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sabato 25 agosto 2012

ETIOPIA. LA MORTE DI ZANAWI E LE INCOGNITE PER IL FUTURO.

da http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/8320/ di MAURIZIO MATTEUZZI
ETIOPIA - MONDO
Muore il presidente-dittatore Zanawi - il Corno d'Africa rischia l'instabilità
Aveva 57 anni. Marxista-leninista in gioventù, una volta al potere è stato un persecutore dei suoi avversari e un despota. Ma piaceva all'Occidente, e sotto di lui l'economia etiope è triplicata .
Se n'è andato all'improvviso uno dei tre moschettieri della «rinascita africana». Così almeno lo vedevano (e con ragione) Bill Clinton e Tony Blair. Il poderosissimo e controverso primo ministro dell'Etiopia, Meles Zenawi, al potere dal 17 anni, è morto lunedì in un ospedale «all'estero» per una non meglio precisata «infezione», secondo quanto annunciato dalla tv etiopica ieri. Aveva 57 anni. Al suo posto il parlamento di Addis Abeba e l'Eprdf (Ethiopian people's revolutionary democratic front), il partito-praticamente-unico di governo da lui creato nell'89 per lottare contro la dittatura «rossa» del colonnello Mengistu, ha per il momento designato Hailemariam Desalegn, vice-primo ministro e ministro degli esteri. Ma igiochi, all'interno del «Fronte» e di un paese etnicamente molto diviso, probabilmente non sono chiusi e resta da vedere chi e come riempirà il vuoto, lasciato da una delle nuove «star» africane, sia in Etiopia sia in un'area instabile ed esplosiva come il Corno d'Africa.
Zenawi da due mesi non appariva in pubblico e un mese fa la France Presse aveva raccolto voci (smentite dal governo) che davano il premier «in condizioni critiche» ricoverato «per problemi di stomaco» in un ospedale di Bruxelles (dove forse è morto lunedì).
Unanime il cordoglio e il giudizio dei leader occidentali. Nel '98 l'allora presidente Usa Bill Clinton etichettò Zenawi insieme al ruandese Paul Kagame e all'ugandese Yoweni Museweri come i «leader della rinascita africana» che, indipendentemente dal loro carattere dispotico e dittatoriale e dalle nequizie sui diritti umani e politici, l'Occidente doveva tenersi buoni e cari in quanto campioni della stabilità politica ed economica e alleati-chiave nella «guerra al terrorismo» e al fondamentalismo islamico (leggi al-Qaeda). Tutti e tre venivano da sinistra ma una volta al potere si erano ravveduti. L'Etiopia di Zenawi era stata la punta di lancia dell'attacco (Usa) alla Somalia delle Corti islamiche nel 2006 (uno dei pochi fallimenti riconosciuti a Zenawi che dovette battere in ritirata nel 2009: le Corti islamiche furono sloggiate da Mogadiscio ma al loro posto entrarono gli al-Shabaab ancor più estremisti, e gli etiopici ritornarono in Somalia, dove ancora si trovano, a fine 2011).
Come ricordavano ieri Amnesty e Human Rights Watch nel terreno delle libertà democratiche, dei diritti umani e politici, Zenawi è stato un vero disastro: elezioni ogni 5 anni ma truccate alla bulgara (una volta lui e il suo partito ebbero il 99% dei voti), oppositori ammazzati a centinaia («terroristi» legati a al Qaeda o all'arcinemico Eritrea), giornalisti incarcerati....
Ma «la rinascita africana», la stabilità politica, il business, il boom economico e le riforme illuminate (nuove scuole e università, più istruzione, diritti delle donne), la lotta alla povertà, l'alleanza nella «guerra al terrorismo islamico» (i droni Usa che colpiscono la Somalia stazionano in Etiopia), il ruolo di potenza regionale di Addis Abeba (essenziale anche nella secessione del Sud Sudan dal Sudan) hanno dei prezzi da pagare.
Con Zenawi in 15 anni l'economia etiopica è triplicata, la produzione agricola è raddoppiata. Le garanzie offerte al business hanno fatto affluire capitali e investimenti (soprattutto ma non solo da Usa e Gran Bretagna: ci sono l'onnivora Cina, del cui modello - partito unico più libertà di mercato - Zenawi era un entusiasta ammiratore; l'India, la Turchia). Il pil etiopico è crescito più del 7% l'anno negli ultimi 10 anni. Una (anch'essa controversa) politica sulla proprietà della terra, quel fenomeno nuovo e perverso conosciuto come «land grabbing», ha dato via libera all'agro-industria transnazionale.
Se Amnesty critica (e auspica che il nuovo premier...), l'Fmi plaude all'economia cresciuta più che in qualsiasi paese non petrolifero dell'Africa sub-sahariana. Eppure il reddito pro-capite resta intorno ai 3 dollari al giorno, e 25 degli 85 milioni di etiopici sono in condizioni di povertà estrema.
Zenawi era nato nel '55 a Adua, nel Tigray, nord dell'Etiopia, da padre etiopico e madre eritrea. Marx-leninista duro in gioventù, nel '74 aveva fondato il Tplf, Fronte popolare per la liberazione del Tigray, che insieme (allora) al Fple, il Fronte popolare per la liberazione dell'Eritrea di Isaias Afewerki, combatté il «terrore rosso» di Mengistu. Fuggito Mengistu nel '91 era entrato ad Addis Abeba e nel '95 dopo le prime elezioni (e da allora ogni 5 anni) era stato rieletto primo ministro. Poi il cambio di campo, la guerra sanguinosissima con l'Eritrea dal '98 al 2000 (conclusa con una pace instabile), l'attacco alla Somalia. Una corsa interrotta lunedì con la morte improvvisa.
Il ministro dell'informazione Simon ha voluto ieri «assicurare che la situazione è stabile e che tutto continuerà come deciso da Zenawi». Davvero? Dice Adekeye Adebajo, direttore del Centre for conflict resolution di Città del Capo: «Zenawi dominava le politica interna a un tale punto che il vuoto di potere provocato dalla sua scomparsa è certo. Improbabile che la sua successione sia indolore». E le incognite nell'intero Corno d'Africa aumentano.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

