Molto interessante l’intervista al compagno Sunca
Mi ha molto favorevolmente colpito, rispetto a come viene affrontata la questione in Italia, in particolare in due punti: l’uso del concetto di imperialismo riguardo gli USA, e il non usare l’aggettivo ‘fascista’ nel definire l’ISIS.
Sul primo punto: è verissimo che l’imperialismo in Medio Oriente sarà da ridefinire in quanto le forme-stato che noi conosciamo oggi saranno superate, ma il concetto di imperialismo per gli USA rimane nelle parole del compagno fermo e netto, a differenza che da noi in Occidente per cui l’imperialismo viene visto esserci anche ove non è (Russia ad esempio) oppure viene definito come storicamente superato, con tutte le lacune che in questo blog sono state evidenziate.
Sul secondo: in Italia, per le ragioni peculiari della nostra Storia, tendiamo a definire ogni fenomeno di violenza e aggressività come ‘fascismo’, con una suggestione letteraria affascinante, ma su cui stare molto attenti.A parte che la violenza dell’imperialismo occidentale non è stata mai minore di quella dell’ISIS, la genesi materiale e gli interessi che stavano dietro il fascismo sono totalmente diversi, del tutto diverso è il concetto di Stato che avevano i fascismi e l’essenziale laicità di questi, del tutto diversi sono le weltannshauung che lo hanno preceduto e determinato rispetto all'ISIS, e continuare con questo paragone ben poco materialista rischia di portarci ad errori analitici, visto che suggestioni emotive e analisi vanno poco d’accordo.
Leggo talvolta di Kobane come una nuova Stalingrado: tutto molto affascinante, ma si dimentica come Staingrado sia figlia del Patto Ribbentrop Molotov e dell'incremento vertiginoso dell'industria bellica sovietica da esso favorito, cosa che fa capire bene come la realtà materiale sia molto diversa dal Rojava,
Sulla sinistra e la riflessione sulle alternative all’intervento, il discorso è secondo me più semplice ma anche più complesso, di come la pone il compagno..
Lo scopo degli USA è la balcanizzazione della Siria e la caduta di Assad, non l’ISIS e men che meno la difesa del Rojava, e pensare di organizzare in breve tempo una pressione popolare sullo stile del Vietnam per fare cambiare idea allo Zio Sam è quantomeno utopico.
La cosa più ovvia sarebbe stata agire in convergenza col governo di Assad e coi suoi alleati, costringendoli magari, in cambio di un supporto contro l’ISIS, al riconoscimento dell’autonomia del Rojava e della sua Carta.
Ma l’imperialismo, che muove tutta la questione, rende purtroppo impraticabile qualsiasi soluzione di buon senso, visto che Assad è proprio l'obiettivo strategico su medi tempi degli USA, che, come qua documentato qualche giorno fa, attacca in maniera molto blanda l'ISIS e invece distrugge le raffinerie siriane per metterne in ginocchio l'economia.
Metto solo il link all'intervista, in quanto non riesco ad usare la funzione 'copia'.
da http://www.globalproject.info/it/mondi/kobane-socialismo-e-questione-dellintervento-la-miseria-della-sinistra-in-europa/17996
Mi ha molto favorevolmente colpito, rispetto a come viene affrontata la questione in Italia, in particolare in due punti: l’uso del concetto di imperialismo riguardo gli USA, e il non usare l’aggettivo ‘fascista’ nel definire l’ISIS.
Sul primo punto: è verissimo che l’imperialismo in Medio Oriente sarà da ridefinire in quanto le forme-stato che noi conosciamo oggi saranno superate, ma il concetto di imperialismo per gli USA rimane nelle parole del compagno fermo e netto, a differenza che da noi in Occidente per cui l’imperialismo viene visto esserci anche ove non è (Russia ad esempio) oppure viene definito come storicamente superato, con tutte le lacune che in questo blog sono state evidenziate.
Sul secondo: in Italia, per le ragioni peculiari della nostra Storia, tendiamo a definire ogni fenomeno di violenza e aggressività come ‘fascismo’, con una suggestione letteraria affascinante, ma su cui stare molto attenti.A parte che la violenza dell’imperialismo occidentale non è stata mai minore di quella dell’ISIS, la genesi materiale e gli interessi che stavano dietro il fascismo sono totalmente diversi, del tutto diverso è il concetto di Stato che avevano i fascismi e l’essenziale laicità di questi, del tutto diversi sono le weltannshauung che lo hanno preceduto e determinato rispetto all'ISIS, e continuare con questo paragone ben poco materialista rischia di portarci ad errori analitici, visto che suggestioni emotive e analisi vanno poco d’accordo.
Leggo talvolta di Kobane come una nuova Stalingrado: tutto molto affascinante, ma si dimentica come Staingrado sia figlia del Patto Ribbentrop Molotov e dell'incremento vertiginoso dell'industria bellica sovietica da esso favorito, cosa che fa capire bene come la realtà materiale sia molto diversa dal Rojava,
Sulla sinistra e la riflessione sulle alternative all’intervento, il discorso è secondo me più semplice ma anche più complesso, di come la pone il compagno..
Lo scopo degli USA è la balcanizzazione della Siria e la caduta di Assad, non l’ISIS e men che meno la difesa del Rojava, e pensare di organizzare in breve tempo una pressione popolare sullo stile del Vietnam per fare cambiare idea allo Zio Sam è quantomeno utopico.
La cosa più ovvia sarebbe stata agire in convergenza col governo di Assad e coi suoi alleati, costringendoli magari, in cambio di un supporto contro l’ISIS, al riconoscimento dell’autonomia del Rojava e della sua Carta.
Ma l’imperialismo, che muove tutta la questione, rende purtroppo impraticabile qualsiasi soluzione di buon senso, visto che Assad è proprio l'obiettivo strategico su medi tempi degli USA, che, come qua documentato qualche giorno fa, attacca in maniera molto blanda l'ISIS e invece distrugge le raffinerie siriane per metterne in ginocchio l'economia.
Metto solo il link all'intervista, in quanto non riesco ad usare la funzione 'copia'.
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