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sabato 10 marzo 2012

è nata l'opposizione di sinistra a Monti

“Il partito non è Bersani, siamo noi presenti sui territori”. Con coraggio e disinvoltura il militante di “base” sventola la bandiera del suo Pd a Santa Maria Maggiore, durante il corteo della Fiom. Non sfila per la manifestazione, è fermo all’angolo della piazza e vede migliaia di persone (50mila si dirà dal palco finale di San Giovanni) e centinaia di bandiere rosse passare. Con lui altri 3 “compagni democratici”. “Essere oggi qui è importante, mi dissocio dalla scelta dei miei dirigenti” dichiara ai giornalisti incuriositi per quella unica bandiera Pd in tutto il corteo. Raccoglie qualche applauso, pochi per la verità, e insulti: “Via, vai via. Provocatore!”, gli urla un uomo. Alcuni ragazzi gli intonano la canzoncina “Il Pd non è qui, lecca il culo all’Udc…”. Lui alla fine desiste e lascia la piazza. La scelta del Pd, presente soltanto con una piccola delegazione di dissidenti, è criticata aspramente dai manifestanti. Come dare loro torto.
La piazza finale di San Giovanni – da cui il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, chiede risposte o “sarà sciopero generale “- è un simbolo. Un punto da cui ripartire per creare una vera alternativa alle politiche di austerity. E il Pd ha fatto un’altra scelta, ha deciso di non esserci: di sostenere il governo tecnico di Monti e le sue ricette inique per le classi meno abbienti. Il partito di Bersani sembra salito sul carro neocentrista e liberista che porta dritto dritto al Terzo Polo o al sostegno nel 2013 del Passera di turno, malgrado Massimo D’Alema continui a negarlo.
Dall’altra parte, San Giovanni lo dimostra, si apre un immenso spazio per generare un soggetto che riparta dai diritti, dalla giustizia sociale, dall’equità. Per lanciare un’opposizione di sinistra al governo dei tecnici. Un “polo” capace di andare oltre ai partiti (Idv, Sel e Federazione della Sinistra), aperto alla società civile, ai movimenti per i beni comuni, all’associazionismo e, ovviamente, alla Fiom. Luigi De Magistris in una recente intervista al Fatto ha parlato di una lista civica nazionale – con questi contenuti – capace di puntare al 20 per cento. Non è un numero poi così irreale!
Alla manifestazione di oggi ci sono, oltre ai metalmeccanici, i No-Tav, i referendari dell’acqua pubblica, i centri sociali e gli studenti. I quali si rendono protagonisti di un blitz davanti la sede dell’Inps per rivendicare quella pensione che non avranno mai e per reclamare nuovi ammortizzatori sociali. Lo stesso Antonio Mastrapasqua, direttore dell’Inps, lo scorso anno aveva dichiarato: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”.
Mettiamo un punto. Ripartiamo dalla splendida piazza di oggi. Con la speranza che un pezzo del Pd si ribelli alla deriva neocentrista.
Giacomo Russo Spena

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Uno spunto per parlare della giornata di ieri, mi sembra che riassuma bene l'atmosfera, per far capire a chi, me compreso, non c'era. traspare la timida reazione di chi comincia a sentirsi tradito dal PD, e benalzato!, forza politica sempre più annacquata di bianco, sostegno inderogabile ad un governo tecnicamente destrorso. ora, aldilà delle valutazioni che già in parte abbiamo trattato sull'effettiva efficacia di uno sciopero generale di un solo sindacato, che poi alla fine ognuno dà i suoi numeri sulla partecipazione quindi hanno tutti ragione, resta l'importanza di una manifestazione nazionale fatta di venerdì, molto partecipata, dove si è fatta una scelta di campo precisa mettendo in testa al corteo i no-tav, e dove lo spunto di riflessione principale resta, come dice Spena, l'ipotesi di un nuovo soggetto politico che vada oltre ai partiti, una lista civica nazionale su beni comuni e vera equità sociale. strada percorribile? forse a chi era in corteo ieri può davvero sembrare una soluzione plausibile, forse potrebbe essere una via d'uscita democratica al neoimperialismo bancario. djordji

brunaccio ha detto...

Grazie per il post di aggiornamento.

Un nuovo soggetto politico sarebbe lodevole, ma per creare un soggetto politico non è sufficiente, anche se necessario, unire le lotte come in una sommatoria, ma trovare una sintesi ideologica unitaria e dunque avere una linea politica a 360 gradi.
Posto che la linea politica nasce dalle lotte e non le precede (e dunque sacrosante sono le lotte e la loro unione), in tempi in cui l'analisi di fase è diventata merce rara, credo che questo sia uno dei problemi maggiori.

Per capirci, un soggetto politico deve:
-essere in grado di avere nozioni di economia e prendere posizione sul debito
- avere una linea di alternativa di sistema
-avere una concezione della politica estera per stabilire posizioni e alleanze
-legarsi al mondo del lavoro (da quello fisso, ormai atipico, a quello precario, un tempo atipico e ormai tipico) e a quello del non lavoro
-avere un radicamento sul territorio e dunque avere presenza e organizzazione centrale e territoriale
-ultimo, ma non ultimo, avere soldi per tenere in piedi la macchina.

precari united ha detto...

in pratica la strada è ancora lunga e sbrecciata...djo