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giovedì 23 agosto 2012

“Ribellarsi per non suicidarsi”: intervista ad alcuni membri del nuovo comitato livornese disoccupati e precari

fonte: http://www.senzasoste.it
    
L’escalation di suicidi tra i disoccupati e i nuovi dati sull’occupazione impongono una riflessione seria e strutturata sull’attuale stato del mercato del lavoro e sul problema della mancanza di reddito per una sempre maggiore fetta di popolazione. Anche nella nostra città la questione del reddito e del lavoro si fa sempre più all’ordine del giorno. Livorno è la seconda provincia del centro-nord per numero di disoccupati tra i giovani e se a questi dati si sommano i cassaintegrati e le centinaia di persone che hanno di fatto rinunciato a cercare un impiego i numeri diventano impressionanti.
Dal punto di vista locale non si intravede nessuna politica seria per far fronte all’emergenza in atto. E le nuove politiche di austerity volute dal governo Monti non migliorano certo il quadro.Nella nostra città, però qualcosa fortunatamente inizia a muoversi. Da qualche mese un gruppo di disoccupati e precari si riunisce autonomamente all’interno dell’ex caserma occupata del Fante per cercare di intervenire sui temi del reddito e del lavoro. Abbiamo intervistato alcuni rappresentanti del comitato.
Il comitato disoccupati e precari livornesi si riunisce ogni giovedi alle 18 presso la ex caserma occupata di via Adriana. (red.)

Come è nato il comitato disoccupati e precari ? Da chi è composto principalmente?

Il comitato è nato circa due mesi fa all’interno dell’ex caserma occupata del fante, nello specifico durante le riunioni del comitato per il diritto all’abitare. Ci siamo resi conto che non bastava lottare per ottenere un alloggio dignitoso ma che il problema di fondo era il reddito. Tutte le persone che si presentavano all’assemblea erano accomunate dal fatto di aver perso il lavoro oppure dalla condizione di precarietà. Oltre alle famiglie del comitato sono presenti anche giovani e meno giovani che in qualche maniera sentono il bisogno di affrontare il problema collettivamente e “a testa alta”. Ripetiamo sempre che è sempre sbagliato rinchiudersi o addirittura vergognarsi della propria condizione, esistono dei responsabili ed è arrivato il momento di farsi sentire tutti insieme.
Il comitato è composto anche da migranti che, come si sa, spesso sono i primi a dover subire forme di sfruttamento molto forti.

Avete già organizzato delle proteste in città, quali sono i vostri obiettivi?

Per il momento abbiamo deciso di iniziare a fare emergere il problema pubblicamente. Crediamo che la questione disoccupazione non sia assolutamente affrontata in città. I sindacati considerano il disoccupato un elemento esterno alla società e poco “spendibile”. D’altro canto anche i partiti non ne parlano mai probabilmente perché sarebbero costretti ad dover ammettere le proprie responsabilità di fronte al disastro sociale in atto.
Ci sono alcune proposte dalle quali iniziare. La prima è una campagna sulla raccolta differenziata porta a porta. A Livorno si pensa alla costruzione di un nuovo inceneritore quando in Italia ci sono esperienze molto positive in fatto di alternative per lo smaltimento rifiuti. Un progetto di questo tipo porterebbe all’assunzione di decine di lavoratori (la cittadina di Capannori ha a disposizione 80 dipendenti per svolgere questo lavoro) e sicuramente porterebbe giovamento anche dal punto di vista ambientale. Inoltre è sbagliato pensare che si parli di assistenzialismo o di progetti costosi, anzi, la raccolta differenziata porta a porta potrebbe diventare anche un guadagno per la città. Ci sono numerose aziende che acquistano i rifiuti per trattarli e riusarli o rivenderli.
Altro progetto è quello di ottenere una struttura (magari abbandonata) dal comune per sviluppare una serie di progetti utili alla città e in grado di autofinanziarsi. A Livorno per esempio mancano strutture ricettive per i giovani nel centro cittadino. Stiamo pensando ad una struttura adibita al riciclo e al riutilizzo di alcune materiali considerati inutili (anche in questi senso il comune di Capannori ha dei progetti attivi). Oppure ad un centro che possa offrire dei servizi a prezzi popolari per i quartieri o per l’intera città. Ci sono innumerevoli possibilità di creare occupazione svolgendo dei servizi utili alla città basta avere la volontà politica di intervenire. Le competenze professionali ci sono, Tutti hanno avuto precedenti esperienze lavorative, dagli elettricisti ai muratori dai falegnami ai cuochi e ai camerieri.

Che tipo di risposte avete avuto fino ad ora? Pensate di poter ottenere qualcosa?

Per il momento nessuna, ma siamo solo all’inizio. Abbiamo avuto dei colloqui con alcuni assessori che si sono dichiarati interessati a seguire la questione. Stiamo preparando dei progetti concreti e precisi da poter presentare a breve. Dopo di che decideremo come muoversi. Purtroppo la nostra classe politica sembra parecchio impreparata e soprattutto troppo legata ad interessi particolari. Servirebbe la volontà politica di interrompere finalmente dei meccanismi che di fatto hanno portato alla situazione attuale. L’economia livornese si regge su innumerevoli speculazioni edilizie in cui sono sempre i soliti noti ad arricchirsi, su una gestione del pubblico votata agli interessi privati. E’ meglio lasciare un edificio pubblico al degrado per poi magari specularci sopra che restituirlo ai cittadini ,che sono i legittimi proprietari, per svolgere attività utili per la collettività. Non sarà facile ma ci stiamo preparando ad affrontare il problema da tutti i punti di vista, anche in maniera autonoma se dovesse servire.

Dal punto di vista politico come vi ponete sulla questione reddito di cittadinanza\ lavoro salariato?
E’ una questione annosa, Sicuramente siamo ben coscienti che la crisi attuale non è altro che il solito meccanismo per derubare i lavoratori e le lavoratrici e permettere livelli alti di profitto per i privati , come le grandi imprese e la finanza. Una battaglia per il reddito di cittadinanza è possibile e soprattutto necessaria. I soldi ci sarebbero , basta sapere dove andarli a prendere. E’ altrettanto vero però che abbiamo bisogno di portare avanti politiche che sappiano intervenire nell’immediato. Che sappiano difenderci dal mercato del lavoro e dallo sfruttamento da una parte, ma che ci permettano anche di poter ottenere un minimo di reddito (diretto o indiretto che sia) per poter sopravvivere.
Inoltre pensavamo di costruire, all’interno del comitato, dei meccanismo di mutuo-aiuto in caso di vertenze singole sui posti di lavoro. Dalla mancata riscossione dello stipendio (spesso al nero) al licenziamento o all’utilizzo di lavoro subordinato mascherato con i più disparati contratti precari.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

SONO BRUNACCIO.

Un abbraccio e un in bocca al lupo ai compagni di Livorno.
Ottima la risposta sul reddito di cittadinanza.

Anonimo ha detto...

..mi pare una buona idea anke la possibilità di creare occupazione svolgendo servizi utili alla città..speriamo che questo autunno porti anche dalle nostre parti qualkosa di buono...

massimino