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martedì 14 gennaio 2014

IL PROSSIMO ATTACCO SI CHIAMA TTIP. DI MARCO BERSANI.

Marco Bersani, dopo essere stato la mente del referendum sull'acqua, si è messo a studiare la finanziarizzazione dei territori e ha individuato nello snaturamento statutario della Cassa Depositi e Prestiti un punto di intervento per i movimenti.
Ma, parallelamente, è sempre attento alle leggi che liberalizzano i flussi finanziari e oggi ci presenta questo nuovo dispositivo che lascio illustrare all'articolo seguente.
Nota interessante: questo trattato è l'ulteriore dimostrazione dell'errore di chi non vede più la centralità degli USA nel controllo dell'economia europea, come se l'assoluto padrone dell'economia europea fosse la Germania.La Germania è un punto molto alto nella catena di comando -anche se gli USA attaccano anche la loro economia senza farsi troppi problemi- ma il gigante stelle e strisce resta il deus ex machina, e lo dimostra anche la struttura delle basi e dell'intervento NATO, sempre più fastidiosa anche sui nostri territori (vedi MUOS).
Parlo appositamente di USA, e non di multinazionali o agenzie finanziarie private, perchè questo trattato smentisce anche chi dice che ormai gli Stati non hanno un peso reale, mentre i veri meccanismi di comando sarebbero nella governance privata, e che dunque saremmo, a detta di costoro, in una fase successiva a quella dell'imperialismo (che, con qualche giochetto semantico, Negri e Hardt hanno chiamato fase dell'impero o imperiale).
Chiaro, lo Stato esprime gli interessi del Capitale -ma questo è stato sempre così sin dalla forma/stato con cui la borghesia conquista l'egemonia qualche secolo fa, con la differenza che oggi la lotta di classe dei padroni ha rotto ogni dispositivo di mediazione tipico dell'era delle socialdemocrazie-; tuttavia finchè il Capitale ha bisogno di decisioni politiche (come quella di cui parliamo) per poter muoversi, ha bisogno di eserciti per imporsi (quasi sempre attraverso il cavallo di Troia dei diritti umani di qualche 'perfido' Saddam o Gheddafi di turno), vuol dire che la politica e lo Stato (dove per Stato oggi intendo ovviamente anche i parlamenti di dispositivi sovrannazionali) hanno ancora un peso enorme, dimostrando come chi crede che l'imperialismo sia finito dovrebbe forse un po' ripensarci.

da http://www.senzasoste.it/rete/il-prossimo-attacco-alla-sovranita-dei-popoli-e-ai-beni-comuni-si-chiama-ttip
 
