta-allarmante-situazione-minori-204048.shtml?uuid=AEIMcKDD

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Uno su dieci. Oggi a essere più penalizzati dalla povertà economica e dalla esclusione sociale non sono gli anziani o i pensionati, come accadeva in passato, ma i giovani. È la conclusione, amara, del rapporto 2017 su povertà giovanili ed esclusione sociale in Italia realizzato dalla Caritas italiana e pubblicato questa mattina. Il titolo è emblematico: “Futuro anteriore”. Perché i giovani hanno ormai uno sguardo disincantato verso un futuro che vedono costellato di incognite e di incertezze e quasi uno sguardo nostalgico verso il passato. Aumentano le situazioni di vulnerabilità familiare. Nel 2016 i centri di ascolto hanno fatto più di 1,8 milioni di interventi di aiuto materiale (pasti alle mense, distribuzione di pacchi viveri e vestiario, docce, prodotti per l’igiene personale). Gli interventi per fornire un posto dove stare a queste persone sono stati più di 270mila.
Un giovane su dieci vive in uno stato di povertà assoluta
Se in Italia negli anni che hanno preceduto la crisi economica la categoria più svantaggiata era quella degli anziani, da cinque anni circa - sottolinea il report - sono invece i giovani (under 34) a vivere la situazione più critica, peraltro decisamente più allarmante di quella vissuta un decennio fa dagli ultra-sessantacinquenni. Oggi un giovane su dieci vive in uno stato di povertà assoluta (nel 2007 si trattava di appena uno su 50). In soli dieci anni l’incidenza della povertà tra le persone tra i 18 e i 34 anni è passata dall’1,9% al 10,4 per cento. È diminuita al contrario tra gli over 65 (dal 4,8% al 3,9%). Insomma, il rapporto tra le generazioni si è del tutto capovolto. Intervenuto alla presentazione del rapporto il segretario della Cei, mons. Nunzio Galantino, ha ricordato che c’è «una povertà straordinaria e straordinariamente negativa, soprattutto oggi abbiamo bisogno di aprire il nostro sguardo, il nostro cuore alla povertà dei nostri giovani, una povertà non tanto fatta di mezzi materiali ma una povertà ancora più grossa cioè quella di non poter progettare il proprio futuro e crearsi delle alternative a una vita di dipendenza».
«La situazione dei minori è allarmante» 
Dal rapporto Caritas emerge che la situazione dei minori è ancora più allarmante: se ne contano 1 milione 292 mila che versano in uno stato di povertà assoluta (il 12,5% del totale). All’interno delle famiglie dove sono presenti tre o più figli minori la situazione è particolarmente critica: l’incidenza della povertà assoluta - mette in evidenza il report della Caritas - sale infatti al 26,8%, coinvolgendo così quasi 138 mila famiglie e oltre 814mila individui. L’incidenza della povertà tra i nuclei di soli stranieri (25,7%) e misti (27,4%) è molto più alta rispetto a quella di soli italiani (4,4%).
200mila persone accolte nei centri: i ragazzi da 18 a 34 anni sono il 22,7%
Nel 2016 le persone sostenute e accolte presso i Centri di ascolto (Cda) della Caritas sono state 205.090. L’età media dei poveri ascoltati è pari a 43,6 anni. I ragazzi tra i 18 e i 34 rappresentano il 22,7% del totale; tra gli italiani l’incidenza scende al 10,7%, tra gli stranieri arriva invece al 31,5%.
Il profilo: ragazze, senza lavoro e con basso livello di istruzione 
Il profilo dei giovani italiani che si sono rivolti ai centri Caritas è: donna nel 62,6% dei casi, disoccupati (70,5%) e con basso livello di istruzione (il 68,5% ha un titolo inferiore o uguale alla licenza media). Il 60,6% ha figli, il 50,3% non sono sposati e il 13,9% sono senza dimora. I giovani che si rivolgono ai Centri di ascolto provengono soprattutto dal Mezzogiorno (39,1%) e dal Nord d’Italia (34,7%). Tra gli stranieri prevalgono i maschi, provenienti per lo più da Marocco, Romania, Nigeria Albania e Pakistan e incontrati soprattutto nei Cda del Nord; alta tra loro la quota di senza dimora (26,4%).
