
E' complesso analizzare questo voto perchè unisce tre fronti: quello dei vari Paesi dell'Ue e quindi del Parlamento Europeo nel suo complesso, quello dell'Italia, quello delle amministrative e dunque dei territori. Se il primo e il secondo punto sono legati a doppia mandata, il voto territoriale ha elementi diversi che guardano anche alle politiche locali.
Oggi inizieremo a ragionare con qualche spunto sul voto nazionale, ben rendendoci conto che a questo voto non ha ripercussioni dirette di legislature e governi (in molti ricorderanno l'exploit di Renzi che fagocitò poi se stesso) e prendendo come riferimento temporale le ultime politiche, visto che ci riferiamo al solo quadro italiano e dunque andiamo cronologicamente.
All'indomani del 4 marzo *, riflettevamo che, per quanto il voto ai gialloverdi serbasse in sè un'ingenua e inconscia protesta contro il capitalismo monopolista rappresentato dall'UE, c'erano elementi culturali molto inquietanti, come la xenofobia e la riduzione della marginalità sociale a problema di ordine pubblico, elementi che non si possono riassumere semplicisticamente con letture economiciste, ma che affondano le radici culturali negli anni precedenti; giungemmo così alla conclusione che un blocco sociale piccolo borghese aveva egemonizzato larghe parti di proletariato autoctono (diciamo autoctono perchè il proletariato in Italia è composto anche di molti immigrati che non possono votare e dunque abbiamo un quadro di classe solo parziale, mentre altri proletari non votano volontariamente, anche se l'astensionismo senza un quadro di rivendicazione cosciente e militante lascia poco margine di dati di analisi ma può essere un potenziale bacino di voti da conquistare per le varie forze).
Dopo queste europee, vediamo che la Lega sfonda, il 5 Stelle dimezza (ribaltando i rappporti di forza interni), il PD riprende qualcosa, e quel che resta della sinistra radicale esce distrutto (non consideriamo i comunisti di Rizzo perchè sono fuori dalla sinistra intesa come unità politica e andranno valutati tra qualche anno vista la gioventù anagrafica di gran parte dei suoi militanti; così come non parliamo di Europa Verde che è un fenomeno più europeo che nazionale). In tutto questo è un dato di interessante spunto che il voto degli italiani all'estero ha esiti diversi, col PD primo partito col 35%, la Lega al 15% e il 5 Stelle all'11% .
Andiamo sinteticamente per punti:
1) La Lega sfonda e il 5 Stella cala, dunque non c'è stato l'esodo a sinistra dei delusi del 5 Stelle (se non in minima parte nel PD che non è oggettivamente sinistra se non nel senso, tutto statunitense, della difesa dei soli diritti civili svendendo quelli sociali), ma molti suoi elettori evidentemente sono tornati all'astensionismo o sono travasati nella Lega
2) Il fatto che gli elettori abbiano punito la forza leggermente più lavorista e sociale, il 5 Stelle,premiando quella più reazionaria e filopadronale, la Lega, ci mostra che, appunto, la lettura economicista è almeno in parte fuorviante
3) Il PD riprende qualcosa, per i motivi del punto 1) e per l'effetto della fine dell'era Renzi. Crediamo però che il suo essere l'espressione politica del Capitale finanziario transnazionale continuerà, su tempi medi, a eroderne la base.
4) La sinistra radicale molto semplicemente sconta la coazione a ripetere dell'unione elettorale di anime diverse senza i tempi di sintesi e mobilitazione sociale, che ad oggi è incapace di costruire, ma alla quale si può solo unire, come abbiamo visto nelle tante piazze: forse è necessario che cerchi un'alternativa di sistema come orizzonte teorico dopo che quello della compatibilità si mostra inadeguato da anni alla prova dei fatti.
Tutto questo ci fa capire che i tempi sono ancora molto lontani per pensare ad un'egemonia politica di classe, ma che ad oggi sia possibile soltanto produrre lavoro culturale stando nelle lotte per l'abitare, per i territori, per il salario/reddito, comprendendo che qualche volta saper attendere costruendo è una virtù maggiore del formare unioni elettoraliste improvvisate.
Ci dice anche che esiste una base di classe più ampia del solo proletariato italiano su cui lavorare, che esistono lotte operaie, territoriali, ambientali su cui noi compagni di movimento stiamo lavorando e ce ne saranno di future su cui potremo lavorare...e soprattutto ci sono le giovanissime generazioni che stanno mostrando, nelle piazze, nelle scuole nei quartieri, una voglia di attivismo e una sensibilità sociale notevole... e questi non sono dati poi così da poco.
* http://precariunited.blogspot.com/2018/03/il-voto-e-la-classe-abbozzi.html
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