Il 13 feb­braio 2013, il pre­si­dente degli Stati Uniti, Barack Obama e i lea­der dell’Unione Euro­pea si sono impe­gnati ad avviare nego­ziati per un accordo tran­sa­tlan­tico per il libero com­mer­cio e la libertà degli inve­sti­menti (Ttip). Come sem­pre, i nego­ziati ven­gono tenuti segreti all’opinione pub­blica, men­tre vi sono diret­ta­mente coin­volti oltre 600 rap­pre­sen­tanti delle multinazionali.
Si tratta del ten­ta­tivo di costi­tuire la zona più grande di libero scam­bio sull’intero pia­neta, com­pren­dendo eco­no­mie che coprono il 60% del Pil mondiale.
L’accordo dovrebbe chiu­dersi entro il 2014 e rap­pre­senta il nuovo e ancor più mas­sic­cio attacco ai diritti sociali e del lavoro, ai beni comuni e alla demo­cra­zia, dopo i ten­ta­tivi già por­tati avanti con l’accordo mul­ti­la­te­rale sugli inve­sti­menti (Mai) negli anni ’90 e con la diret­tiva Bol­ke­stein nello scorso decen­nio, con­tro i quali si era costruita una for­tis­sima ed effi­cace mobi­li­ta­zione sociale.
«La più grossa bar­riera al com­mer­cio e agli inve­sti­menti non è il dazio pagato alle fron­tiere, ma sono le cosid­dette ‘bar­riere non tarif­fa­rie’», spiega la Com­mis­sione Euro­pea. E il nucleo dell’accordo sta infatti nel ren­dere «com­pa­ti­bili» le dif­fe­renti nor­ma­tive tra Usa e Ue che rego­lano i diversi set­tori dell’economia, natu­ral­mente all’unico scopo di ren­dere più libere le atti­vità delle imprese, per­met­tendo loro di poter muo­vere senza alcun vin­colo capi­tali, merci e lavoro in giro per il globo. Sarà così pos­si­bile per le aziende sta­tu­ni­tensi chie­dere il dra­stico abbas­sa­mento degli stan­dard euro­pei in mate­ria di diritti del lavoro o met­tere in sor­dina il «prin­ci­pio di pre­cau­zione», car­dine dell’Ue in mate­ria ambien­tale. Con­tem­po­ra­nea­mente, le aziende euro­pee pun­tano ad una modi­fica delle severe nor­ma­tive Usa sui medi­ci­nali, dispo­si­tivi medici e i test e su un allen­ta­mento del più stretto regime di rego­la­men­ta­zione finanziaria.
Usa e Ue vogliono in sostanza spac­ciare per «uscita dalla crisi» il nuovo ten­ta­tivo di rea­liz­zare l’utopia delle mul­ti­na­zio­nali, ovvero un mondo in cui diritti, beni comuni e demo­cra­zia siano con­si­de­rate null’altro che varia­bili dipen­denti dai profitti.
Con un’ulteriore minac­cia per la sovra­nità dei popoli: l’accordo infatti pre­vede la pos­si­bi­lità per le mul­ti­na­zio­nali di denun­ciare a loro nome presso una corte spe­ciale, com­po­sta da tre avvo­cati d’affari rispon­denti alle nor­ma­tive della Banca Mon­diale, un paese fir­ma­ta­rio, la cui poli­tica avrebbe un effetto restrit­tivo sulla loro vita­lità com­mer­ciale; poten­dolo san­zio­nare con pesan­tis­sime multe per avere, con la pro­pria legi­sla­zione, ridotto i pos­si­bili futuri pro­fitti della mul­ti­na­zio­nale denunciante.
Per fare un esem­pio con­creto, se il governo ita­liano dovesse appro­vare la legge d’iniziativa popo­lare del Forum ita­liano dei movi­menti per l’acqua, rico­no­scendo final­mente l’esito del voto refe­ren­da­rio del 2011, ad accordo vigente potrebbe tro­varsi san­zio­nato per aver impe­dito, con la ripub­bli­ciz­za­zione del ser­vi­zio idrico, futuri pro­fitti alle mul­ti­na­zio­nali del settore.
Siamo di fronte ad una vera e pro­pria guerra alla società, gio­cata con l’alibi della crisi e con il ten­ta­tivo di ren­dere strut­tu­rali le poli­ti­che di auste­rità, ridu­cendo il lavoro, i beni comuni, la natura e l’intera vita delle per­sone a fat­tori per la valo­riz­za­zione dei grandi capi­tali finanziari.
Così come facemmo con­tro il Mai e con­tro la Bol­ke­stein, occorre atti­vare al più pre­sto una forte mobi­li­ta­zione poli­tica e sociale su entrambe le sponde dell’Atlantico, per dire tutte e tutti assieme che è un’altra la via di uscita dalla crisi. E passa esat­ta­mente per l’abbandono di un modello che è con­tro la vita e il futuro.

Marco Bersani (Attac Italia)
10 gennaio 2014

1 commento:

Anonimo ha detto...

Fa sorridere che alcuni dichiarino la fine degli stati nazionali poi accusino Germania, Russia (impersonata da Putin), a volte Francia e Stati Uniti se capita.

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