Di che cosa hanno bisogno queste persone 
Prevalgono le richieste legate per lo più ai bisogni primari: viveri, vestiario, accesso alla mensa, servizi di igiene personale eccetera. Al secondo posto figurano le domande di sussidi economici, da impiegare soprattutto per il pagamento di bollette, tasse, canoni di affitto o spese sanitarie, richiesti in maniera più marcata da cittadini italiani (34,5%). Seguono poi le richieste riguardanti il lavoro, formulate soprattutto da stranieri (14,0%), le domande di alloggio (7,7%) e quelle inerenti prestazioni e/o l'assistenza sanitaria (6,7%). In tutto nel 2016 sono stati realizzati dai Cda 2,7 milioni di interventi.
Negli ultimi 10 anni aumentato divario tra giovani e anziani 
Alla base di questa situazione, di particolare gravità, ci sono diversi elementi. Uno di questi è che negli ultimi venti anni il divario di ricchezza tra giovani e anziani si è ampliato. La ricchezza media delle famiglie con capofamiglia 18-34 anni è meno della metà di quella del 1995, mentre quella delle famiglie con capofamiglia con almeno 65 anni è aumentata di circa il 60% (fonte: Banca d'Italia, 2015).
Mobilità intergenerazionale tra le più basse d’Europa 
Un altro aspetto da prendere in considerazione è che in Italia la mobilità intergenerazionale è tra le più basse d'Europa. Lo status socio-economico dei figli è strettamente correlato a quello dei genitori, cosa che determina disuguaglianze di opportunità e di prospettive. Il tutto si traduce anche sulle opportunità di impiego: dai dati Istat 2017 emerge che tra i giovani (15-34 anni) che svolgono una professione qualificata l'incidenza di chi proviene da una famiglia a basso reddito con stranieri è bassa (7,4%); molto più consistenti tra loro sono le quote di chi appartiene a famiglie titolari di pensioni d'argento o della classe dirigente (rispettivamente 42,1% e 63,1%).
Nel 2016 il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) si attesta al 37,8%
A influire sulla piaga della povertà dei giovani è anche la mancanza di lavoro. Nel 2016 il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) si attesta al 37,8%. Il valore è in calo rispetto all'anno precedente ma si discosta in maniera considerevole dalla media europea (18,7%). Dal 2007 il tasso di disoccupazione giovanile è salito di oltre 17 punti percentuali (dal 20,4% al 37,8%): è uno degli aumenti più alti d'Europa. La media Ue è passata invece dal 15,9% al 18,7% (Istat, Eurostat, 2017). E poi l'Italia è il paese dell'Unione Europea con la più alta presenza di Neet: nel 2016, 3 milioni 278mila giovani (il 26% della popolazione tra i 15 e i 34 anni) risultavano fuori dal circuito formativo e lavorativo. I Neet di provenienza straniera sono circa 555.000, e costituiscono il 16,8% del totale di tutti i Neet 15-34 anni (Eurostat, 2017).
Abbandono scolastico in calo (ma siamo sempre sopra la media europea)
In ultimo un elemento un po’ meno negativo. A partire dal 2000, la quota di abbandono scolastico è andata diminuendo: dal 21,5% delle persone di 18-24 anni nel 2000 al 14,7% del 2015. In questo modo, mette in evidenza il report della Caritas, l'Italia ha raggiunto cinque anni prima della scadenza l'obiettivo nazionale fissato al 16% dalla Strategia Europa 2020. Questo valore tuttavia si pone al di sopra dei valori medi europei che si attestano all’11% (Eurostat, 2016).

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