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mercoledì 15 gennaio 2014

L'ATTO FINALE. CGIL-CISL-UIL PORTANO L'ITALIA VERSO IL FASCISMO SINDACALE

da http://www.senzasoste.it/nazionale/l-atto-finale-cgil-cisl-uil-riportano-l-italia-al-fascismo-sindacale
 
E così ci siamo arrivati. Dopo tutti i passaggi propedeutici, venerdì 10 gennaio 2014 è giunta la firma finale di Confindustria e Cgil-Cisl-Uil in calce al Testo Unico sulla Rappresentanza Sindacale. Un testo che recepisce quanto era già stato definito nelle linee guida degli accordi del 31 maggio 2013 e del 28 giugno 2011, ma che fissa le norme concrete che regoleranno in futuro la materia.
Come già più volte è stato detto e scritto da chi non ci sta ad accettare la dittatura della "triplice", la vergogna sta innanzitutto nel fatto che si ritenga normale che a scrivere le regole della rappresentanza sindacale in Italia non sia una legge dello Stato, valida per tutti i lavoratori e per tutte le organizzazioni, ma direttamente Cgil-Cisl-Uil insieme a Confindustria. Una scelta che appare palesemente antidemocratica e antipluralista, visto che è chiaro che se lasci scrivere le regole a soggetti che saranno poi parte in gioco, c'è il rischio che questi lo facciano inserendo norme con le quali si tutelano da ogni pericolo proveniente dalla "concorrenza" di altre organizzazioni sindacali. Ecco, questo pericolo oggi è realtà. Con tutto ciò che ne consegue, in particolare la blindatura totale e la segregazione della libertà sindacale da parte delle tre organizzazioni, che così facendo istituiscono un vero e proprio sistema sindacale totalitario, tipico di paesi non democratici. Come è noto infatti, se impedisci (o comunque limiti fortemente) la possibilità dei lavoratori di scegliere altre organizzazioni, metti in atto un corto circuito dove i sindacati concertativi possono tranquillamente "fare cartello" con accordi che sono impossibili da mettere in discussione.
Ma in cosa consiste questa limitazione in sostanza? Nel dire che per accedere alla possibilità di presentarsi alle elezioni dei delegati sindacali in un luogo di lavoro, cosa (come è evidente) minimamente democratica, qualsiasi sindacato che non sia Cgil-Cisl-Uil deve accettare in toto il Testo Unico redatto dalla triplice con Confindustria, comprese (ed è questo lo scandalo più grande) le limitazioni al diritto di sciopero, per le quali si prevedono sanzioni che, si affrettano a precisare, non sono per i singoli lavoratori ma per i sindacati e per i delegati (come se fosse meno grave). Ed è per questo attacco al diritto di sciopero che il quadro appare ancora più grave di un qualsiasi accordo in cui chi è più grande e forte scrive le regole anche per chi è più piccolo, perché, come loro ben sanno, se dici ad un sindacato che per partecipare deve accettare di non poter scioperare, è come dire (ad esempio) a un partito che deve a priori rinunciare ad una propria rivendicazione fondamentale. È per questo motivo che qui siamo ben oltre ogni logica di democrazia, perché c'è proprio un attacco al principio cardine del fare sindacato, con un messaggio chiaro alle altre organizzazioni: vogliamo impedirvi di fare conflitto. Se volete continuare a farlo, non avrete mai la possibilità di eleggere vostri rappresentanti.
Non stiamo qui a ripercorrere tutto il testo, visto che riprende in gran parte le linee guida del 31 maggio che possono essere lette qui e negli articoli che seguono, però invitiamo a leggerlo, per rendersi conto del livello di arroganza con cui Camusso-Bonanni-Angeletti scrivono i loro diktat tassativi. Alcuni passaggi fanno veramente rabbrividire, ma vogliamo citarne uno che invece fa più sorridere. "Il cambiamento di appartenenza sindacale da parte di un componente della Rsu ne determina la decadenza dalla carica e la sostituzione con il primo dei non eletti della lista di originaria appartenenza del sostituito." Si tratta in sostanza di quel "vincolo di mandato" che quando qualche mese fa fu proposto da Beppe Grillo fece indignare tutto quel mondo "demokrat" così vicino proprio a Cgil-Cisl-Uil. Cosa diranno adesso?

Pubblichiamo di seguito gli articoli sulla materia dei siti contropiano.org e controlacrisi.org, oltre alla posizione del sindacato di base Usb.
Redazione - 13 gennaio 2014

5 commenti:

Anonimo ha detto...

