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martedì 10 marzo 2020

EMERGENZA CARCERI

Sulle rivolte nelle carceri, in un sistema in cui la tensione del mondo esterno si moltiplica e in cui non si è affatto al sicuro dal virus più che fuori -le guardie penitenziarie entrano ed escono con pochissimi controlli, come ci dice l'avvocato di Nicoletta Dosio, e in una situazione di stretto sovraffollamento è possibile un contagio generale-, in cui la gran parte della popolazione carceraria è in attesa di giudizio, spesso per motivi legati alla tossicodipendenza (o meglio, ai costi esasperati che il mercato proibizionista genera in maniera criminogena per chi ha una dipendenza), o è lì per cumulo di reati minori, oppure, come Nicoletta, è molto anziana, facciamo nostre le proposte dell'Associazione Antigone*, parzialmente accettate, di allungare i colloqui telefonici e favorire le misure alternative , che, perlomeno come misura di emergenza, possono servire a garantire i diritti costituzionali in questo momento particolare.
Per una descrizione e un commento della situazione ci affidiamo all'articolo che segue.
Sul carcere, e le sue molteplici funzioni anche a vantaggio delle classi dominanti, esiste una letteratura sterminata, per cui, consci che chi ci legge sia già informato o ne abbia voglia, evitiamo discussioni teoriche larghe e veniamo ai fatti specifici.

*https://www.antigone.it/



da  https://www.dinamopress.it/news/svuotare-carceri-cpr-subito/?fbclid=IwAR1FtCdlk9vJOXbebWzdWWy15sTYKY7wXPqjGapxUKBftVGyTpxDTBYqUBo




La rivolta nelle carceri italiane si è estesa ormai a 27 strutture. Il bilancio più grave viene da Modena, dove sono sei morti accertati. Altri sono ricoverati in ospedale, alcuni in condizioni gravi. A Foggia questa mattina c’è stata una fuga di massa, ma il bilancio di morti ed evasi si farà alle fine. Siamo ancora lontani dai 33 assassinati di Attica nel 1971 o dai numeri dei massacri brasiliani, ma anche molto lontani dalla “normale” gestione carceraria di uno stato di diritto, cioè dall’ordinaria frequenza di abusi, suicidi e decessi inspiegabili. Il sistema che non riesce a regolare il flusso dei contagiati fra le “zone” italiane, si sfoga infierendo sui più indifesi, detenuti condannati per varie tipologie di reati, dal tenue all’orrendo, e detenuti in attesa di giudizio, dunque presunti innocenti.
Un regime securitario impazzito, incapace di prevenire quanto da tutti largamente previsto, cioè il terrore dell’epidemia in un’area chiusa, separata dall’esterno. Sentimenti non diversi (e ben più giustificabili) da quelli che sono “legalmente” e irresponsabilmente evasi dalle città del Nord alle prime avvisaglie di un decreto limitante la mobilità, sentimenti esplosi al blocco dei colloqui con l’esterno non supportato da spiegazioni e modalità alternative di contatto con i familiari. Un gigantesco e indiscriminato 41-bis collettivo per soggetti a bassa pericolosità. E anche ai più pericolosi va garantito il diritto all’immunità sanitaria, impossibile con i livelli attuali di sovraffollamento. Neppure le mura dei carceri di massima sicurezza arrestano i virus.
Preoccupante è anche la cortina di disinformazione e reticenza quando non di ingannevoli spiegazioni dietro cui si sono trincerate le autorità carceraria. Sei morti tutte attribuite simultaneamente a overdose per saccheggio delle farmacie interne è francamente incredibile e ricorda le versioni ufficiali sull’assassinio di Pinelli e di Cucchi. Lavorate meglio sulle frottole!
Purtroppo oggi non sembra praticabile la strada di provvedimenti generali, come amnistia o indulto. Si tratterebbe dei provvedimenti più giusti e urgenti, visto il pericolo oggettivo di contacio a cui vanno incontro migliaia di persone private della libertà personale, ma il Parlamento è praticamente paralizzato e la destra blatera di stato d’assedio. Per quel tipo di misure servirebbero maggioranze qualificate (l’art. 79 della Costituzione richiede una maggioranza di due terzi per tali provvedimenti) e tempi lunghi. Giusto invocarli e prospettarli come necessari, ma intanto da subito occorre dare applicazione estensiva alle misure discrezionali già previste in sede legislativa, in primo luogo di depenalizzazione e concessioni di libertà vigilata e domiciliari dove ricorrano condizioni di età e patologie. Uno svuotamento parziale delle carceri, come misura immediata, è richiesto perfino da alcune organizzazioni sindacale di polizia penitenziaria, i cui iscritti hanno evidentemente realizzato il pericolo che essi stessi corrono. Questo deve essere realizzato nel modo più esteso possibile.
Un discorso diverso riguarda le strutture di trattenimento extra-giudiziario dei migranti “clandestini” a vario titolo, tanto più che ormai tutti i paesi che dovrebbero accogliere gli espulsi rifiutano a buon diritto di aprire le porte agli arrivi di provenienza italiana. Si tratta tecnicamente di reclusi che non hanno commesso nessun reato e sono stati moltiplicati dai Decreti sicurezza di Salvini. Essi pongono non solo il problema immediato di sottrazione ad ambienti patogeni quali i Cpr ex-Cie e hotspot vari, ma anche la sistemazione di quanti provengono dallo smantellato sistema Sprar: occorre quindi affrontare come priorità una drastica revisione dei Decreti, al momento nascosti sotto il tappeto con la scusa dell’emergenza Covid-19 mentre invece ne fanno parte integrante.

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