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lunedì 2 luglio 2018

DECRETO DIGNITA'. UN GUAZZABUGLIO.


da   https://ilmanifesto.it/decreto-dignita-senza-coperture-e-intanto-rispuntano-fuori-i-voucher/



Il «decreto dignità» continua a dividere il governo, con i diversi interessi di Cinquestelle e Lega, ma il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ieri ha assicurato che è già praticamente pronto e che aspetta solo «diverse bollinature» prima di essere varato questa settimana. Allo stesso modo, annuncia il vicepremier M5S, «questa settimana si procederà al taglio dei vitalizi, per poi passare a incardinare la legge sulle pensioni d’oro quella successiva».
Tanto ottimismo, ma resta aperto il nodo coperture: soprattutto relativo alle riforme fiscali contenute nel decreto, dallo split payment alla cancellazione degli studi di settore e altri oneri per le imprese, fino al divieto della pubblicità per i giochi d’azzardo. Di Maio assicura che la mancanza di coperture non è altro che una «leggenda metropolitana».
«Tutte leggende metropolitane» quelle sull’assenza delle coperture che «stanno pubblicizzando il decreto» dignità – ha detto ieri il vicepremier al Festival del Lavoro di Milano – è «solo una questione di bollinature, ma dal punto di vista sia politico, sia tecnico, è un decreto pronto». «Vedo – ha aggiunto il ministro – che c’è tanta preoccupazione da parte di certi concessionari del gioco d’azzardo, io credo che il primo atto di dignità in questo Paese è dire “basta con la pubblicità del gioco d’azzardo”, perché sta facendo sprofondare tante famiglie nella miseria».
Di Maio si riferisce a una lettera-appello scritta dal direttore per l’Italia della società svedese Leogaming e pubblicata a pagamento su diversi quotidiani. La società esprime «forte preoccupazione» e parla di «proibizionismo» sostenendo che non sono i divieti a sconfiggere la ludopatia, proponendo l’istituzione di un tavolo di confronto che «possa trovare soluzioni alternative a un divieto totale raggiungendo insieme l’obiettivo di proteggere i consumatori senza distruggere il mercato e un’economia di grande rilevanza per il Paese».
Il vicepremier ha risposto su Facebook: «Tra il profitto di una società e la felicità di una famiglia, non esito un attimo a scegliere la seconda – scrive – È completamente fuorviante parlare di proibizionismo. Quello che viene vietato è la pubblicità a un prodotto o servizio, non il prodotto in sé. La logica che viene applicata è quella che ha portato al divieto della pubblicità sulle sigarette». «Non torneremo indietro – conclude il post – Anzi: se come credo riscuoteremo successo, proporrò che la stessa legislazione venga applicata in tutti i Paesi dell’Unione europea».
Quanto al nodo coperture, un calcolo di quanto sarebbe necessario per almeno una parte delle riforme contenute nel decreto è venuto dalla Cgia di Mestre, che dettaglia almeno «un miliardo di risparmi per le imprese» (e quindi di maggiori costi che dovrà coprire il fisco): con la cancellazione degli studi di settore, ad esempio, le imprese otterranno un vantaggio di 820 milioni; dall’eliminazione dello split payment, invece, l’abbattimento dei costi per mancanza di liquidità consentirà di risparmiare attorno ai 200 milioni , mentre ulteriori 45 milioni verranno dalla cancellazione del redditometro.
La Lega resta più interessata alle misure di riduzione fiscale, e frena sulle possibili norme di riduzione del precariato, invitando addirittura – proposito lanciato dal ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio – a reintrodurre i voucher per i lavori nei campi, cioè per i braccianti.
Ma nel braccio di ferro governativo, uno stop alle richieste leghiste è venuto ieri dallo stesso Di Maio, che ha annunciato anche «una legge contro le false cooperative»: «Il tema della somministrazione in molti casi si presta a delle disfunzioni – ha spiegato – però dev’essere oggetto del dibattito parlamentare, non si può intervenire con un decreto. Nel decreto dignità oggi non c’è il tema della somministrazione per la stessa ragione per cui demandiamo al Parlamento la materia dei voucher».
E proprio sui voucher è arrivato il no a una reintroduzione in agricoltura dei sindacati Flai Cgil e Uila Uil.

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