SONO BRUNACCIO. RIPORTO UN'INTERESSANTE DISCUSSIONE DA FACEBOOK

L'operato dei sindacati degli ultimi 15-20 anni è forse la causa principale della dissoluzione della coscienza di classe. I lavoratori necessitavano di una forte rappresentanza sindacale in presenza di governi liberisti. La sinistra man mano è scomparsa e doveva essere il sindacato l'ultimo baluardo di garanzia per le classi lavoratrici. Ma voti dati ad una sinistra fallita e la percezione di aver raggiunto un falso benessere economico hanno condotto i lavoratori verso un baratro che solo un'azione sindacale forte avrebbe potuto riportare su binari di conflitto. Ma la triade ha rinnegato la sua essenza diventando anzi propaggine di quei governi e la classe lavoratrice, già disgregata e disillusa , non ha più avuto appoggio. E i sindacati di base non hanno la possibilità di condurre la lotta stando così le cose.Tutto dovrebbe tornare nelle mani delle classi lavoratrici che, con un'azione forte, dovrebbero delegittimare queste rappresentanze e dare un appoggio così grande ai sindacati di base tanto da permettere che questi ricompattino la lotta insieme ai movimenti. Ma, allo stato attuale delle cose la ritengo un'utopia. Ormai i lavoratori mirano alla soddisfazione delle urgenze e hanno perso la visione d'insieme.

Claudia

Anonimo ha detto...

Claudia, il tuo commento mi ha colpito perché incrocia perfettamente in poche righe una serie di problemi fondanti della contemporaneità italiana: a) la sostanziale accettazione delle teorie monetariste della scuola di Chicago da parte della sinistra partitica e del sindacato b) l’imborghesimento delle classi operaie storiche di fronte ad un aumentato benessere; fenomeni che hanno portato alla fine della coscienza di classe c) la necessità dell’auto organizzazione dei segmenti più avanzati dei lavoratori nel sindacalismo di base; auto organizzazione che sappia fare da avanguardia, ipotesi che tu dici utopica. Beh, se c’è un punto in cui ho qualche riserva (o forse voglio averla, come si capirà leggendo) è nel tuo estremo pessimismo finale. In tutta questa retrocessione di cui tu parl giustamente, non possiamo non notare le grosse e talvolta vittoriose (vedi la Granarolo) lotte dei lavoratori della logistica, attraverso il sindacato di base dell’ADL, che peraltro hanno partecipato al corteo del 18 e del 19 ottobre e stanno tentando una saldatura con le lotte per casa e welfare. Poco, molto poco, messa così. Ma va tenuto conto di un dato: per come funziona il nostro sistema economico odierno, i lavoratori della logistica –e dunque della circolazione delle merci- sono la punta centrale della classe operaia italiana, come, in epoca di centralità produttiva, lo erano i metalmeccanici (e su questo tornerò presto nel prossimo post sulla classe ai tempi oderni). Se, anche solo a livello embrionale, le punte avanzate del lavoro salariato rifiutano la triplice e si inseriscono in un progetto di base e di integrazione delle lotte, possiamo non perdere tutte le speranze. Certo, è ancora poco, molto poco…ma per i tempi odierni, che sembrano fondati sul nulla, anche questo poco è un dato da rilevare con interesse. Grazie mille del contributo.

Brunaccio

Anonimo ha detto...


Lettera aperta della Rsa e degli iscritti Fiom di Pomigliano alle Rsu e Rsa della Cgil

Il nuovo accordo interconfederale sottoscritto da Cgil Cisl e Uil e Confindustria su rappresentanza e contrattazione del 10 Gennaio, definisce in modo negativo e inequivocabile il futuro delle relazioni sindacali in Italia, riproponendo in termini generali ed estendendo a tutti i lavoratori italiani lo schema dell’accordo Fiat di Pomigliano.

Rispetto a ciò non è possibile che una svolta cosi grave non solo non veda coinvolti i lavoratori interessati, ma neppure gli iscritti alle stesse organizzazioni sindacali firmatarie.

Per la Cgil ciò è ancora più grave vista la storia e la tradizione democratica della nostra organizzazione.

Venire a conoscenza dell’accordo attraverso i mezzi d’informazione rivela che il processo democratico di formazione delle decisioni è interrotto.

In questi anni la nostra battaglia, dopo la vicenda di Pomigliano e della Fiat, si è caratterizzata per la difesa del contratto nazionale contro le “deroghe”, per la difesa del ruolo contrattuale delle Rsu e delle Rsa in azienda, contro il sistema delle sanzioni e contro la logica dell'arbitrato per difendere la libertà dei lavoratori di scegliersi a quale organizzazione sindacale aderire e dalla quale farsi rappresentare, e per il diritto di poter votare gli accordi. Solo in questo modo, infatti, i lavoratori possono diventare protagonisti del loro futuro.