SONO BRUNACCIO.

La situazione in Etiopia è complessissima: per motivi miei conosco qualcosina di storia di questo Paese (con tradizione antica enorme: gli etiopi sono citati con deferenza da Omero, da Erodoto,dalla Bibbia in cui hanno un ruolo molto particolare di cui ora sarebbe lunga, e che ha avuto una civiltà enorme con il Regno di Axum, ha l'unico cristianesimo -uno dei più antichi- a tradizione ebraica oggi esistente, nonchè è secondo tradizione la terra dove Muhammad si riufgiò durante la lotta coi Quraysh),e la consoco un pochino soprattutto dall'800 dove si è scontrata con l'imperialismo 'straccione' italiano fino al genocidio fascista (un milione di morti, il governo etiope ha fatto richiesta di genocidio e di considerare Graziani criminale di guerra), e sarebbe lunghissimo entrarci ora, per mostrare dove lo sviluppo di un Paese feudale, cresciuto enormemente all'inizio e nel medio periodo dell'ultimo imperatore Haile Selassie sia stato ritardato dall'invasione fascista e poi bloccato dagli anni '60 non tanto per colpa dell'imperatore ormai molto vecchio (dopo oltre 40 anni di regno e altri precedenti di reggenza è difficile avere il senso della storia) quanto per le resistenze dell'aristocrazia e per l'impossibilità di dar vita agli Stati Uniti di Africa, come nel progetto panafricanista di Selassie stesso.
C'è stato il 'terore rosso' di Menghistu, una delle forme di 'socialismo' peggiori mai realizzate (anche per l'arretratezza di una nazione evidentemente senza le adeguate strutture industriali per il socialismo): la repressione dei Galla durante la grandissima carestia (sotto Mengistu ci fu la più grande carestia della storia etiope, quella del Live Aid, e pensare che Mengistu andò su proprio in forza di una precedente carestia)e il conflitto infinito con l'Eritrea (tra cui una guerra dei trent'anni) hanno lasciato un Paese martoriato.

Ma sarebbe lunghissimo parlarne a fondo.

L'articolo è interessante soprattutto perchè ci mostra come i Paesi africani siano uno dei maggiori terreni di scontro tra imperialismo occidentale e imperialismo Brics: per l'Etiopia ciò avviene, come dice l'articolo, per le colture agricole.

E ci mostra anche come, se si svende la propria terra a qualche padrone e non si distribuiscono i mezzi di produzione e le risorse, la crescita del Pil non voglia dire affatto aumento del benessere generale.

In queste condizioni dubito che, qualsiasi governo uscirà, la situazione cambierà molto rispetto a Zanawi.

Anonimo ha detto...

SEMPRE BRUNACCIO.

Ovviamente i quarant'anni di regno di Haile Selassie finiscono non nei '60 ma nel '73 -fu incoronato nel '30- quando fu arrestato, ma nei '60 erano già quaranta se si conta la reggenza per l'imperatrice Zewditu perchè malata per lungo tempo e i cinque anni in cui fu in esilio durante la dominazione fascista.