La sentenza del luglio scorso della Corte Costituzionale è stata esemplare da questo punto di vista, riconoscendo i diritti fondamentali dei lavoratori sanciti dalla Costituzione, nessun accordo sindacale può entrare in contrasto e rimettere in discussione surrettiziamente i principi costituzionali e le sentenze della Suprema Corte.

La stessa premessa del documento congressuale presentato dal Segretario della CGIL come primo firmatario sottolineava l’incostituzionalità dell’accordo separato FIAT, come sancito dalla sentenza della Corte Costituzionale, e sottolineava il valore della battaglia condotta dai delegati e dai lavoratori che combattendo contro discriminazioni e licenziamenti hanno riaffermato la dignità e il diritto di praticare i valori e i principi della CGIL.

Per questo, in nome dei valori e dei principi della CGIL, fondati sulla democrazia e la partecipazione, riteniamo sbagliato chiudere questa vicenda così importante solo con un voto “di fiducia” del Direttivo della Cgil nazionale e chiediamo all’organismo dirigente della Cgil di aprire una fase vera di discussione e decisione democratica sull’accordo del 10 gennaio, convocando direttivi e assemblee che coinvolgano almeno i lavoratori delle categorie interessate.

Chiediamo a tutte le RSU, le RSA e agli iscritti alla CGIL che condividono la nostra posizione, di sottoscrivere questo documento e di affiancarci in questa iniziativa. Più volte abbiamo invitato il Segretario Generale a Pomigliano e dato che fino ad oggi non abbiamo avuto nessun riscontro il giorno Venerdì 17, giorno in cui si svolgerà il comitato direttivo della CGIL , saremo presenti in delegazione per chiedere di avere un confronto.

Continueremo la nostra battaglia nel solco della difesa della democrazia nei luoghi di lavoro e soprattutto all’interno della nostra organizzazione, che ci ha contraddistinto negli ultimi anni e che ancora oggi ci vede protagonisti.

Per questo abbiamo pagato e stiamo pagando con l’estromissione dalla fabbrica e le continue ed odiose discriminazioni e non lasceremo che il nostro futuro sia determinato ora da decisioni che passano sulla nostra testa.


RSA E ISCRITTI FIOM FIAT POMIGLIANO


Francesca

Anonimo ha detto...

Bruno, il mio pessimismo vuole essere smentito. Non vorrei altro. Come dici tu si stanno organizzando forme altre di protesta che sembrano andare in parte verso l'idea auspicata. Macchie di leopardo che comunque speriamo si moltiplichino e si estendano in tutto il paese. Il gradino successivo sarebbe quello di una presa di coscienza anche da parte di altre categorie sociali che dovrebbero dar forza alle azioni messe in campo. Invece mi sembra che siano tutti soliloqui e che, peggio, all'interno delle stesse categorie non ci sia unitarietà di pensiero. Lotte random declinate secondo le varie correnti interne. E anche condotte da parte di "leader" in senso lato che vengono lasciati soli una volta risolta la minima parte della contingenza. Chi prende parte alle proteste si accontenta di ottenere il minimo sindacale. Non esiste al momento nessuna categoria disposta a rinunciare alle soluzioni proposte, sacrificando le briciole, per ottenere una vera vittoria. Le mediazioni al ribasso sembrano il filo conduttore. Personalmente io sono pessimista nella valutazione d'insieme ma assolutamente convinta che si debba continuare e continuare ancora nella speranza che lentamente qualcosa possa cambiare.

Claudia

Anonimo ha detto...

Diceva Lenin che vi è bisogno di un'organizzazione di avanguardia proprio perchè le lotte dei lavoratori senza di essa non possono che fermarsi al lato spicciolo rivendicativo (tradeunionista per usare un termine caro a quei tempi), e dunque non possono generare una saldature con altri lavoratori e segmenti sociali, smentendo l'idea del lavoratore collettivo cooperativo di Marx. Siamo davanti a lotte random e rivendicative? Random senza dubbio, spicciole e solitarie non direi dati i contenuti estremamente radicali delle giornate del 18 e del 19 ottobre, lontani dalla triplice vicino agli occupanti delle case, ai collettivi e ai centri sociali. Io credo che si debba mettere in campo grande impegno organizzativo e un cauto ottimismo, non fosse altro perchè le macerie degli ultimi 30 anni potevano lasciare il mondo del lavoro in condizioni peggiori, mentre, in ogni caso, abbiamo la classe operaia più importante per la fase capitalista odierna (la logistica) che è anche la più avanzata dal punto di vista delle lotte. E per partire proprio uno zero questo non è.

Brunaccio